Europei U-21: fine dei giochi per l’Italia
Semifinale di cuore e di polmoni per gli Azzurrini di Di Biagio, ma qualche errore di troppo e la supremazia collaudata della Spagna sono una condanna per l’Italia, che esce tra applausi e qualche rimpianto
di Sergio Basilio
su Twitter @TagoSergio23
Una serata difficile, lo si sapeva fin da quando sul tabellone veniva scritto il nome della Spagna accanto a quello dell’Italia. Gli iberici sono da anni i migliori al mondo, soprattutto in Europa, e soprattutto l’Under-21, che da decenni ormai sforna così tanti talenti da non poterli mettere tutti in campo allo stesso momento.
L’Italia non era da meno, la migliore Under-21 di sempre si decantava a pochi giorni dall’esordio nel torneo polacco, e dopo l’ennesima, pesante lezione spagnola non ci sentiamo assolutamente di bocciarla, ma nemmeno di promuoverla. Non tutto è da buttare, ma si poteva e doveva fare di più, insomma.
La partita di ieri sera, che prima del calcio d’inizio aveva già avuto come sua prima finalista la Germania, vittoriosa sull’Inghilterra solo dopo i rigori (4-3) in una stupenda partita bloccata sul 2-2, era cominciata con la giusta grinta urlata fuori dal petto a fine dell’inno di Mameli e proseguita con la sfuriata dei primi 20’ sugli spagnoli che si tenevano sulla difensiva e cercavano di contenere un indemoniato Chiesa sulla fascia sinistra. Il genovese è risultato, almeno nel primo tempo, il migliore degli Azzurrini, penetrando più volte dalla parte sinistra insieme agli inserimenti di Bernardeschi, rinvigorito dal gol contro i tedeschi nella partita precedente, mentre si sentivano parecchio le assenze degli squalificati Conti e Berardi.
Ma con l’andare dei minuti la Spagna prendeva sempre più padronanza del campo, iniziando a scaldare i guantoni di Donnarumma ed era solo una questione di minuti prima che arrivasse, con un’azione perfetta, l’1-0 da parte degli iberici (54’) con uno degli uomini più temuti alla vigilia, quel Saúl così decisivo all’Atletico Madrid e con richieste di mercato da mezza Europa.
Con l’espulsione di Gagliardini qualche minuto dopo, sembrava già spenta la luce su una giovane Nazionale che avrebbe potuto dire molto di più in questo torneo; invece, come spesso avviene in questi strani casi di uno strano gioco chiamato calcio, la squadra di Di Biagio ha tirato fuori l’orgoglio, l’onore e la grinta da momenti decisivi, riuscendo a riprendere il risultato proprio con Bernardeschi (62’), che con un bel tiro (con deviazione decisiva di un avversario) si autoproclama trascinatore di questa Italia, grintosa e mai doma.
Ma la Spagna ha troppa classe, troppa organizzazione, troppo talento per poter sperare di arrivare ai supplementari: Deulofeu da una parte, Asensio dall’altra, Sandro al centro, tirano fuori giocate sublimi mentre i nostri sembrano aver già buttato anche l’ultima goccia di energia sul campo.
Il 2-1 ancora con Saúl, appena 3 minuti dopo il pareggio azzurro (65’), arriva come un sentenza sulla gara, ancora una volta con un Donnarumma non proprio sicuro sul tiro (inutile continuare a dire che i discorsi fatti attorno al ragazzo nell’ultimo mese non abbiano influito sul suo personalissimo Europeo), nel breve arriverà anche il 3-1 (74’) con la personale tripletta del giocatore dell’Atletico Madrid e scenderanno i titoli di coda sul match.
La finale sarà il meglio del calcio giovanile in questo momento: Spagna-Germania mentre l’Italia (un po’ come l’Inghilterra) torna a casa con qualche rimorso per quello che poteva essere ma che non è stato davanti a un avversario decisamente molto forte.
Cosa resterà di quest’avventura e cosa dobbiamo portarci dentro da poter coltivare per la Nazionale maggiore? Sicuramente giocatori come Rugani, Conti, Benassi, Bernardeschi e Berardi sono pronti per un salto di categoria; Chiesa, Pellegrini, Grassi, Calabria e Locatelli vanno fatti invece crescere e maturare nelle rispettive squadre giocando da titolari e facendo più esperienza possibile. Rimandato Petagna, che sicuramente ieri sera non avrebbe giocato senza l’assenza di Berardi. Discorso a parte va fatto per “Gigio” Donnarumma, che dovrà prendere delle decisioni mature per il proprio futuro e capire chi vuole diventare, ritrovare la serenità necessaria che serve per arrivare ai massimi livelli, senza dimenticare di essere un ragazzo di diciotto anni.