Henri Cartier-Bresson a Palermo: raccontare la realtà con occhi diversi
Gli scatti del grande maestro francese Henri Cartier-Bresson alla GAM di Palermo fino al 25 febbraio 2018: un nuovo appuntamento con la grande fotografia che contribuisce alla fioritura culturale che il capoluogo siciliano sta vivendo negli ultimi anni
“L’importante è dove è avvenuto l’atto d’amore con cui sei stato concepito, non dove il caso ti ha fatto atterrare, quindi sono siciliano come te”. Con queste parole Henri Cartier-Bresson cercava di spiegare al suo grande amico di una vita, Ferdinando Scianna, che nel proprio sangue scorreva una piccola parte di Sicilia, essendo stato concepito in viaggio di nozze verso Palermo.
E allora poteva essere solo una questione di tempo prima che le sue opere, famose in tutto il mondo, arrivassero nella città siciliana a lui tanto cara. Una città, Palermo, che sta vivendo una vera e propria rinascita culturale con mostre ed eventi che le hanno permesso di guadagnare il titolo di Capitale della Cultura 2018.
La mostra sull’artista francese si trova all’interno della Galleria d’Arte Moderna (GAM) ed è il secondo di tre appuntamenti con i grandi maestri della fotografia: Steve McCurry lo scorso anno, Henri Cartier-Bresson fino al 21 febbraio 2018 e Ferdinando Scianna nel 2019, per una trilogia nobilissima ed autorevole del mondo dell’immagine fotografica.
L’esposizione conta centoquaranta (140) scatti, disposti in sette reparti suddivisi per categorie: Le icone, USA e Messico, Mondo, Europa, l’istante decisivo, Asia e Francia.
La bellezza assoluta e disarmante delle fotografie di Cartier-Bresson porta il visitatore a un’elaborazione del pensiero fotografico ed artistico dell’autore; l’indagine della realtà, l’interscambio tra pittura e fotografia, raccontare la realtà con occhi diversi.
Tutti elementi presenti all’interno degli scatti esposti e che si riassumono nella foto simbolo del francese per cui divenne famoso in tutto il mondo: Gare Saint-Lazare, l’ignaro danzatore improvvisato, dietro un angolo della stazione di Parigi dove una persona, ripresa nel momento del salto su una pozzanghera d’acqua, ripropone involontariamente la posa di un ballerino in una locandina su un muro dietro di lui.
Particolare di cui l’autore si accorse solo dopo averla sviluppata e divenne da subito il suo scatto preferito, tanto che in fase di sviluppo ritagliò la foto in modo che non avesse il classico bordino nero che incorniciava tutte le sue opere (come fosse un suo marchio di fabbrica, la sua firma) per darle un senso di unicità ed elevarla a icona, appunto, come è spiegato nella prima sala della mostra in cui si imbatterà il visitatore.
Le foto di Henri Cartier-Bresson espimono il concetto dell’essere fotografo, quale deve essere l’idea per fare questo mestiere, mostrando tutti i grandi viaggi che ha fatto nel corso del ‘900 con al collo la sua fedelissima Leica. I suoi scatti non chiacchierano mai, non danno risposte anzi pongono quesiti con cui lo spettatore elabora delle idee, ed ogni soggetto diverso elaborerà delle idee diverse, ma non per questo sbagliate.
Sono foto in cui si evince lo stato d’animo dell’autore, bisognoso di scattare come fosse una sorta di apice, un momento di gioia fisica come affermava egli stesso: “Sono un fascio di nervi in attesa del momento, e questo monta e poi esplode, è una gioia fisica, una danza, l’unione di tempo e spazio,si ! come la conclusione dell’Ulysses di Joyce”.
Immagini cariche d’arte,di geometrie, di povertà, di gambe (ne era innamorato, soprattutto nel periodo “USA e Mexico”, in foto come il prigioniero in un carcere o gli impiegati in un ufficio di New York o ancora i tecnici della stazione spaziale Kennedy), di multiculturalità e differenziazione, con uno sguardo all’Oriente che sarà in seguito fortemente ripreso da McCurry, cariche di quell’indagine della realtà che divenne il caposaldo dell’azienda Magnum da lui creata insieme all’amico Robert Capa e che contribuì alla nascita del diritto d’autore sulle fotografie.
Attraverso il percorso all’interno della GAM di Palermo diverranno familiari concetti come Nominalismo (foto concepita dentro la macchina fotografica) e Istante Decisivo (lo scatto non è mai fulmineo, rapido, come un cowboy che estrae la sua pistole per prendere il dollaro lanciato al volo, lo scatto è attendere, ricercare e trovare l’istante decisivo in cui scattare).
Cartier-Bresson non era ossessionato dalle foto, ma da ciò che vedeva, dalla vita, dalla realtà; la fotografia era la gioia di osservare attraverso uno strumento che registra istantaneamente, ma che rimane pur sempre solo uno strumento.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 25 Febbraio 2018, periodo durante il quale avverranno anche diverse manifestazioni legate all’esposizione, sia con le scuole, con visite guidate e laboratori, sia con gli adulti, con diverse conferenze o l’itinerario “Parigi-Palermo anni Trenta…in bicicletta” in collaborazione con A.S.D. Social Bike, vale a dire una passeggiata in bici per svelare le molteplici similitudini con la Parigi del fotografo. Ancora una volta Palermo si scopre capitale culturale e regala un’occasione imperdibile per ammirare il lavoro di un signore che ha contribuito alla crescita dell’arte e della fotografia mondiale.
Henri CARTIER-BRESSON Fotografo
fino al 25 febbraio 2018
Palermo, Galleria d’Arte Moderna. Via Sant’Anna, 21
mostracartierbresson.it