La vita si plasma in viaggio controvento
Ogni viaggio è una spedizione pionieristica alla scoperta di sé, dice Federico Pace nella raccolta “Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita”. Uscire dalla rassicurante quotidianità del proprio sé e delle proprie abitudini è il modo migliore per ritrovarsi
“Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita“ di Federico Pace è una raccolta di racconti biografici di importanti personaggi della cultura e dell’arte, uomini e donne dai nomi indelebili nell’immaginario collettivo, che per ragioni diverse hanno intrapreso un viaggio che ne ha cambiato per sempre l’esistenza.
Il bisogno di sentirsi vivi, di provare qualcosa a sé stessi, di arrivare fino ai confini del proprio mondo interiore è il comune denominatore esistenziale di queste storie. Per conoscersi daccapo bisogna permettersi di lasciarsi alle spalle l’abitudine di come ci percepiamo e la convinzione di come pensiamo che debba essere il nostro stare al mondo.
Controvento diventa un manifesto del viaggio inteso come maieutica del sé, come svelamento di parti sepolte di noi che soltanto nel confronto con qualcosa di più grande, di sconosciuto, di altro possono emergere.
Il viaggio proposto da Pace per scardinare parti di noi dormienti, in ombra o troppo ben mimetizzate nella comfort zone del quotidiano per arrivare alla nostra coscienza è un viaggio in senso metafisico. Non conta quanto lontano si vada. Non conta l’esoticità della meta o il movimento fisico, ma è importante lo spostamento interiore, quello scarto di prospettiva che permette una nuova messa a fuoco di sé.
Il viaggio spesso è inteso, oltre che come scoperta, come fuga. Già Seneca nelle Lettere a Lucilio metteva in guardia da questa visione meccanicistica che vuole nel cambiamento di scenario un cambiamento nel sentire, sostenendo la necessità di cambiare d’animo, e non di cielo.
Il mito del viaggio come fuga si infrange sull’impossibilità che le condizioni esterne possano, di per sé, cambiare il proprio paesaggio interiore. Come un fattore deterministico. Le condizioni esterne possono produrre il cambiamento solo se siamo disposti a confrontarci con lo spaesamento del nuovo, per creare lo spiraglio dal quale riuscire a intravedere altre parti di noi.
“La partenza è una battaglia silenziosa, improponibile, tra sé e quel che c’è di sconosciuto”.
In Controvento mettersi in cammino è un meccanismo di trasformazione. Se proprio lo si vuole vedere come una fuga è una fuga verso sé stessi, verso quello che percepiamo esserci sotto la superficie apparentemente immutabile di quella costruzione che chiamiamo Io. Il viaggio come “cedimento della fortezza del tempo immobile”.
Il grilletto che innesca il movimento è di tutti i tipi. La fine di un amore. L’offerta di un lavoro quasi incredibile come quello di costruire una città nel deserto. La fuga dall’ideologia di morte del nazismo. Il desiderio di dare l’ultimo saluto alla propria madre che muore. Il bisogno di fare visita al pittore-maestro leggendario. L’inizio di un’amicizia.
Qualsiasi mezzo vale. La nave per Anna Maria Ortese e Albert Einstein. Lunghe camminate per Erik Satie e Vincent Van Gogh. L’automobile per Joni Mitchell e Keith Jarrett. Il treno per Dmitrij Šostakovič e Frida Kahlo, che diventa Transiberiana per David Bowie.
Federico Pace ci porta a specchiarci in questi frammenti di vite avventurose di uomini e donne fuori dall’ordinario. Ci porta nel cuore della scena e con essenzialità ci fa assistere al dischiudersi del nuovo “quando si chiude la porta della stanza dei giorni quotidiani e si va oltre l’incanto di un tempo immutabile, oltre la promessa beffarda che la vita può attendere ancora a lungo”.
Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita
di Federico Pace
Einaudi – Collana Super ET. Opera viva
2017, pp. 172