PiùLibri2017: Romano Prodi e i libri di una vita
Il 7 dicembre a Più Libri Più Liberi Romano Prodi ha dialogato con Virman Cusenza, direttore del Messaggero. Nella sala Nuvola si è parlato della sinistra italiana, di America e dei libri di una vita
Al secondo giorno di “Più libri più liberi” notiamo subito qualche miglioramento: file più scorrevoli, divisioni più chiare e segnaletica più evidenti. Non si fermano inoltre gli incontri importanti che hanno visto il 7 dicembre, sui divanetti bianchi della Nuvola, la nobile figura del “professore” per eccellenza: Romano Prodi.
Affiancato da Virman Cusenza, da cinque anni direttore del quotidiano Il Messaggero, Prodi ha preso parte ad un incontro intitolato: “La mia vita, i miei libri”. Una felice chiacchierata su passato e attualità, libri cari e (ancora una volta) la Sinistra.
Ha scelto proprio questa giornata, infatti, Giuliano Pisapia per annunciare la sua rinuncia alla corsa elettorale. La discesa in campo di Pietro Grasso al fianco di MDP e la difficile intesa con il Partito Democratico hanno convinto l’ex sindaco di Milano della propria marginalità.
Non vuole parlare di defezione Prodi però, e interpellato da Cusenza dice: «Il processo va avanti e si tenterà di nuovo perché è importante ed utile al Paese. Pisapia ha esplorato e non ha trovato in se stesso o nel gruppo di riferimento motivazioni per andare avanti. E questo mi dispiace».
Ha usato dunque l’efficace metafora della frittata, paragonando il partito di Matteo Renzi in conflitto, con la sua minoranza interna guidata da Orlando, come una omelette davvero mal riuscita. Non senza polemica ha difeso le sue tanto criticate quattrocento pagine di programma politico, accennando a quelle legislature che si fondano invece sui centoquaranta caratteri (ormai 280) di un social come Twitter.
Il riferimento era di certo volto a Donald Trump, ma il tono scanzonato del Professore non ha risparmiato un accenno al segretario del PD e alla sua passione per i mezzi tecnologici come creatori di un legame con gli elettori.
«Un programma politico può anche essere di sei volumi, ma con una coalizione ampia si deve scrivere. È senso di realismo. Perché i tedeschi ci mettono sei mesi a fare il programma di governo? Pensate non sappiano né leggere né scrivere?» chiede, polemicamente.
Parla anche d’Europa, della situazione in Corea del Nord e di Gerusalemme. Parla dell’instabilità del mondo e della fatica del singolo a seguirne gli andamenti senza il supporto dell’Altro e degli Altri. Il Professore rivendica orgogliosamente la sua età, dice che a questo punto legge pochissimi romanzi e si interessa molto alla saggistica.
Sui suoi libri del cuore però confessa: la letteratura russa. Tolstoj, che scriveva per infiammare una società e Dostoevskij, che invece lo faceva per un’arcana e febbrile necessità, sempre magica e meravigliosa.
Nome: ROMANO PRODI
Professione: PROFESSORE, AUTORE E POLITICO
Autori preferiti: LEV TOLSTOJ, FEDOR DOSTOEVSKIJ