“Letterati editori” di Alberto Cadioli: quel dare e avere reciproco tra editoria e intellettuali
Il Saggiatore riporta in libreria un testo prezioso per lo studio dell’editoria e del rapporto ambivalente tra intelletto e mercato
di Alessandra Giannitelli
su Twitter @Alessandrag_83
Si raccomanda spesso di non giudicare un libro dalla sua copertina. Distinguere il contenitore dal contenuto è sacrosanto e necessario tanto quanto creare una sintonia tra i due, soprattutto in un ambito come quello librario, che ad ogni nuova pubblicazione si destreggia tra cultura e mercato. Nel caso di “Letterati editori” di Alberto Cadioli (il Saggiatore, 2017), però, la grafica di copertina colpisce subito l’occhio del lettore e aderisce perfettamente al fulcro della materia trattata: lo stretto rapporto e il reciproco apporto di innovazioni e approfondimenti che legano sin dagli esordi gli intellettuali e l’universo editoriale.
In copertina, il profilo di un uomo emerge dalle righe del testo del saggio stesso. Ecco allora che, non appena si inizia a seguire il discorso di Cadioli, quell’immagine inizia davvero a costruirsi attraverso le variegate immagini degli intellettuali che hanno firmato concezioni e svolte editoriali di cui possiamo, ancora oggi, riconoscere le conseguenze. Pubblicato per la prima volta nel 1995 sempre da “il Saggiatore”, “Letterati editori” si presenta in una veste solo apparentemente simile a quella della prima edizione: Cadioli parte da questa terza e recentissima edizione per andare poi a ritroso e sottoporre al lettore le introduzioni alla seconda (2003) e alla prima (1995).
Mentre nella seconda edizione l’autore aveva introdotto nuove osservazioni conservando però gli stessi testi, in questa terza ha aggiunto nuovi capitoli conservando la struttura della prima, aggiornando la bibliografia e lo stile dei capitoli che ha scelto di confermare, per arrivare a un testo finale che, pur derivando di fatto dai precedenti,
[…] non è più un libro collocato dentro il dibattito sul rapporto tra gli intellettuali (tra i quali i letterati) e il lavoro editoriale, che a quel dibattito guarda ricorrendo a esempi storicamente significativi, quanto piuttosto un libro che, attraverso quegli stessi esempi, vuole proporre di indagare l’attività editoriale di alcuni letterati, specificamente scrittori […].
Lo schema che accompagna queste riflessioni è quasi una matrioska di nomi, esperienze e tentativi editoriali.
Se nella prima parte – “Un’editoria di letterati” – vengono tirati in ballo letterati che sperimentano la strada editoriale dalle pagine di riviste da loro stessi create (da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini – che avvertono pesantemente il dissidio tra la necessità di un lavoro e le personali aspirazioni letterarie – ai protagonisti del periodico culturale e politico «La Voce» che tentano di allontanarsi dall’idea di cultura come merce; da Renato Serra e la sua distinzione tra testi di cultura e testi giornalistici alla fondazione della rivista «Solaria» e dell’omonima casa editrice da parte di Alberto Carocci e Alessandro Bonsanti, fino alla focalizzazione sul lettore messa in atto da Luigi Rusca attraverso la BUR), la seconda parte – “I letterati nell’editoria” – approfondisce l’apporto che intellettuali e scrittori del calibro di Elio Vittorini, Vittorio Sereni, Giacomo Debenedetti e Italo Calvino hanno dato all’editoria attraverso le loro esperienze di scrittura, di editing e di scouting, andando a plasmare identità editoriali prima inesistenti.
Si può dire che siano presenti tutti i nomi più considerevoli del panorama editoriale che arriva – con Calvino – ai primi anni ’80 del Novecento, anche se manca un approfondimento sostanziale di una figura cardine come quella di Piero Gobetti.
Gobetti in realtà è ben presente tra le pagine di “Letterati editori”, ma la sua è una presenza aleggiante: viene chiamato in causa nell’introduzione alla prima edizione (riportata da Cadioli), attraverso le sue parole sulla figura ideale di editore, ma nel resto del testo viene soltanto nominato e citato in alcuni capitoli, non gli viene data voce in modo diretto; non c’è un vero primo piano dedicato alla sua attività militante di intellettuale e di editore da ricollegare alle esperienze degli altri protagonisti dell’epoca.
Per il resto, però, si tratta di una seconda parte succulenta e degna di approfondimento, in quanto ogni capitolo è dedicato a un protagonista che viene al contempo analizzato individualmente – attraverso la propria esperienza formativa – e posto a confronto con gli altri protagonisti del periodo, alcuni dei quali verranno a loro volta approfonditi nei capitoli successivi.
Viene così a delinearsi il ritratto di un’editoria attenta al cambiamento del contesto sociale, politico e culturale e spesso Cadioli lascia la parola agli stessi intellettuali, creando così un processo per cui la realtà editoriale che verrà poi riassunta dall’autore a fine capitolo prende letteralmente vita nella mente del lettore, al quale sembrerà di essere presente agli scambi di opinione tra editori e scrittori, o aspiranti tali:
[…] le idee differenti sostenute nel lavoro editoriale da letterati con diversa fisionomia
hanno spesso formato porzioni di catalogo di case editrici che, in concorrenza tra loro,
hanno delineato e sviluppato un loro specifico spazio e una loro specifica identità, in quello
che potremmo chiamare […] «il campo editoriale»
Ci sarebbe da obiettare che a volte l’autore entra talmente a fondo nei particolari delle questioni editoriali – analizzando frammenti di carteggi, prefazioni o articoli – da rischiare di far perdere al lettore il filo del discorso sul focus del capitolo e che alcuni passaggi risultano un po’ lenti per via di concetti e aneddoti più volte ribaditi: spesso Cadioli fa due passi indietro prima di compierne uno in avanti e procedere con la sua analisi. Tuttavia, se questo metodo di lavoro crea una certa lentezza, riesce al contempo a far ritrovare quel filo che a volte scappa di mente per via dei dettagli con cui l’autore arricchisce ogni capitolo.
L’effetto finale è quello di riuscire a incuriosire a tal punto il lettore da tenerlo ancorato alle sue ricostruzioni storico-culturali con un vigore che somiglia a quello di un testo di narrativa, seminando in ogni pagina nuovi spunti di riflessione e potenti stimoli per un ulteriore approfondimento delle vicende citate.
Un testo prezioso, corale e difficile da chiudere.
Letterati editori
di Alberto Cadioli
ilSaggiatore, 2017
pp. 384, 21 €
Alberto Cadioli (Milano, 1952) è professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Filologia dei testi a stampa. Tra i suoi libri si ricordano La storia finta (il Saggiatore, 2001), Il silenzio della parola (Unicopli, 2002) e Le diverse pagine (il Saggiatore, 2012). Nel 2012 ha pubblicato (con Giovanni Biancardi) un’edizione critica di Dei Sepolcri di Ugo Foscolo.