Zoo italiani: animali tra sporcizia e sofferenza
Un dossier, nato dalla collaborazione tra Lav e Born Free Foundation, indaga sull’applicazione della normativa Europea negli zoo italiani e denuncia una situazione inquietante: scarsissimi livelli di igiene, poca sicurezza e animali in sofferenza
È dal rapporto “Indagine sui giardini zoologici dei Paesi dell’UE – 2016. Il caso Italia”, condotto dalle associazioni Lav e Born Free Fundation in 11 zoo italiani, che emergono dati sconcertanti sulle cattive condizioni di vita in cui sono costretti gli animali ospitati in molte strutture del nostro Paese.
Il dossier, che indaga sull’efficacia dell’applicazione e dell’attuazione della Direttiva 1999/22/CE e Decreto Legislativo 21 Marzo 2005 n. 73, in tema di custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici, ha rilevato delle forti criticità.
Le organizzazioni animaliste Lav e Born Free Fundation denunciano “un panorama di strutture i cui scopi principali non sembrano essere rivolti alla conservazione delle specie, all’educazione del pubblico e nemmeno, purtroppo, a garantire agli animali condizioni di vita adeguate alle esigenze etologiche, ma prevalentemente esibire gli animali a scopo commerciale”.
Le indagini, avvenute nel corso dell’estate 2015, nelle undici strutture italiane Aquarium Reptilarium Jesolo, Zoo di Napoli, Fasanolandia e Zoosafari di Fasano, Parco delle Star, Zoo/Safari Park d’Abruzzo, Safari Park di Pombia, Zoo di Poppi, Zoo di Murazzano e i delfinari Oltremare e Zoomarine, evidenziano gravi inadempienze, criticità strutturali, scarsità di igiene e sofferenza da parte degli animali.
Secondo la Lega Anti Vivisezione “Solo 2 delle 11 strutture visitate avevano ottenuto la licenza di giardino zoologico, e il 33% di quelle che ne avevano presentato richiesta erano ancora in corso di valutazione e, ciononostante, erano aperte al pubblico, implicando l’impossibilità di garantire il rispetto della legge, con conseguenti potenziali rischi sia per gli animali che per le persone. Nell’8% dei recinti esaminati, i livelli di igiene sono risultati scarsissimi e presentavano accumuli di escrementi che indicavano pulizia rara o inefficiente. Molti animali sembravano in cattive condizioni di salute: alcuni erano apparentemente affetti da patologie cutanee, mentre altri manifestavano segni di obesità o malnutrizione. Assenti, poi, nel 30% dei casi esaminati, attrezzature idonee, arredi o altri arricchimenti ambientali adatti alle esigenze fisiche e comportamentali delle specie ospitate. In molti casi, gli animali non avevano l’opportunità di sottrarsi alla vista del pubblico, appartarsi o allontanarsi dai compagni di gabbia o ripararsi da temperature e fattori ambientali sfavorevoli”.
Daniel Turner, direttore associato per il Turismo e Affari Ue di Born Free Foundation, ha affermato: “I risultati sono inaccettabili, soprattutto perché l’introduzione della normativa europea e nazionale sugli Zoo risale a più di quindici anni fa”.
Le strutture, dunque, sono inadeguate a garantire il buon stato di salute degli animali che vivono in recinti di ridotte dimensioni e con bassissimi livelli di igiene e, soprattutto, dai dati del rapporto emerge che, nel 50% dei luoghi esaminati, gli animali sono impiegati in spettacoli in cui sono costretti ad assumere comportamenti innaturali, ridicolizzati e incitati dal pubblico.
Ebbene il decreto legislativo 73 del 2005, attuativo della Direttiva Europea, sembra essere totalmente disatteso e inapplicato. Nello specifico la normativa detta dei principi base importanti per la tutela delle specie che vivono nei giardini zoologici. Le strutture che vogliono detenere animali per mostrarli al pubblico devono, infatti, garantire la conservazione delle specie a rischio, educare e fare ricerca e assicurare e rispettare le caratteristiche etologiche delle specie.
Gli animali vanno, dunque, rispettati perché esseri viventi e tutelati in base alle caratteristiche di ogni specie. Indimenticabili le immagini di un video di quest’estate che mostra gli orsi polari stremati dal caldo nello Zoo di Fasano in Puglia e che evidenziano, in tutta la crudeltà, come troppo spesso sono costretti a vivere questi animali. Il video è disponibile qui.
Gaia Angelini, responsabile Lav Area Animali esotici, ha dichiarato: “Le conclusioni del rapporto evidenziano, purtroppo, una situazione estremamente precaria delle strutture zoologiche del nostro Paese esaminate, resa ancor più problematica dal numero estremamente limitato di ispezioni pubbliche negli zoo, spesso condotte in modo incoerente e inefficace, anche se è emerso un miglioramento rispetto ai dati che si riferiscono alle ispezioni nel 2011. La maggior parte degli zoo visitati, compresi quelli dotati di licenza, presentavano criticità rispetto ai requisiti richiesti ai giardini zoologici dalla normativa, ma in alcuni casi le ispezioni effettuate hanno portato all’apertura di inchieste e all’applicazione di sanzioni per inadempimenti ai requisiti di legge”.