Una “necropoli” di frigoriferi proprio alle porte di Roma
Un terreno privato, a pochi chilometri dalla Capitale, è stato trasformato nella più grande discarica abusiva d’Italia
È stata denominata la “frigo-valley”. Una distesa di circa 60 ettari proprio alle porte di Roma, nel territorio di Bagni di Tivoli lungo il fiume Aniene. Qui, centinaia di frigoriferi giacciono abbandonati in mezzo a rifiuti di ogni genere. Si tratta di una vera e propria discarica abusiva, la più grande d’Italia.
Il terreno, di proprietà privata, in disuso da anni e occupato per lungo tempo da un insediamento rom è stato liberamente utilizzato per lo sversamento di rifiuti ingombranti e altamente inquinanti. Il Sindaco di Tivoli, Giuseppe Proietti, spiega così la questione: “Abbiamo motivo di credere che alcune aziende di smaltimento, che lavorano per le grandi catene di elettrodomestici della zona, per anni abbiano volutamente scambiato questo posto per una discarica. Recentemente abbiamo “pizzicato” sul fatto ditte anche importanti. Da quando abbiamo recintato l’area, chiudendo le vie di accesso almeno ai veicoli, gli scarichi sono decisamente diminuiti”.
L’intera vallata è, pertanto, ad altissimo rischio ambientale. Il territorio è, infatti, attraversato dal fiume Aniene e gli agenti inquinanti potrebbero aver raggiunto le falde acquifere ed esser stati trasportati per chilometri fino alla foce del Tevere. Gianni Innocenti, presidente del Circolo di Legambiente Tivoli e Consigliere comunale, racconta a tal proposito: “Abbiamo ragione di pensare che oltre a quello che vediamo in superficie, già di per sé spaventoso, lì sotto vi sia dell’altro. Siamo sicuri che in precedenza, quando sull’area insisteva lo stabilimento Stacchini per la produzione della polvere da sparo, vi fossero delle grandi vasche industriali che oggi non si trovano più. Inoltre, il sito è stato per tanto tempo preda di insediamenti abusivi e completamente incontrollato”.
“L’ipotesi – a detta dello stesso Consigliere Innocenti – è che dal 2010 gli abitanti del campo ricevevano i frigoriferi che venivano smaltiti illegalmente per poi recuperare rame e ferro“. Una delle soluzioni, nel momento in cui saranno effettivamente accertati i colpevoli, potrebbe essere la bonifica del terreno che nel 2016 è stato, in parte, acquistato dalla società Euroiset Srl. In quel caso, sorgerebbe un polo logistico. Per la bonifica e il ripristino dei luoghi sono stati preventivati dai 4 ai 10 milioni di euro, a seconda del tipo di intervento che andrà effettuato. Dal canto suo il Sindaco Proietti ha già firmato due ordinanze di bonifica e due esposti alla Procura della Repubblica. Maria Ioannilli, assessore all’ambiente di Tivoli, ha precisato: “Al più presto dovremmo avere in mano il piano di caratterizzazione dei rifiuti e potremmo capire quanto la discarica abusiva abbia contaminato il suolo”.
La vicenda, difficile già di per se, si complica ancor di più. I 60 ettari risultano essere sottoposti a un vincolo comunitario, denominato “SIC” (Sito di Interesse Comunitario). Condizione questa, che potrebbe indicare la presenza nel terreno di marmo di travertino, cosa che se accertata metterebbe a rischio l’edificabilità dell’area. Il Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, ha dichiarato: “La Regione e tutte le Istituzioni devono aiutare il Comune di Tivoli a chiudere per sempre questo vergognoso capitolo della storia degli ecoreati in Italia. Con una bonifica profonda. La discarica della cosiddetta ‘frigo valley’ si trova, infatti, in un SIC. Sopra alle falde acquifere sulfuree delle terme di Tivoli e, perfino ,a pochi passi dall’Aniene. Non possiamo più aspettare, si deve agire ora che la questione è tornata alla ribalta. Lavorando affinché il ciclo dei rifiuti nel Lazio non sia più vittima delle ecomafie e di continue illegalità”.
Lo scenario, dunque, non promette nulla di buono. Comune di Tivoli, Regione Lazio e il soggetto privato ha già dato vita ad una serie di rimpalli di competenze e trafile burocratiche che potrebbero andare avanti per anni. I frigoriferi, intanto, giacciono sull’area e minacciano l’intero territorio e la salute dei suoi abitanti.
Fonte immagine in evidenza: romatoday.it