Storie di parole | Regista (e autista)
Parliamo oggi della storia di due dei più fortunati casi di sostituzioni di forestierismi: regista e autista
Conoscere con precisione quando e dove è nata una parola è una condizione più unica che rara. Per alcune siamo però in grado di stabilire addirittura chi le ha introdotte, ovvero l’onomaturgo che le ha coniate. Nel caso di regista, ad esempio, sappiamo con certezza che fu introdotta nel 1932 ad opera di uno dei più grandi linguisti italiani.
Parliamo di Bruno Migliorini (1896-1975), comunemente considerato il padre della linguistica italiana: è proprio grazie alla sua opera magna, Storia della lingua italiana, pubblicata simbolicamente nel 1960 (a un secolo dall’unità d’Italia), che questa disciplina ha ottenuto una fisionomia propria, e proprio a lui era stata affidata la prima cattedra della materia all’Università di Firenze, nel 1938.
In un periodo, quello della dittatura fascista, in cui anche la lingua era stata interessata da un’opera di “purificazione” con il fine di raggiungere un’utopica autarchia linguistica, il lavoro di alcuni linguisti era quello di trovare dei corrispondenti italiani delle parole straniere più in voga.
In molti casi i risultati non furono all’altezza e la nuova coniazione non riuscì ad imporsi, costituendo oggi un oggetto da museo a cui si guarda con curiosità (si pensi alla proposta di sostituire bar con quisibeve – caldeggiato dai futuristi – o ber, o ancora cocktail con arlecchino). Diverso il caso delle parole che stiamo considerando, che di fatto ci sono ancora oggi molto familiari.
Regista sostituì sin da subito il francese régisseur, andando a completare con regia (che già era presente in italiano, sempre ricalcato dal francese) la serie morfologica di nome dell’azione-nome di chi la compie.
Anche autista prese piede in quell’anno, fortemente sostenuto dallo stesso Migliorini, per sostituire il francesismo chauffeur. Il loro successo si spiega già dalla loro natura: sono infatti parole ben formate, che rispettano perfettamente le regole morfologiche dell’italiano e che, inoltre, indicano referenti non così rari, cosa che favorisce il passaggio di bocca in bocca e la successiva affermazione nell’uso.