Pisapia e Alfano lasciano: Renzi come si reggerà?
Ebbene, sono bastate poco più di 72 ore e le geometrie politiche della sinistra sono state del tutto ridefinite. Riuscirà Matteo Renzi a creare una coalizione solida? C’è solo da attendere.
Per iniziare? Un bel pinzimonio, grazie.
Eravamo certi che Angelino Alfano non sarebbe mai più uscito dai palazzi ed anzi che avrebbe continuato la sua corsa: prima guardasigilli, poi Ministro degli Interni, poi capo della Farnesina e poi? Ci domandavano.
Eravamo certi che Giuliano Pisapia, da buon zio maggiore della politica, avrebbe sostenuto Matteo Renzi nella sua corsa elettorale, l’avrebbe consigliato e magari insieme al buon Fassino avrebbe vestito il ruolo di saggio democratico. Tra i giovani attaccanti del suo Campo avrebbe trovato un vero Progressista, forse solo questione di tempo, eppure ha preferito mettere tutti in panchina.
Tra emozioni ed ovazioni è colato pure Pietro Grasso: la seconda carica dello Stato è stata investita del ruolo di leader di un movimento composto da partiti satelliti orbitanti a sinistra del PD, diversi tra loro, ma tutti “Liberi e Uguali”.
Orsù, la campagna elettorale è appena iniziata e a sinistra, come nella migliore delle tradizioni, divisioni, scissioni e ricongiungimenti a più velocità hanno iniziato il loro corso.
Poco meno di un mese fa, alla grande kermesse di Campo Progressista, Giuliano Pisapia ha presentato con l’aiuto di politici e gente comune il suo progetto di rinnovamento e progresso comunicando chiaramente il suo impegno attivo e presente. Poco dopo il pontiere Piero Fassino, uomo dotato dell’arte della conciliazione, è riuscito a coinvolgerlo nell’alleanza con il PD perché una sinistra unita è una sinistra più forte.
Non dello stesso esito le trattative con quelli di MDP che mai e poi mai, da bravi rottamati, avrebbero accettato una proposta di Governo con i rottamatori: corriamo da soli.
Ed è così che alle ultime consultazioni siciliane il loro candidato, Claudio Fava ha ottenuto un, se pur discreto, buon risultato (leggi qui). A questo punto proprio in MDP matura la convinzione di poter davvero competere contro il PD alle prossime elezioni politiche nazionali: occorre solamente trovare un buon leader.
L’avevamo ipotizzato (Pietro Grasso leader di MDP? I numeri ci sono) ed effettivamente Pietro Grasso è colui che, dopo la fuoriuscita dai dem, è stato investito dell’importante ruolo: “Serve un’alternativa – ha affermato – e allora tocca noi offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato, difendere principi e valori che rischiano di perdersi, su lavoro, scuola, diritti e doveri. Tasse più giuste e progressive, una vera parità di genere. Per tutto questo io ci sono”. E così, dall’unione di MDP, Possibile e Sinistra Italiana è nata una sinistra a sinistra.
Nel frattempo, in Senato viene stilato il calendario dei lavori dell’Aula, ovvero l’ordine con il quale verranno discussi i provvedimenti pendenti entro fine legislatura. Vere battaglie di color rosso Ius Soli e Biotestamento: mentre quest’ultimo approda all’esame proprio nel pomeriggio e se ne attende il varo entro la prossima settimana, la discussione della legge sulla cittadinanza scivola inesorabilmente all’ultimo posto rischiando – in modo del tutto evidente – di perdersi col nuovo ritorno alle urne. Pisapia, appresa la notizia, decide di interrompere il corso del suo movimento: “Non ci sono più le condizioni per andare avanti“, ha affermato. Campo Progressista di fatto si scioglie.
Le correnti interne ora si dividono: già al mattino della mancata calendarizzazione, gli ex Sel di Pisapia avevano comunicato la volontà di aggregarsi a MDP e Grasso: si tratta solo di ragioni di cittadinanza?
Ironia della sorte, nel medesimo pomeriggio Angelino Alfano annuncia “Ho scelto di non candidarmi alle prossime elezioni e non farò nemmeno il ministro”. Ecco un altro Dibba! E Alternativa Popolare? Da giorni si parla di avvicinamenti di centristi ai forzisti di Silvio Berlusconi e, al contempo, di occhi strizzati alla sinistra democratica, come quelli della ministra Beatrice Lorenzin.
Quanto conta il fatto che sempre alle regionali in Sicilia – votazioni da tutti indicate come banco di prova – Alfano non è riuscito a far eleggere alcun deputato nel Parlamentino? C’è chi parla di una lenta implosione di AP, una sorta di fuggi fuggi di un centro che teneva banco perché teneva un Ministero.
Nell’arco di pochissime ore il Partito Democratico ha perso le sue due gambe a destra e a sinistra. In fumo la mediazione di Fassino ed in fumo le alleanze che avrebbero dovuto sostenere un nuovo ipotetico Esecutivo Dem. Matteo Renzi è dunque sempre più isolato? Pietro Grasso prima e Laura Boldrini poi abbracciano Liberi e Uguali: sta nascendo realmente una nuova vera sinistra? La cosa più bella è che tutto è appena iniziato.