Vivisezione: aumentano gli animali sottoposti a sperimentazione
Sono stati 611.707 gli animali impiegati nella sperimentazione nell’anno 2016. Dati preoccupanti e in netto contrasto con la legge nazionale e la normativa europea. Che indicano, come prioritari i metodi alternativi. Ne abbiamo parlato con Michela Kuan, responsabile settore ricerca senza animali della Lav
I dati forniti dal Ministero della Salute, pubblicati in Gazzetta Ufficiale, sull’utilizzo degli animali nella sperimentazione, relativi all’anno 2016, non sono per nulla incoraggianti. Nonostante una Direttiva Europea (2010/63/UE) e un Decreto Legislativo di recepimento (n.26/2014) indichino come prioritario l’utilizzo di metodi alternativi, le percentuali non tendono a calare.
Il numero di cavie stabulate e uccise nell’anno 2016 è stato di 611.707 contro i 586.699 del 2015. Aumenta il ricorso a conigli, cavalli, capre, topi, ratti, polli e pesci, e l’uso dei macachi, che arrivano a essere 454, contro i 224 dell’anno precedente. È proprio il ricorso all’alto numero di primati che lascia maggiormente perplessi. La Commissione Europea, infatti, ha prodotto un report molto restrittivo sull’utilizzo di questa specie animale. Spingendo l’Italia ad approvare una normativa che prevede che “si possa autorizzare l’impiego di primati non umani solo in via eccezionale”.
Un Istituto indipendente olandese, dietro richiesta dello stesso Governo, ha dichiarato “che si potrebbe interrompere l’uso delle scimmie già da subito, definendolo un modello non sostenibile, non solo per motivazioni etiche, ma anche scientifiche e legali”. Ebbene, nonostante le leggi spingano all’utilizzo di metodi alternativi e nonostante l’80% degli italiani, come dimostrato da un rapporto Eurispes 2016, abbia dichiarato di essere contrario alla sperimentazione animale, il fenomeno non si attenua.
Tra i primi a lanciare l’allarme è proprio la Lega anti Vivisezione (LAV), associazione da sempre in prima linea sul tema della sperimentazione animale. Abbiamo raggiunto al telefono la biologa Michela Kuan, responsabile del settore ricerca senza animali della Lav, per un maggior approfondimento sul tema. “Il fenomeno della vivisezione, che molti credono superato, è, purtroppo, in netto aumento. Basti guardare i dati del Ministero della Salute, ente responsabile per l’utilizzo degli animali nella sperimentazione e ricerche scientifiche. Le ultime statistiche non sono incoraggianti come non lo è il quadro generale, gli animali impiegati nella sperimentazione sono circa 611.000 nel nostro paese, si arriva a 12 milioni in Europa e 115 milioni nel mondo. Si tratta, tra l’altro, di statistiche sottodimensionate perché non includono molti invertebrati e forme lavarli e fetali. I dati indicano un grande aumento di esperimenti sui macachi, categoria di primati considerata specie protetta dal nostro decreto e che l’Europa protegge in prima linea. Ci troviamo, purtroppo, davanti a un muro di gomma che si fa fatica a superare sia dal punto di vista culturale che dei finanziamenti.
E’ proprio il tema dei finanziamenti che maggiormente preoccupa e, da un certo punto di vista, indigna. La legge italiana spinge all’utilizzo dei metodi alternativi ma non destina fondi adeguati per la ricerca. 500 mila euro sono stati i fondi stanziati dal governo italiano, e solo per tre anni, per lo sviluppo di metodi sostitutivi.
La dottoressa ci spiega, infatti, che “La Lav, da anni, si impegna affinché i fondi siano vincolati alle metodologie alternative. Abbiamo una legge italiana e una direttiva europea che vogliono e incentivano il ricorso alle alternative. E’ richiesto per legge, è prioritaria la ricerca senza animali. Tutto ciò, però, non trova un riscontro concreto in quelle che sono le statistiche e le iniziative universitarie in tema di modelli alternativi. La volontà tecnica, scientifica e legislativa cade nel vuoto e i numeri non tendono a calare”.
Gli stabulari e i laboratori che, in Italia, detengono animali a scopo di sperimentazione sono oltre 600. Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Veneto sono le regioni con il maggior numero di stabulari. Durante l’intervista telefonica Michela Kuan ci tiene a spiegare cosa sia davvero la sperimentazione animale perché, mi racconta, la maggior parte dell’opinione pubblica crede consista in semplici iniezioni e prelievi. “Sperimentazione significa innanzitutto che l’animale viene stabulato, immobilizzato e tenuto in gabbie minuscole con la mancata possibilità di qualsivoglia movimento. Vive sotto terra, non conosce luce del sole, non ha la possibilità di alimentarsi o di interagire. La sola stabulazione, pertanto, provoca violenza inaudita rispetto alla natura della specie. A tutto ciò si aggiunge l’esperimento che può consistere in lesioni craniche, fratture ossee, trapianti di organi o test di tossicità in cui l’animale ha convulsioni, paura, tremori prima della morte. Le sperimentazioni hanno, solitamente, soglia di dolore medio-alta, prolungate per giorni, settimane, mesi e non alleviate”.
Il tema del ricorso alle metodologie alternative è dunque fondamentale. La Lav, infatti, finanzia da anni molti progetti di ricerca alternativi. La dottoressa Kuan ricorda gli atenei che hanno finanziato, grazie ai fondi ottenuti con il 5 per mille, tra cui l’Università di Bologna, Genova e Pisa dove, ultimamente, è stato inaugurato il centro 3R, in cui un team multidisciplinare di ricercatori lavora con l’obiettivo comune di mettere a punto un metodo scientifico che consenta di sostituire la sperimentazione animale con altri metodi.
Michela Kuan conclude dicendo che “Mancano, purtroppo, i fondi pubblici per un cambiamento culturale ed etico, per una rinascita del nostro paese che risulta fanalino di coda in Europa. Manca l’innovazione. I metodi alternativi, prioritari per un avanzamento scientifico, non sono frutto di battaglie animaliste, ma riguardano tutti per il futuro del nostro Paese”.
Fonte immagine in evidenza: fededuepuntozero.com