Jenner e il vaiolo: storia del primo vaccino al mondo
Breve ricostruzione storica della scoperta scientifica che ha cambiato per sempre il mondo medico
Il vaiolo era una malattia insidiosa, molto spesso mortale, a carattere endemico caratterizzata dalla comparsa di pustole virulente su tutto il corpo che lasciavano deturpanti cicatrici. Dal Settecento il vaiolo ebbe in Europa un incremento con una rapidità allarmante. Tra i malati uno su sei moriva; solo a Londra si registrarono circa tremila decessi in un anno e in tutta l’Inghilterra 40mila. Nel 1746 fu aperto proprio nella capitale inglese un ospedale dedicato ai malati di vaiolo, dove si praticava la variolizzazione.
La variolizzazione
Per fortuna infatti esisteva in Oriente una pratica chiamata variolizzazione o inoculazione, che consisteva nell’aprire le pustole di un bambino affetto da vaiolo, prelevare il pus contenuto e tenerlo in un contenitore di vetro pulito fino alla persona da inoculare. Dopo di che, venivano fatti tanti piccoli tagli sulla pelle del soggetto da trattare così da provocare un lieve sanguinamento; allora il pus veniva mescolato con il sangue e la ferita coperta con il guscio di mezza noce per qualche ora. Di solito, i sintomi del vaiolo si sviluppavano nel giro di una settimana lasciando il soggetto immune. Tutti venivano colpiti nel corso della loro vita al punto che si pensava che il vaiolo fosse una naturale manifestazione dell’organismo. Il 15% circa dei malati moriva e un altro 15% portava in volto i segni caratteristici. A parte la prevenzione, non esistevano cure adeguate.
Breve storia del vaiolo
Il vaiolo era una malattia conosciuta già dai tempi del faraone Ramses V (1157 a.C.), la cui mummia sembra mostrare i segni della malattia, ed era conosciuto anche dai cinesi almeno nello stesso periodo.
Nonostante la variolazione non fosse una pratica diffusa in Europa, non significa che non si conoscesse già dai primi anni del Settecento. In quel secolo la malattia ebbe una grossa recrudescenza con l’aumento demografico delle città.
Diversi medici erano venuti a contatto con la pratica della variolazione in modo particolare da Istanbul come ad esempio il dottor Timoni, medico dell’ambasciata inglese in Turchia e Pylarini, medico al consolato veneziano. Essi perfezionarono così questa pratica che prendeva origine probabilmente dalla medicina popolare greca. Entrambi inviarono un rapporto sull’inoculazione alla Royal Society, ma l’organizzazione accolse queste prove con scarso interesse e ciò ritardò l’introduzione della stessa in Europa.
L’attivismo di lady Montagu
Una svolta venne impressa da lady Mary Wortley Montagu, moglie di quel Lord Montagu che fu ambasciatore inglese a Costantinopoli dal 1717 al 1719, e donna di grande prestigio e perseveranza.
Il 18 marzo 1718 Lady Mary, senza aver messo a conoscenza di ciò il marito che in quel periodo era presso il Gran Visir di Sophia, fece variolare il figlioletto di sei anni.
La tenacia di Lady Mary era incrollabile: ella stessa infatti dopo pochi mesi di matrimonio aveva sperimentato sulla sua pelle gli effetti tragici del vaiolo. Le cicatrici che le rimasero le deturparono il viso e la perdita delle ciglia diede al suo volto un aspetto severo e minaccioso.
Al ritorno in Inghilterra, le sue idee pro-inoculazione vennero aiutate anche dalle amicizie altolocate di cui godeva, come ad esempio quella con la Principessa di Galles, definita da Voltaire “un filosofo al trono”. La coppia reale era fortemente favorevole alla variolazione al punto che incoraggiò alcuni esperimenti umani. Perciò, chiesero a sei detenuti della prigione di Newgate di offrirsi come cavie per inoculazioni per mano dei medici del re, con la promessa della libertà se fossero sopravvissuti.
Cinque detenuti svilupparono un vaiolo lieve, ed un altro no perché aveva già contratto la malattia l’anno precedente. I giornali dell’epoca riportarono nel dettaglio questi esperimenti.
La svolta di Jenner
Il dottor Edward Jenner di Berkeley (1749-1823) è stato quel medico inglese che iniziò come attivo inoculatore per scoprire poi che il vaiolo delle vacche introdotto nell’uomo lo immunizzava dal pericolosissimo vaiolo umano.
I riconoscimenti per Jenner furono enormi. Basti pensare che il Parlamento Inglese lo ricompensò incoraggiando le sue ricerche con 30mila sterline. La cifra era per l’epoca un’enormità che, con il valore monetario attuale, corrisponderebbe a circa 11 milioni di euro.
Jenner venne sbeffeggiato in alcuni giornali del tempo che ritraevano bambini vaccinati con le corna da mucca o con le macchie tipiche del loro manto nel punto di inoculazione; addirittura vennero pubblicati dei libri che descrivevano strani risultati della vaccinazione. Oltre alla beffa, Jenner dovette subire anche le pressioni di molti medici londinesi che si coalizzarono per dipingerlo come un truffatore. Però, quando i dottori videro di poter guadagnare considerevolmente dalla vaccinazione, cominciarono a praticarla e il solo dottor William Woodville, medico inoculatore inglese dapprima diffidente nei confronti delle teorie jenneriane, nel 1802 aveva già vaccinato 7500 persone.
di Federica Albano e Gerardo Gatti (fisico sperimentale)