Honduras, Hernandez è Presidente tra accuse di frode e brogli
L’esito delle presidenziali è arrivato dopo il riconteggio voluto dall’opposizione: nel frattempo sono stati centinaia i cortei e gli scontri, anche mortali
Dopo tre settimane di tensioni politico sociali il Tribunale Elettorale ha confermato Juan Orlando Hernandez Presidente dell’Honduras per la seconda volta consecutiva. Tuttavia, non è detto che questa sia la conclusione della vicenda elettorale.
L’opposizione guidata da Salvador Nasralla, infatti, non ha accettato i risultati per mancanza di trasparenza nell’attività di verifica. Così come l’Organizzazione degli Stati Americani, con medesima motivazione, ha richiesto nuove elezioni.
Il caos politico è nato da un black out informatico, che rischia a questo punto di valere l’incarico presidenziale. Il 26 Novembre scorso, a chiusura delle urne per l’elezione del Presidente della Repubblica, dei deputati parlamentari e di 298 sindaci, il conteggio delle schede, infatti, è stato caratterizzato da un improvviso blocco del sistema informatico a seguito del quale si sono ribaltati i risultati iniziali, definendo Hernandez vincitore ma con minimo scarto.
Nastralla, infatti, risultava in testa di quasi 5 punti percentuali prima dello stop telematico, raggiunto il 58% dello spoglio. Riavviato il conteggio il margine si era notevolmente affievolito fino a invertire i dati e far risultare Hernandez, presidente uscente, in testa di 1,6%.
Il leader dell’opposizione ha immediatamente parlato di frode, richiedendo il controllo di almeno 5 mila schede. Fiancheggiato anche da altre parti politiche come il Partito Liberale ed il Partito Anti Corruzione, per un totale di 125 impugnazioni sia a livello nazionale che regionale e municipale.
L’esito della votazione è rimasto congelato per tre settimane, prima della conferma di domenica scorsa. Sono seguiti giorni di proteste, manifestazioni e disordini in diverse città del Paese, con oltre 100 cortei: i numeri ufficiali parlano di 17 vittime e 800 arresti con le forze dell’ordine che, dopo un primo momento di appoggio alla popolazione, sono dovute intervenire a più riprese.
Nasralla sta portando avanti una battaglia, a suo avviso, in difesa della democrazia contro un sistema governativo accentratore di potere: dal 2012, infatti, Hernandez ha iniziato un’opera di controllo istituzionale insinuando nella Corte Suprema di Giustizia ed all’interno del Tribunale Elettorale figure della propria parte politica. Motivo in più, oggi, perché l’opposizione dubiti del vaglio dell’ultima votazione.
I risultati finali avevano visto, quindi, il Partito Nazionale dei conservatori di Hernandez confermarsi con il 42,98% e 61 seggi mentre la coalizione di centro sinistra di Nasralla fermarsi al 41,38% e 30 seggi. Dati che confermano il dualismo parlamentare honduregno: è netto, infatti, lo scarto con i liberali di Zalaya, che sarebbe stato eventuale interlocutore di Nasralla, che ottengono il 14,73% e 26 seggi mentre le formazioni democratiche e solidali non hanno raggiunto l’un per cento.
Ma quali sono le connotazioni degli sfidanti? Juan Orlando Hernandez è il primo presidente dell’Honduras a correre per due mandati consecutivi. Laureato in legge, 49enne proveniente da una famiglia conservatrice, oggi guida la formazione di destra nazionale. La sua politica durante l’incarico si è concentrata sulla lotta alle gang che affliggono il Paese con violenza e criminalità.
Salvador Nasralla è già stato suo rivale nel 2013. Giornalista e presentatore tv, 64enne, ha centrato la sua campagna elettorale sull’abbattimento di corruzione e frode: accuse di corruzione che, negli ultimi anni, sono state rivolte direttamente allo stesso Hernandez ed hanno coinvolto diversi membri del parlamento. La sua linea politica, come lui stesso ha dichiarato, è di una sinistra moderata simile alle realtà cilena, costaricana o uruguaiana. Questa, quindi, è la sua seconda sconfitta consecutiva.
Nelle ultime tre settimane, la tensione è salita alle stelle. La comunità internazionale è rimasta sempre attenta all’evoluzione: le Nazioni Unite si sono dichiarate “seriamente preoccupate”, stando al Segretario Generale Antonio Guterres, mentre Manuel Vivanco, direttore di Amnesty International per le Americhe, ha richiesto che “si garantisca non solamente la correttezza e validità del voto ma anche il diritto di una protesta pacifica in tutta sicurezza”.
Per Juan Orlando Hernandez, inoltre, gli ultimi giorni si sono trasformati da ore di tensione a momenti di grave lutto: la sorella Hilda, infatti, è rimasta uccisa nell’incidente di un aereo militare sul quale viaggiava e in cui non ci sono stati superstiti. Hilda Hernandez era stata ministro della Comunicazione durante l’ultimo Governo ed ora era impegnata nella campagna di rielezione del fratello.