Pietro Grasso leader di MDP? I numeri ci sono
Il presidente del Senato Pietro Grasso lascia il gruppo PD dopo le polemiche sulla nuova legge elettorale e per lui si apre la strada della candidatura a Presidente del Consiglio più a sinistra della sinistra. I fatti e i numeri
Ci risiamo: un altro pesce grosso esce dall’acquario PD. Il partito di Governo ha da poco festeggiato i 10 anni di vita – pur monco proprio di coloro che ne avevano posto le prima pietre – e un nuovo abbandono ne cambia le geometrie.
Dopo la scissione della costola a sinistra del centrosinistra con capilista di Art. 1 – MDP, Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, questa volta è il presidente del Senato Pietro Grasso ad abbandonare la nave democratica che, già mirando la “terra” delle prossime elezioni politiche, continua inesorabilmente a imbarcare acqua e verdiniani, verdiniani a acqua.
È proprio sulle modalità di voto del nuovo appuntamento elettorale che si è consumata la rottura. Grasso, infatti, la sera del 26 ottobre, giorno in cui al Senato è passata la fiducia sulla legge elettorale “Rosatellum bis“, ha comunicato la decisione di abbandonare il gruppo del PD del Senato traghettando nel Gruppo Misto. “È stata una scelta molto sofferta” ha dichiarato Grasso ai cronisti. “Ho ritenuto di lasciare il PD proprio perché non mi riconosco più, non ne condivido più né nel merito né nel metodo“.
L’ex magistrato ha usato parole molto dure che non tradiscono un fondo di amarezza e marcano una distanza consistente dalla scelta del PD di porre la fiducia (ops!, le cinque fiducie) come “metodo” di un gioco politico a suo dire, e parafrasando, scorretto delle procedure parlamentari.
Al Senato, infatti, è arrivata una legge elettorale blindata da una qualunque possibilità di modifica, l’imposizione del voto di fiducia ha annullato la capacità della Camera Alta di emendare e questo divieto è stato vissuto dal massimo rappresentante come una “forzatura”.
La reazione del segretario del PD Matteo Renzi è arrivata in un’intervista per Fanpage.it, registrata a margine della Conferenza Programmatica del Partito Democratico conclusa domenica, ma diffusa solo lunedì; Renzi si dice addolorato della scelta di Grasso, ma non condivide il giudizio sulla fiducia: “Non possiamo accettare che si dica che un atto parlamentare è un atto di violenza. La fiducia non è un atto di violenza“.
Giudizi politici, e non, a parte la fermezza del segretario tiene in considerazione quel bacino elettorale che potenzialmente può esser stato scosso da questo cambio di passo. Pietro Grasso è una figura molto amata dagli italiani, il suo percorso civico da magistrato dà spessore al cursus honorum politico e, secondo un sondaggio condotto per “Il Giorno – Qn” da Ipr Marketing, il presidente del Senato ha da solo un potenziale del 5% di voti.
La naturale confluenza di queste preferenze parrebbe proprio all’interno del partito degli scissionisti di MDP. Massimo D’Alema si è impegnato a non tirare per la giacchetta Grasso, ma è di fresca memoria l’ovazione con la quale la seconda carica dello Stato fu accolta alla prima festa del Movimento tenutasi lo scorso settembre a Napoli. Non solo. Non si tratterebbe solo di ricoprire il ruolo di esponente di primo rango, ma le porte sono aperte alla carica di leader.
Stiamo assistendo, infatti, a febbrili giochi per la designazione dei leader per le vicine politiche: dopo Renzi per il PD e Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle (ne abbiamo parlato qui), tocca ora a Forza Italia e proprio ad Art. 1 – MDP. Sino a qualche settimana fa si dava per ben quotato il nome di Giuliano Pisapia, leader di Campo Progressista, ma dopo aver accolto l’idea di coalizione con i Dem, gli scissionisti gli han dato il ben servito.
D’Alema e Bersani? La loro popolarità è molto bassa, è tramontato il tempo degli albori politici. Roberto Speranza? Il “giovane” del gruppo sembra non riuscire ad emergere, non spicca per disinvoltura politica, manca di comunicazione e la sua figura è sempre adombrata da qualcuno che riesce a “ingombrare” la scena.
Dapprima Pisapia ed ora, appunto, Pietro Grasso. A dare credito questa ricostruzione è sempre il sondaggio prima citato secondo il quale una lista a sinistra del Pd, con Articolo 1, Sinistra Italiana e Possibile, con Pietro Grasso leader potrebbe addirittura arrivare al 15%.
Un dato da non sottovalutare per questa schiera di partitini alla ricerca di un’autonoma collocazione a sinistra del tutto indipendente dal PD – non si dimentichi che ora MDP in Parlamento è all’opposizione – ed è anche un dato che lo stesso Renzi non deve sottovalutare: “il 67% degli attuali elettori del PD“, ricorda il presidente di Ipr Marketing, Antonio Noto, “esprime fiducia a favore del Presidente del Senato, ma il dato più importante è che la maggioranza assoluta dei ‘filo renziani’ (62%) pronuncia un giudizio positivo su Grasso“.
Vuoi vedere che il partito “leader alla ricerca di un partito” ha trovato finalmente un leader?