Virtus Roma tra salvezza, stanchezza e futuro. Un’analisi
La rabbia dei tifosi, le voci di una nuova proprietà, le critiche alla stampa ed una salvezza assolutamente da conquistare. L’analisi sul momento critico della Virtus Roma
La realtà dei fatti è che oggi la Virtus Roma è penultima in classifica nel girone Ovest della Serie A2, (quasi matematicamente) ai playout ed in rottura con il suo pubblico.
Tre stagioni sportive fa era la notizia di un’autoretrocessione che gelava il sangue della Capitale, scelta fatta dalla presidenza Toti per garantire un futuro alla società che evidentemente non era più in grado di sopportare il massimo campionato cestistico, scelta arrivata successivamente a quella della rinuncia all’Eurolega, fatta dopo la finale scudetto di un paio di stagioni prima.
Giovani ed un nuovo radicamento sul territorio erano le basi di un nuovo progetto che avrebbe dovuto riportare la Virtus al centro di tutte quelle strade, che secondo un antico adagio, portano a Roma. Partì una collaborazione con diverse società dell’Urbe, una un po’ più stretta con HSC, con la quale nel 22 agosto successivo (2016) sarebbe partita un’intesa a livello di strutture e di impianti, una nuova “casa” comune, un nuovo centro sportivo.
Playout, questo il risultato della prima annata. Iniziata con Guido Saibene in panchina, proseguita con Attilio Caja e la sua fuga e terminata con Riccardo Esposito, che regalò la salvezza contro Omegna nel round finale.
C’è Unicusano come sponsor che però non onorerà mai quanto promesso: la Virtus Roma, con una pronuncia di qualche giorno fa, ha avuto ragione nella diatriba con l’Università romana che dunque è stata dichiarata inadempiente nella relazione con la società di pallacanestro.
La seconda stagione del nuovo corso nella Serie A2 non si apriva però nel migliore dei modi, l’ombra dell’esclusione del campionato per un’irregolarità nell’iscrizione si abbatteva su Roma. Fu il Coni a salvare la società rilevando un errore commesso dalla Federazione nell’esecuzione degli atti, decisivo ai fini della conclusione del fatto. C’è Fabio Corbani in panchina, Simone Giofré (ufficializzato) a costruire la squadra dietro la scrivania e tanti volti nuovi.
Una stagione divertente, un vero e proprio raggio di sole rispetto al buio dell’annata precedente, coronata dalla partecipazione alla Coppa Italia e purtroppo dalla sconfitta al primo turno playoff contro Ravenna.
Siamo dunque ai giorni nostri. Simone Giofrè, prima rinnovato, viene poi esonerato dal suo incarico, arriva Paolo Ronci come nuovo direttore generale, Fabio Corbani che inizia l’anno sulla panchina viene poi sostituito da Luca Bechi avvicendato da Piero Bucchi che al basket mercato la società comprò. Nel frattempo arriva Valerio Spinelli come nuovo direttore sportivo ma la squadra continua a non vincere, ultimo in ordine il passo falso contro Cagliari tra le mura di casa.
Le cose non proseguono serenamente nemmeno fuori dal rettangolo di gioco, dove qualche giorno prima dell’allontanamento di Bechi, si rompe il rapporto con HSC che allontana la Virtus Roma dalla sua struttura per motivi di inadempienza contrattuale, voce smentita dalla società capitolina che rileva altresì comportamenti diversi da parte della struttura di Via di Macchia Saponara.
Il campo. C’è una salvezza da conquistare: i playout sono oramai una realtà con cui Roma dovrà confrontarsi. Difficile sarà il lavoro di Piero Bucchi che allo stato attuale dovrà sviluppare i lati positivi di questa squadra in maniera esponenziale al fine di avere delle armi certe da usare nella lotta ultima. C’è ancora la questione Reggio Calabria da definire: la Gazzetta dello Sport afferma che si potrebbe verificare l’esclusione dal campionato. Cosa cambierebbe questo? Roma scalerebbe al terz’ultimo posto e Napoli sarebbe fuori dalla retrocessione diretta e coinvolta nella lotta playout, che con il rispetto massimo per la formazione partenopea, ad oggi sarebbe un avversario che sulla carta, farebbe meno paura rispetto a quelle che oggi caratterizzano le ultime posizioni in classifica.
