Della Sicilia et altre maraviglie politiche
A meno di due mesi dalle elezioni in Sicilia finalmente gli elettori sono a conoscenza dei nomi che si contenderanno la guida della bella isola. Vecchi e nuovi volti hanno rallegrato la torrida estate ma gli stessi siciliani non hanno ben inteso se il voto del prossimo 5 novembre avrà rilevanza nazionale o no
Chi di social network se ne intende e ama seguire le peripezie dei leader politici anche su Instagram certamente non avrà potuto non vedere le mille foto del candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri in compagnia di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. I tre hanno trascorso un’intera estate attraversando la Sicilia, dilettandosi in attività variegate – dal caricare cassette di pesche al visitare la Valle dei Templi – e incontrando i cittadini prossimi elettori.
Il fedele fotografo ha immortalato momenti propri di gente comune e ha reso tutti partecipi di una lunga e strisciante, ma non troppo rumorosa, campagna elettorale. Sebbene per taluni questa strategia è risultata ridondante (si consiglia la visione), occorre riconoscere ai Cinque Stelle il merito di aver individuato un candidato (Cancelleri è stato scelto con votazioni online cui hanno preso parte 4 mila votanti dei 4,6 milioni di elettori), di averlo incoronato i primi giorni di luglio e di aver costruito una solida campagna con anche il supporto dello staff romano. “In Sicilia non sono ammessi errori” è stato il mantra degli ultimi mesi, ma, come per la vicenda Cassimatis a Genova, anche questa volta grane giudiziarie muovono la quiete apparente del Movimento.
Il giudice del Tribunale di Palermo che ha accolto in via cautelare il ricorso presentato da Mauro Giulivi, candidato escluso dalle regionarie online per via di una mancata firma ad un documento definito quel codice etico. Con questo provvedimento l’elezione di Cancelleri è di fatto sospesa, la causa è rinviato al 18 settembre per l’integrazione del contraddittorio.
Nelle motivazioni il giudice scrive che non risulta che “detta adesione dovesse intervenire prima della candidatura proposta on line, e al contrario risulta che nella precedente procedura per le comunarie detta adesione è stata richiesta solo all’esito delle primarie”. Tempestiva la reazione del M5S che, per voce di Di Maio e con post sul blog di Beppe Grillo, rassicura gli elettori che la corsa di Cancelleri non subirà alcuna battuta d’arresto, conferma gli impegni previsti per il pomeriggio e il rispetto delle decisioni del giudice.
A sfidare Cancelleri per il centrodestra è Nello Musumeci, nome ai più niente affatto nuovo. Il leader del movimento civico “Diventerà bellissima”, omaggio ed auspicio alla Sicilia del giudice Borsellino, è alla sua terza corsa elettorale per lo scranno più alto di Palazzo d’Orleans.
Inizia a far politica a 15 anni nelle file del Movimento Sociale Italiano, poi Alleanza Nazionale della quale diventa rappresentante al Parlamento Europeo, successivamente fonda il suo movimento con il quale si presenta alle precedenti due elezioni regionali in opposizione proprio a chi ora, invece, lo sostiene.
Le sue evidenti radici nella destra estrema hanno fatto gola a Giorgia Meloni (FdI) prima e a Matteo Salvini (Lega) poi, solo dieci giorni fa è arrivato il sostegno di Silvio Berlusconi che da più parti reclama la necessità di un centrodestra unico e moderato. Dei candidati principali, Musumeci è il volto meno “nuovo” della politica siciliana, ma pur soffiando venti contrari alle minestre riscaldate, occorre ricordare l’inaspettata vittoria del centrodestra alle amministrative di giugno.
E a sinistra? Come nella migliore delle tradizioni, i partiti di sinistra non sono riusciti a convergere su un solo candidato. Particolarmente fermi sulle proprie posizioni troviamo Partito Democratico e Articolo 1 – Mdp che di fatto, a pochi mesi della vincente unione per il sostegno al candidato Leoluca Orlando alle amministrative di Palermo, presentano due distinti nomi: Fabrizio Micari e Claudio Fava.
