Paolo Gentiloni: elogio della normalità
Come serietà e compostezza battono vaffa, ditini puntati e battutine da guitti. Il modello Prima Repubblica di Paolo Gentiloni schianta quello del politico 2.0 tutto social, like e follower
Come dovrebbe essere un politico del 2018 (a proposito, buon anno nuovo a chi legge) per vincere la quotidiana e volatile battaglia per il consenso? Come già detto qui su Ghigliottina alcuni mesi fa, le forme e le dinamiche del consenso politico mutano radicalmente con il mutare dei mezzi di comunicazione.
Il venir meno delle ideologie configura un elettorato molto instabile, fluido, volatile e, come fisiologica conseguenza, anche la proposta politica si fa malleabile e i confini netti tra un partito e un altro svaniscono.
Ne consegue che il politico moderno è niente meno di un abile prestigiatore, che fa il funambolo con le parole, che corregge rapidamente la rotta e il tiro delle proprie posizioni, con un occhio sempre ai nuovi oracoli: i sondaggi.
Dunque, per tornare alla domanda iniziale, come deve essere un politico oggi per godere del consenso e della simpatia popolare? Stando proprio ai sondaggi e agli indici di gradimento deve essere come Paolo Gentiloni, che incarna quel modello Prima Repubblica non di rado rimpianto dagli italiani, radicalmente opposto alla politica tutta social e like.
Mai sopra le righe, rassicurante, affidabile, forse un po’ noioso ma di quella noia positiva, che trasmette serietà, compostezza e disciplina. Elementi che sembrano incredibilmente battere la politica dei vaffa, del dito puntato, delle felpe col nome della città di turno, delle battute per strappare a tutti i costi un sorriso, delle promesse ad orologeria, dei partitini creati su misura per esclusiva antipatia personale e via discorrendo.
Una rilevazione dell’Istituto Ixè pubblicata lo scorso 16 dicembre incorona Gentiloni come il politico più apprezzato, seguito da Di Maio e Grasso. Proprio questi ultimi due nomi avvalorano ulteriormente il primato della compostezza. Di Maio, ad esempio, nel M5S è quello che incarna il ruolo del moderato, e anche qui la moderazione vince sulle urla e sui vaffa. Stesso discorso per Grasso, molto simile a Gentiloni e con il vantaggio di avere ancora una certa verginità politica.
Insomma vista la pessima legge elettorale con la quale andremo a votare, e visto il pessimo scenario che si configura, analogo al 2013 e senza una maggioranza stabile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha un asso nella manica per superare la prevedibile fase di stallo: un governo Gentiloni bis, che potrebbe riuscire in due imprese.
La prima, far accettare agli italiani le “larghe intese”; la seconda, risolvere una fase di stallo parlamentare in tempi rapidi, così da volgere ironicamente lo sguardo al di là delle Alpi, dove la madre di tutte le certezze, la Germania, a 100 giorni dalle sue elezioni non riesce ancora a darsi un governo.