Il pubblico. C’è un pubblico stanco e stufo. #LiberalaVirtus e #TotiVattene sono gli hashtag che hanno riempito le maglie di un numero di sostenitori che hanno urlato la loro rabbia durante l’ultimo match contro Cagliari. La protesta maturata nel gruppo facebook di tifosi Onda Virtus manifesta stanchezza verso un reiterato numero di accadimenti che mettono un punto alla dirigenza Toti.
Critiche che si estendono anche alla stampa, colpevole in determinati casi di non prendere una posizione nella “cacciata” del presidente Toti, una stampa colpevole di rimanere costretta alla sola cronaca. “Cosa potrebbe aggiungere un narratore a quanto già narrato dall’attore? Non resta altro che svanire, fare un bell’inchino e poi sparire”.
Non c’è simpatia od antipatia verso o contro Claudio Toti, che forse non conoscerà nemmeno il nome di questa stampa, colpevole di appartenere a quell’inutile mondo che è il web e che in quanto tale non è degna di certe notizie, come la carta stampata o come gli stessi tifosi. Forse non colta, non dotta e sgrammaticata, non così intellettiva ma onesta e con famiglie oneste alle spalle, che studia e si informa, competente, senza dubbio e che nella sua scelta di fare cronaca ha solo spirito puro e non contraffatto da interessi di nessun tipo. Che seppur in alcuni casi amatoriale nella radice di questa stessa parola denota ancora di più un senso non comprensibile a tutti quelli che in alcuni casi sono professionisti ed evidentemente professionali, che hanno le parole che altri non hanno per guadagnarsi il sole, diceva De Andrè. Tranne eccezioni. Serva ed incentrata sull’accredito. E allora forse aveva davvero ragione Bobby Knight: “Quando avrò bisogno di un trapianto di cervello chiederò quello di un giornalista sportivo, perché so che non è mai stato usato”.
Be or not to be. “Be”: questo il nome della società di servizi che a quanto riportato dal Corriere dello Sport, a firma di Andrea Barocci, sarebbe pronta a scrivere il futuro della Virtus Roma. In due modi: 1. Come partner societario 2. O come nuova proprietaria o con la proprietà che verrebbe esercitata da una dei suoi clienti. Il tutto che si dovrebbe definire nell’ultimo mese.
Essere o non essere: Virtus Roma. Perché Toti o non Toti, Be o non, qui c’è in gioco il futuro della Virtus Roma, che ad oggi sembra un pugile affaticato e che ha bisogno di nuova energia per dimostrare di poter essere ancora competitivo sul ring, del campionato e della sua città, in grado di avere ancora ambizione. Un Rocky de noantri insomma.
Da evitare, assolutamente e senza scuse, la discesa in Serie B per tanti e diversi motivi. La storia che innanzitutto conta ancora qualcosa, il nome che conta ancora di più che è quello di Roma, e terzo perché un pugile stanco ed affaticato, seppur esperto, in un ring contro giovani affamati e carichi, rischierebbe colpi che ne potrebbero compromettere questa volta si, il definitivo futuro.
La presidenza Toti sembra essere ad un punto di grande stanchezza e confusione, contornata da un silenzio assordante. Il passato ed il presente hanno un solo nome che è quello della Virtus Roma che merita certezza e futuro. Se la proprietà attuale non ha le forze, deve avere il coraggio di passare la mano, affinché quello di buono che c’è ancora in suo possesso, possa riprendere la vitalità che ora da lei sembra essersi allontanata.