“Enjoy”, a Roma una mostra all’insegna dell’arte dell’incontro
Roma, Chiostro del Bramante. Fino al 25 febbraio 2018 “Enjoy. L’arte incontra il divertimento”, a cura di Danilo Eccher: non una pura e semplice esposizione ma l’esaltazione dell’incontro, con l’arte, con se stessi, con una dimensione ludica e pura, spesse volte sommersa, spesse volte dimenticata
Trovarsi, imbattersi, avere un’occasione di conoscenza: sono molte le accezioni di incontro, termine scelto con cura e usato nel sottotitolo della mostra “Enjoy. L’arte incontra il divertimento“, esposizione aperta al Chiostro del Bramante fino al prossimo 25 febbraio.
Dopo il grande successo di “Love. L’arte contemporanea incontra l’amore” (di cui parlammo su Ghigliottina proprio un anno fa), un’altra mostra che mira indubbiamente ad avvicinare il pubblico all’arte contemporanea spesso non compresa, travisata, addirittura ritenuta non degna di essere chiamata tale.
Certo, de gustibus non disputandum est, ma in fin dei conti, prima di potersi esprimere, occorre abbassare le difese, mettersi nella giusta predisposizione d’animo e liberarsi di sovrastrutture e pregiudizi. Il modo migliore per farlo? Semplice, il gioco e il divertimento.
Per essere pronti ad affrontare un viaggio bisogna avere la giusta attrezzatura: prima di partire in questo caso, si ha la possibilità di scegliere l’audioguida che più si addice alla propria personalità e alla percezione che si ha di sé.
Si può decidere di andare alla scoperta delle poetiche e dei linguaggi degli artisti ritenendo di essere nell’età “della pozzanghera”, “della disobbedienza”, “della serietà apparente” oppure “della saggezza”: si potrà essere quindi guidati da un ragazzo esuberante oppure da una nonna che, nonostante sia presa dai ricordi di una vita, non rinuncia a divertirsi e a ritagliarsi del tempo per sé.
La curiosità prende il sopravvento e spinge il visitatore di sala in sala, di luogo in luogo, ognuno dei quali è interamente dedicato alle opere di protagonisti e visionari dell’arte del ‘900 e contemporanea, tutti accomunati da un sottile filo rosso, come evidenziato chiaramente sul sito del Chiostro: portare altrove attraverso il ludum, la voglia di lasciarsi andare a un’esperienza non fine a se stessa, ma che trascina continuamente dentro di sé e fuori da sé, nella dimensione costruita ad hoc dall’artista di turno.
Dalle ricerche sul dinamismo e le opere in libertà di Alexander Calder all’installazione labirintica e fondata sulle illusioni ottiche di Leandro Erlich, dall’invito all’ozio e al prendersi cura di se stessi, riposandosi magari su un’amaca, di Ernesto Neto, alla risata prolungata e senza tempo che riecheggia per le scale di Gino De Dominicis, fino alla meravigliosa scultura fatta per metà di aria di Martin Creed, ossia una stanza piena di palloncini rossi, nella quale è impossibile non ritornare bambini.
Il fanciullino pascoliano che è in noi riemerge prepotentemente, dando sfogo al senso della meraviglia, dello stupore, ma anche stimolando la riflessione e, perché no, l’approfondimento. L’essere coinvolti in prima persona spezza la routine della riproducibilità tecnica, realizzando degli unicum artistici, irripetibili, perché ognuno interagisce a suo modo con le realizzazioni artistiche messe a disposizione in ognuno degli spazi, che acquistano, d’altronde, un significato intrinseco.
Il Chiostro del Bramante è dunque riuscito non solo nel far incontrare l’arte e il divertimento o l’arte e l’amore, ma ha raggiunto il suo risultato maggiore e più grande grazie all’arte dell’incontro, con se stessi e con ciò che è al di fuori da sé, nell’ebbrezza della libertà di scegliere, sempre e comunque, se il gioco è piaciuto o meno. D’altronde, l’importante è partecipare, quindi Enjoy!