La febbre gialla in Brasile e la lotta all’ignoranza
Cercando i colpevoli di uno dei più grandi focolai di febbre gialla mai registrati, il Brasile si rivolge contro ciò che lo potrebbe aiutare: la salvaguardia dell’ambiente
Alla fine del 2017, le regioni del sud-est del Brasile (tra cui San Paolo e Rio de Janeiro) hanno cominciato a registrare un insolito tasso di mortalità di scimmie nelle foreste vicine alle città. La situazione è peggiorata a tal punto che è stato necessario chiudere i parchi e gli altri luoghi nei quali si registravano i decessi degli animali. Il motivo: un focolaio di febbre gialla.
A dire il vero ogni 7 o 8 anni la malattia tropicale registra ondate di contagio intensificate dall’Amazzonia, ma questa volta ha raggiunto anche regioni precedentemente considerate non a rischio – come l’area metropolitana di San Paolo e gli stati di Rio de Janeiro, Bahia e Espírito Santo.
Tra luglio 2017 e fine gennaio 2018, sono stati confermati 130 casi e 53 decessi – ossia un esito infausto per più di una persona su 3. La situazione ha portato all’annuncio di una serie di misure di emergenza, tra cui una campagna di vaccinazione mirata per 19,7 milioni di persone tra San Paolo, Rio de Janeiro e Bahia.
Un virus, nuovi territori
La febbre gialla è presente nell’America meridionale e centrale, oltre che in alcuni paesi africani. In Brasile si trasmette principalmente attraverso le zanzare Haemagogus e Sabethes, presenti nelle foreste – e, in misura minore, dal noto Aedes aegypti. I casi di trasmissione nelle aree urbane sono ancora rari: di solito è necessario vivere o visitare aree selvagge per contrarla.
Ciò che stupisce maggiormente è che la malattia sia stata registrata in aree precedentemente immuni. A quanto pare la “migrazione” della febbre gialla dalla regione amazzonica alla Foresta Atlantica (nella regione sudorientale) è avvenuta per fattori ambientali. A causa del disboscamento e della siccità, le scimmie infette sarebbero state spinte ad abbandonare la regione settentrionale.
Lo stesso vale per le zanzare, che addirittura hanno trovato condizioni propizie di vita e riproduzione in regioni che, finora, non erano sufficientemente calde. Studiosi citano anche la tragedia ambientale accaduta a Minas Gerais, nel 2015, come potenziale elemento di squilibro, visto che gran parte della vita acquatica che si nutre delle zanzare è stata eliminata.
E le scimmie?
La febbre gialla non può essere direttamente trasmessa tra persone, né tantomeno dalle scimmie alle persone: il vettore intermedio è sempre la zanzara. Tuttavia, dall’aumento dei casi di febbre, foto di corpi di scimmie si sono diffuse su Internet. A parte la scomparsa di interi gruppi di animali a causa della malattia stessa, la maggior parte delle scimmie è stata uccisa dalla popolazione per paura del contagio.
Oltre ad essere un crimine ambientale, questo atteggiamento ha un effetto opposto al previsto. Classificate dai ricercatori come “sentinelle“, le scimmie sono il bersaglio preferito delle zanzare che trasmettono la febbre nei boschi. Partendo da un volume espressivo di animali malati o morti, le autorità sanitarie e i ricercatori sono in grado di identificare la presenza del virus, tracciare il suo possibile percorso e pianificare azioni di immunizzazione.
Oltre a questo, mentre i primati infetti possono trasmettere la malattia alle zanzare solo per tre giorni, la zanzara rimane per sempre con il virus, trasmettendola persino alle sue uova. Senza scimmie da colpire, le zanzare tendono a cercare cibo in altri luoghi – e l’uomo diventa la sua preda successiva.
Mentre la campagna di vaccinazione va avanti, le autorità e gli esperti brasiliani lottano anche con un altro nemico: la mancanza di informazione, in grado di rendere situazioni di emergenza ancora più critiche.
Per saperne di più: febbre gialla, sintomi e prevenzione.