Roger Federer: l’ottava meraviglia di una leggenda
Con una vittoria praticamente annunciata mesi prima Roger Federer stravince il torneo di Wimbledon alzando l’ambita coppa dei Championships per l’ottava volta e arrivando alla mostruosa cifra 19 Slam in carriera
Una volta fu il tennis, adesso si potrebbe benissimo chiamare in un altro modo, in un modo più intimo e personale che si avvicini al nome di Roger Federer. Inutile negarlo, siamo nell’era della leggenda, l’essere che cambia il modo di guardare (e giocare) quel tipo di sport: Michael Jordan lo fece nel basket divenendo più potente della lega stessa, Michael Schumacher fece lo stesso reinventando la Formula 1, così come Lionel Messi che ha modificato la velocità di gioco nel calcio.
Federer ha pianificato la vittoria di questo torneo come mai nulla prima, Wimbledon 2017 era già vinto mesi fa, quando la leggenda che vive una seconda giovinezza aveva deciso di rinunciare ai tornei della terra rossa per arrivare al meglio della forma in luglio, mese appunto in cui si svolge il più prestigioso dei quattro Slam. Non ci sarebbe stato destino avverso o fato che si sarebbe opposto al Re, e così è stato. Dire che ha giocato un torneo sontuoso sarebbe banale, dire che bene come adesso probabilmente non ha mai giocato sarebbe riduttivo, Federer (che è svizzero di nascita ma Wimbledoniano d’adozione) ha eseguito la propria sinfonia con precisione chirurgica fino all’ultimo atto. E non vale la regola di chi critica il fatto che per vari motivi Re Roger non ha incontrato nessun big sul cammino verso la coppa.
È stato, infatti, il torneo dei grandi esclusi: chi per un problema fisico, chi per sconfitte nette, surclassati da i giovani che avanzano o da qualche vecchietto che ha ancora qualche asso nella manica.
È il destino di Rafa Nadal che, nel match più bello del torneo, tenta in ogni modo possibile senza successo di riprendere il match in mano contro il lussemburghese Müller, risultato 3-6 6-4 6-3 6-4 13-15. Un incontro bellissimo, con uno scambio tra i due a colpi proibitissimi che è già storia, da far vedere e rivedere, una perfetta sintesi di atletica, umanità, resistenza fisica, colpi impossibili e classe, tanta classe, da quella buttata sul campo ad ogni colpo di racchetta per i palati fini sugli spalti, fino a quella mostrata con delicata e spontanea umanità di Nadal che, subito dopo aver perso l’incontro, si ferma a firmare centinaia di autografi tra il pubblico, un pubblico che non osannava tanto il vincitore del match, quanto chi li ha ubriacati di pregiatissimo tennis in questi anni, riconoscimento da campione vero.
L’altra grande eliminazione (non così tanto inaspettata) è quella del padrone di questo giardino verde, Andy Murray che ancora una volta butta via un torneo in un anno decisamente sottotono. Incontro lungo ed equilibrato con Sam Querrey, lo statunitense portava fin davanti la porta del padrone di casa le teste di sovrani sconfitti come il nostro Fabbiano, Basilashvili, il quotatissimo Tsonga e il sudafricano Anderson. Murray ha tenuto il filo sul primo set 6-3 e sul terzo 7-6, ma Querrey si è aggiudicato il secondo 6-4 il quarto e il quinto per 6-1 6-1.
Uscito il detentore dello scorso anno, tanta curiosità era riposta in Novak Djokovic, in ripresa rispetto all’inizio dell’anno, ma il serbo è stato costretto al ritiro contro Tomas Derdiych ai quarti di finale dopo il primo set perso 7-6.
E gli italiani? Fabio Fognini si ferma al terzo turno contro Murray, Bolelli al secondo con Tsonga, Seppi contro Anderson, Cecchinato con Nishikori al primo turno, Travaglia contro Rublev e Lorenzi al secondo turno con Donaldson.
Chi ha fatto un grande torneo all’ombra dei grandi attesi, sono Marin Čilić e Tomáš Berdych. Il primo approda ai quarti dopo aver faticato nella prima fase del torneo e superando nettamente al quarto turno lo spagnolo Bautista Agut, ai quarti si è trovato davanti il giustiziere di Nadal, Gilles Müller; partita interminabile tra i due che volge a favore del croato 3-6 7-6 7-5 5-7 6-1 e successivamente batte in semifinale l’americano Querrey in quattro set, regalandosi la prestigiosissima finale di Wimbledon con Federer dall’altra parte della rete. Il cecoslovacco invece dopo aver passato il quarto di finale con Djokovic per ritiro dello sloveno si ritrova davanti la leggenda vivente e viene superato in tre set netti.
La finale è una meravigliosa formalità, passerella per un Federer superiore dall’inizio alla fine, con Čilić che non entra mai in partita, sovrastato dalla classe dello svizzero, dalla caratura dell’avversario (intimidito quasi non volesse rovinare la favola attesa da tutti) e dagli applausi continui del pubblico di casa che ritrova dopo ben cinque anni Roger Federer a Wimbledon. 6-3 6-1 6-4 è un verdetto netto, la gioia per l’ottava volta in questo torneo è irrefrenabile, Re Roger nella storia del torneo e di questo sport, Re Roger a 36 anni (li compirà l’8 agosto) si prende il secondo Slam stagionale dopo gli Australian Open e il diciannovesimo in carriera, adesso deciderà cosa fare, a cosa partecipare senza nessuna fretta ne pressione addosso, la leggenda continua e noi,amanti di questo meraviglioso e nobile sport e bramosi di altre succulente emozioni di questo tipo, speriamo continui ancora per molto tempo, perché ciò che sa regalare con la racchetta Roger Federer lo può continuare a regalare solo Roger Federer.