PiùLibri2017: Michele Serra, l’Amaca e la Sinistra
Nel primo giorno della 16ª edizione di “Più Libri Più Liberi” abbiamo scelto un focus sull’appuntamento con Michele Serra, scrittore ed editorialista per Repubblica
Quattrocentoottantatré editori, cinquecentocinquanta appuntamenti e oltre mille autori. E chi lo dice che i libri non vanno più di moda? Di certo non è questa l’aria che si respira alla sedicesima edizione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, meglio nota come “Più libri più liberi”. Nella nuova ed accattivante Nuvola di Fuksas, al centro del quartiere EUR di Roma, si dà spazio ad una delle più belle risorse del mondo culturale: l’indipendenza.
Case editrici provenienti da tutta la penisola esibiscono sugli stand alcuni piccoli tesori della lettura e della letteratura, elementi originali per l’arricchimento di appassionati e non. Non senza essere apprezzata, l’edizione di quest’anno dedica inoltre uno spazio ragguardevole ai più giovani.
Bimbi e ragazzi, come noterete anche dalle numerose scolaresche, sono i veri protagonisti sia degli appuntamenti culturali (da non perdere i convegni offerti dallo spazio Robinson), sia delle aree di intrattenimento, fino agli espositori che offrono divertenti scelte alternative per le loro letture. Quasi a sottolineare che non si è mai troppo giovani per cominciare ad amare i libri.
Ad inaugurare l’edizione sedici il ministro della Cultura, Dario Franceschini, e il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Levi, i quali hanno ricordato la necessità, per la società intera, di mettere al primo posto la propria educazione, puntando a un popolo sempre più informato, più educato e più intelligente.
Tra i vari incontri di mercoledì 6, all’interno della suggestiva sala Nuvola, erano attesi Mario Calabresi, direttore di Repubblica, Michele Serra, scrittore e celebre autore dell’Amaca sullo stesso quotidiano, sapientemente giostrati dal giornalista culturale Gregorio Botta. Titolo: “Delle amache e di altri dondoli”, una discussione che avrebbe dovuto coinvolgere giornalismo e letteratura nella mediazione perfetta che è da sempre l’editoriale di Serra.
Tuttavia, un fatto increscioso ha modificato i piani della giornata. Sotto la sede romana di Repubblica, dieci uomini mascherati hanno minacciato verbalmente il giornale sotto l’egida di Forza Nuova, formazione neofascista che infesta le strade della Capitale da molti anni. “Questo è solo l’inizio”, pare sia stata la rivendicazione di questo esiguo numero di estremisti fuori tempo massimo.
Il direttore Calabresi, dunque, non è riuscito a presenziare all’appuntamento, preferendo rimanere in sede. «Costretti dagli eventi abbiamo dovuto parlare di politica», ha scherzato Serra, quando Botta gli ha chiesto di commentare il fatto. Il giornalista vanta una lunghissima carriera, iniziata a soli 21 anni all’Unità ed una mai sopita vocazione alle “cose di sinistra”.
Esce ora in libreria per Feltrinelli “Il grande libro delle amache”, 25 anni dell’editoriale che ha più appassionato gli italiani, con la piccola aggiunta di “Sinistra e altre parole strane”, un commento dello stesso Serra a questi lunghi anni di amore verso un ideale per cui, come scrive lui stesso, “valga anche la pena perdere”.
E proprio a proposito di Sinistra, la parola che ha più usato in assoluto nella sua Amaca (la seconda è “Berlusconi”), Serra confida di credere fermamente nella teoria che vede i governati (e votanti) non tanto migliori degli stessi governatori, affermando che la decadenza della classe dirigente non va cercata troppo lontano dalla società stessa che l’ha prodotta.
«Ormai c’è specularità perfetta, quasi osmosi – dice – perché chi vota sceglie sempre qualcuno che gli somigli, che dica le sue stesse cose e che abbia i suoi stessi difetti. Non dovrebbe essere così, bisognerebbe desiderare di essere governati da qualcuno che sia migliore di noi: più colto, più preparato, più giudizioso, più savio».
Una scelta che costringerebbe però il singolo a smettere, per qualche secondo, di sentirsi protagonista assoluto. Un sacrificio che sempre meno persone sono disposte a fare in nome del “bene comune”.
«Di questo diamo un po’ la colpa ai social?» lo provoca Botta, conoscendo la ritrosia di Serra per il mondo virtuale. «Io non amo il passato – si schermisce lui – mi piace sempre pensare che ora stiamo meglio di cinquant’anni fa. Invidio però ai giovani la capacità di prendere dai social il buono, tralasciando quel che utile non è. Non così fanno spesso gli adulti». A loro il giornalista ricorda che la parola pubblica è una responsabilità e che “si continua ad esistere anche quando non ci si palesa in continuazione”.
Un giro di boa anche su complottismo e fake news, che Serra dice essere kondo, ovvero una semplificazione che una società divenuta ormai mortalmente complicata sente il bisogno di ottenere per evitare il proprio spaesamento.
Prima di lasciare il palco invita a non darla vinta alle ovvietà, a combattere ogni giorno l’appiattimento e il luogo comune. In primis, con la lettura. Per costruire, o ricostruire, un mondo che possa piacerci.
Nome: MICHELE SERRA
Professione: SCRITTORE E GIORNALISTA
Libro preferito: LESSICO FAMIGLIARE di Natalia Ginzburg