Il primo è il rettore dell’Università di Palermo alla sua prima uscita politica; il secondo è vice presidente della Commissione Parlamentare antimafia il quale ha recentemente aderito ad Articolo 1 – Mdp. Pomo della discordia delle fallite trattive è il sostegno, nonché coalizione, di Angelino Alfano (AP) al professor Micari.
Con fare deciso Pier Luigi Bersani avrebbe indicato a Lorenzo Guerini all’uscita del Transatlantico l’errore della coalizione con gli alfaniani e in diretta tv ha rimarcato come i fatti siciliani si stessero decidendo a Roma, chiaro riferimento alla tenuta del Governo. Dopo giorni tesi, infatti, tra alfaniani di destra e alfaniani di sinistra, Alternativa Popolare si è schierata a sinistra determinando la chiusura con Mdp e la mancata apertura di Fava ad un ticket con Micari, come richiesto anche da Giuliano Pisapia (Campo Progressista) il quale ha deciso di esporre il suo partito solo a livello nazionale.
Alfano pochi giorni fa in quel di Sicilia ha comunicato che in caso di vittoria il vice di Micari sarà il suo eurodeputato Giovanni La Via, ruolo senza subbio di primordine, ma diversamente non sarebbe potuto essere: Alfano gode di un ottimo e solido bacino di voti nella sua Regione e, non si dimentichi, che è ripreso in Aula alla Camera l’iter per la nuova legge elettorale.
Le motivazioni, pur vere o no che siano, lasciano in bocca all’elettore di sinistra, quello che ha superato il senso di inappetenza, uno strano senso di insoddisfazione. Il segretario del PD Matteo Renzi, all’indomani del rifiuto a candidarsi del presidente del Senato Pietro Grasso, ha deciso di puntare tutto su un candidato nuovo riuscendo a far fare un passo indietro al Governatore uscente Rosario Crocetta la cui popolarità è ai minimi storici complice, oltre ai continui rimpasti di giunta e attività a singhiozzo in Regione, lo scandalo sui fondi alle persone affette da disabilità portato alla ribalta dei media nazionali.
- In una recente intervista alla domanda del perché non si fosse ancora arreso ha risposto che il suo ricandidarsi “è un atto d’amore verso la Sicilia, dove Crocetta e il Partito democratico hanno lasciato solo macerie. Io voglio rappresentare la buona politica e la mia terra ha bisogno di questo”.
Sondaggi. L’Istituto Demopolis ha condotto un sondaggio per il quotidiano La Sicilia sulle intenzioni di voto a 60 giorni dalle urne nel quale è emerso un netto vantaggio dei candidati Giancarlo Cancelleri (M5S) con il 35% delle preferenze, dietro di un punto Nello Musumeci (centrodestra) con il 34%. Seguono Fabrizio Micari (centrosinistra) con il 22% e Claudio Fava (Art.1 Mdp) con il 6%. Per il direttore Demopolis Pietro Vento si tratta di una fotografia destinata a mutare in modo significativo considerando i due mesi di campagna elettorale, l’elevata astensione e l’estrema mobilità del voto dei siciliani nelle ultime tornate elettorali.
Esiste o no una rilevanza nazionale per queste elezioni? Sia il M5S sia il centrodestra slegando le questioni regionali da quelle dei palazzi romani sembrerebbero puntare moltissimo su questa tornata elettorale, una sorta di apripista per le prossime politiche. Matteo Renzi, invece, più volte ha ribadito che “La Sicilia non è una cavia e le elezioni regionali non sono uno stress-test”. Gli avversari ritengono che queste parole siano dettate dal latente timore di perdere e, quindi, perché farne un caso nazionale?
Eppure la coalizione appena stretta qualche legame con le Camere la ha. E se vincesse il M5S? Si tratterebbe della prima vera sfida politica del Movimento in una terra difficile, ma affascinante, una sorta di prova “Roma bis”. I più tra i cittadini vorrebbero evitare un “Raggi bis”, voci complottiste, invece, rivelano che i più tra i politici si auspica un “Raggi bis”. E se a vincere fosse l’astensione?