Le prospettive del giornalismo medico-scientifico
Il giornalista scientifico come figura di intermediazione nell’asimmetria informativa tra medico e paziente
Le notizie riguardanti l’istituzione del Registro Tumori o la disinformazione sui quotidiani relative al tema dei vaccini inducono a riflettere sulla comunicazione medico-scientifica, che ha come obiettivo quello di informare in modo esaustivo un pubblico eterogeneo e facilitare il dialogo tra medici e pazienti.
La “terapia della parola” attribuisce al linguaggio la facoltà di raccontare, attraverso specifici canali editoriali, esperienze cliniche. Le buone pratiche e i comportamenti virtuosi sono infatti contagiosi, in quanto evidenziano l’esistenza di un possibile supporto sociale virtuale nel tentativo di ripianare l’asimmetria informativa che caratterizza il campo medico e le case farmaceutiche.
Tuttavia, la diffusione della cultura della prevenzione, delle strategie terapeutiche personalizzate, del coinvolgimento dei pazienti nella ricerca e della chiarezza delle news da condividere si scontrano con il problema dell’autoreferenzialità dei medici e del cambiamento nel modo di comunicare.
Ad esempio i più giovani, che si informano tramite chat private come Snapchat o tramite le Instagram stories. Sui social media infatti c’è’ l’abitudine di commentare quello che accade sul momento, in una gara tra influencer che fungono da mediatori di notizie che però non permette una migliore informazione di tipo medica. Allo stesso modo il ruolo delle fotografie su Pinterest rende evidente la scarsa esperienza relativa al reporting scientifico da parte di associazioni che svolgono attività a supporto dei pazienti; spiegare la malattia con un immagine non è certo semplice.
Mentre si delega a Google o alle percezioni derivanti dal blogging il compito di fornire una “expert opinion”, si disincentivano gli utenti dal consultare professionisti accreditati nella somministrazione delle terapie. Eppure il diffondersi di questi scenari esprime l’esistenza di un pubblico – ad esempio i 30 milioni di italiani iscritti su Facebook – che ha molte cose da dire e da ascoltare.
Tradurre in termini più semplici concetti “difficili” come possono essere quelli medici deve essere affidato dunque al valore dei media locali, che devono saper destreggiarsi tra fake news e vere e proprie bufale. L’indice di indignazione diventa quindi la cartina tornasole della qualità delle informazioni presenti online.
La medicina narrativa è richiesta dal 62% degli italiani a cui interessa conoscere se per i farmaci in commercio esistono disparità di accesso o se hanno una “tossicità finanziaria”, cioè se sono economicamente insostenibili nel tempo. Ragionare sui meccanismi di validazione dei dati da parte dei fruitori ovvero sull’azione-filtro dei giornalisti significa contribuire a una forma di controllo sul web a garanzia della validità scientifica dei contenuti.
I pochi secondi dedicati dl telegiornale alla malasanità delegano necessariamente l’approfondimento sulle politiche sanitarie a programmi che utilizzano una comunicazione basata sull’interpretazione dei dati da parte di un opinionista esperto.
La serietà della medicina di iniziativa nei confronti dei determinanti sociali della salute – le reti sociali di supporto, il follow-up ospedaliero etc. – si discosta quindi del tutto dal dibattito su argomenti di senso comune quali lo stile di vita consigliato ad esempio da uno youtuber alla moda.
Il salto di qualità dell’informazione avviene con il passaggio dalla cronaca alla divulgazione scientifica, quando si parla di test genetici o medicina di precisione. Per evitare l’ipermedicalizzazione o incentivare la prevenzione sono dunque necessarie delle linee guida per i pazienti che rendano possibile una interpretazione corretta delle categorie mediche.
Migliorare la capacità di comunicazione dei medici è inoltre possibile grazie all’implementazione di strumenti di divulgazione che abbiano una maggiore visibilità e appeal sul grande pubblico, come mappe e infografiche. Il supporto alle figure di collegamento, i giornalisti, servirà a colmare le quote di disintermediazione nei confronti di un pubblico sempre più attento al quale è doveroso fornire notizie certe e validate.