Lì dove il Rap incontra il funk: Willie Peyote live al Monk di Roma

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Il rapper torinese porta nella capitale la sua Sindrome di Tôret. Report e fotografie di un pregevole live
©Marta Bandino | Ghigliottina

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Far apprezzare il rap a chi di questo genere non se ne è mai particolarmente innamorato è una cosa difficile, se non per lo più impossibile. Sfonderò per un attimo la parete giornalistica per ammettere che di artisti rap non ne ho mai amati, anzi spesso me ne tenevo alla larga, forse più per gusto personale che per un vero motivo artistico.

Eppure ci sono serate che fanno ricredere e artisti che sanno far cambiare idea in maniera forte e decisa.

La serata dello scorso 28 ottobre ha decisamente rimosso il blocco mentale. Willie Peyote al Monk di Roma ha eseguito decisamente un live pregevole, con un’indiscussa carica emotiva e musicale.

L’apertura è stata affidata ad una band unica nel suo genere all’interno del panorama italiano, La Base. Il gruppo romano ha scaldato il pubblico sfoggiando tutte le proprie doti artistiche, capaci di fondere l’Hip Hop con una calda voce soul.

Ma il momento più atteso della serata arriva presto, Willie Peyote sale sul palco sulle note di Avanvera e la serata inizia con l’esplosione del pubblico in sala.

Willie Peyote, nome d’arte di Guglielmo Bruno, rapper torinese noto anche come cantante del Funk Shui Project, lo scorso 28 ottobre al Monk di Roma ha portato l’Ostensione della sindrome tour, in supporto al suo nuovo lavoro, Sindrome di Tôret, uscito il 6 ottobre.

La scaletta attinge da tutto il repertorio dell’artista e la dimostrazione arriva già dal secondo pezzo, Glory Hole, direttamente da Non è il mio genere, il genere umano del 2014.

Con C’hai ragione tu e Interludio il pubblico non fa che cantare, creando un fantastico coro all’unisono con l’artista.

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Ascoltando i suoi testi e le sue canzoni è impossibile ignorare l’attenzione posta alla società e allo stato, proprio per questo non stona per nulla l’omaggio reso a Cucchi ed Aldrovandi cui Willie Peyote dedica una strofa a cappella di 1312 dall’album del 2014.

Il concerto prosegue fluido, almeno pari al grande flow dimostrato dal rappato dell’artista. Si continua con Turismi seguito immediatamente da Metti che domani, che il pubblico intona piacevolmente. Una folla sempre più rapita dal palco, sempre più incorporata nello stesso live.

Un altro omaggio dal palco prende il consenso unanime del pubblico, il saluto a Primo Brown il rapper dei Cor Veleno scomparso nel gennaio 2016, reputato da molti un punto di riferimento nella scena Rap italiana.

La metà di me esalta la tecnica della band che si lancia in una solo strumentale jazz.

Con Le chiavi in borsa seguita poi da Porta Palazzo e I cani, non si può che non ammettere che il nuovo album, seppur uscito appena da un mese e mezzo, è già un successo esplosivo. I fan non fanno altro che emozionarsi e divertirsi ad intonare i pezzi.

La fine del live è vicina, arriva Allora Ciao a chiusura del blocco principale del concerto. I saluti di rito sono finti come sempre, la band torna sul palco e chiude il concerto con il terzetto Oscar Carogna, Vendesi, nell’album accompagnata dalla tromba di Roy Paci, ed infine Che bella giornata.

Un live esplosivo, emozionante, carico. Sicuramente se la scena rap non ha mai attirato particolarmente l’attenzione di qualcuno, quel qualcuno ha degli anni da recuperare, perché Willie Peyote ha dimostrato quanto valga la pena scoprirla.

La scaletta della serata
Avanvera
Glory Hole
C’hai ragione tu
Interludio (L’avvelenata)
L’Outfit giusto
Ottima Scusa
Willie Pooh
Il gioco delle parti
La dittatura
Turismi
Metti che domani
TmVB
Etichette
La metà di me
Peyote451
Le chiavi in borsa
Portapalazzo
Vilipendio
I cani
Io non sono Razzista ma…
C’era una vodka
Allora Ciao

Oscar Carogna
Vendesi
Che bella giornata

Testo di Cristiano Tofani
Foto di Marta Bandino

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