Andrea Pazienza si racconta
Dal 25 maggio Roma ospita un evento straordinario dedicato a uno degli artisti più rappresentativi del nostro Paese: Andrea Pazienza. Le sue opere esposte al Mattatoio
Chi non sarà già a Roma tra il 25 maggio e il 15 luglio, troverà comunque un giorno e un modo per arrivarci, e ammirare, così, l’arte unica di Andrea Pazienza. A trent’anni dalla sua scomparsa, grazie ad Arf! Festival e Napoli Comicon, con la collaborazione dei familiari dell’artista nativo di San Benedetto del Tronto, come Marina Comandini e Mariella Pazienza (rispettivamente sua moglie e sua sorella), si avrà la preziosa possibilità di lasciarsi trasportare dal mondo di Pazienza. La mostra, “Andrea Pazienza, trent’anni senza“, avrà luogo presso il Mattatoio di Testaccio.
Le opere esposte sono 120, da “Aficionados” a “Tormenta”, da “Le straordinarie avventure di Pentothal” a “La leggenda di Italianino Liberatore”, omaggio al suo amico Tanino Liberatore, conosciuto a Pescara, dove si trasferisce all’età di 12 anni per studiare. E, ancora, “Astarte”, “Perché Pippo sembra uno sballato” e “Gli ultimi giorni di Pompeo“. Quest’ultima opera, in particolare, è considerata da molti come il testamento artistico di Pazienza, visti i tanti riferimenti alla sua vita personale (Pompeo sembra essere, infatti, Andrea stesso).
Leggere, toccare o anche solo guardare le opere di Andrea Pazienza significa non solo conoscere, entrare in contatto con uno dei più grandi fumettisti che il nostro Paese abbia avuto, ma ritornare indietro nel tempo per vivere, così, ciò che lo stesso Andrea ha vissuto, addentrarsi in quel mondo facendolo diventare, dunque, parte del proprio.
È ciò che avviene, ad esempio, con “Le straordinarie avventure di Pentothal”, dove si può respirare l’aria delle contestazioni che nascono intorno al movimento del ’77 di Bologna, città in cui vivrà dal 1974 a seguito dell’iscrizione presso il DAMS. È proprio in questo periodo che ha modo di incontrare artisti come Freak Antoni, Enrico Palandri e Pier Vittorio Tondelli, che ricorda Pazienza come colui che “è riuscito a rappresentare in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del ’77 bolognese“.
Paz: pittore, fumettista, satirico, illustratore, scenografo, insegnante. Oltre ad essere tra i fondatori del mensile Frigidaire, collabora con riviste come Linus e Frizzer, realizza videoclip come per “Michelle” dei Beatles per un programma Rai e copertine di dischi come per “S.o.s. brothers” di Enzo Avitabile. È sua la firma per alcuni manifesti cinematografici come “La città delle donne” di Federico Fellini o, ancora, la collaborazione per la sceneggiatura de “Il piccolo diavolo” di Roberto Benigni, che gli dedicherà l’intero film uscito postumo.
“Andrea Pazienza era l’albero del paradiso. Ci ha fatto intravedere la bellezza e poi ha chiuso tutto, però ci ha lasciato dei frutti proibiti e noi ce li siamo mangiati, li abbiamo assaporati. Ci resta una grande voglia di vedere compiute le storie incompiute, chissà cos’altro ci avrebbe potuto regalare. Andrea era vicino a tutte le età; poteva essere un bambino e un vecchio, una donna e un uomo, un animale o una biro. Era eclettico ed anche molto bello: aveva la gioia di vivere negli occhi. Era il capostipite di una grande scuola che non ha avuto poi nessun allievo prediletto perché era inimitabile, un talento irripetibile“: a parlare è lo stesso Benigni.
Attraverso questa mostra, dunque, si potrà conoscere, o conoscere meglio, il genio “inimitabile” di Andrea Pazienza, ed è solo uno dei motivi per cui è un evento da non perdere.
Giorgia Cecca
Fonte immagine in evidenza: facebook.com/andreapazienzafanpage