Spagna, finisce l’era Rajoy

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A seguito dello scandalo corruzione che ha travolto la Spagna, è giunta al termine la politica di Rajoy e del Partito Popolare. Inizia, dunque, una nuova era

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Il passaggio di consegne tra Mariano Rajoy (a destra) e Pablo Sánchez, nuovo Primo ministro spagnolo (fonte immagine via Twitter/https://twitter.com/rivistailmulino)

Con 180 voti a favore, 169 contrari e un’astensione, è stata approvata la mozione di sfiducia contro Mariano Rajoy, ormai ex capo del governo spagnolo. Si apre un nuovo capitolo per la Spagna, che vede a capo il leader socialista Pedro Sánchez. Davanti ad altre mozioni presentate in passato, tra cui una risalente allo scorso anno, questa è la prima, negli ultimi quarant’anni di democrazia spagnola, ad aver trovato il consenso del parlamento iberico.

Dietro la caduta di Rajoy e del suo partito vi è il caso Gürtel, quello che alcuni hanno definito la “tangentopoli spagnola”: finanziamenti illeciti, tangenti per appalti, riciclaggio, traffici di influenze, malversazioni e reati fiscali che hanno visto al centro proprio il Partito Popolare e il premier spagnolo. Tra gli imputati, inoltre, anche l’ex tesoriere del partito Luis Bárcenas (33 anni di carcere, la condanna): risalgono a qualche anno fa le dichiarazioni dello stesso al giudice Pablo Ruz circa gli 11,6 milioni di tangenti e donazioni di cui aveva beneficiato il PP, i 42 milioni su conti svizzeri, statunitensi e uruguaiani di cui era in possesso e gli appunti sulla contabilità irregolare del partito e, dunque, i pagamenti fatti ai dirigenti – tra cui Rajoy, che dal 1997 avrebbe beneficiato di 350 mila euro.

La sentenza emanata dai giudici dell’Audiencia Nacional parla chiaro: un finanziamento illegale di attività e azioni politiche per i candidati durante le campagne e le precampagne elettorali. Si tratta, infatti, delle elezioni municipali del 2003 a Pozuelo de Alarcón e a Majadahonda.

La cessione del potere nelle mani di Pedro Sánchez era sicuramente evitabile: Rajoy, infatti, avrebbe potuto dimettersi e mantenere la carica solo per gli affari correnti – almeno fino alla convocazione del voto anticipato o all’indicazione di un altro premier da parte del re Felipe. Non è andata così. Anzi, oltre ad aver sottovalutato la condanna per il caso Gürtel, l’ormai ex premier iberico non ha tenuto conto del fatto che sicuramente i baschi avrebbero appoggiato la parte a lui opposta – quella di Sánchez, appunto – diventando così decisivi. Ed è andata proprio così: la mozione presentata dai socialisti è stata appoggiata dal PNV (che, tra l’altro, aveva appoggiato la legge di bilancio presentata dal partito di Rajoy in Parlamento), da Unidos Podemos (l’alleanza di sinistra che comprende Podemos e i comunisti di Izquierda Unida), dai catalani di ERC e del PDeCAT e, infine, da formazioni minori quali Compromìs, EH Bildu e Nueva Canarias.

Ecco com’è stata decretata la fine del governo conservatore. In questi giorni, mentre diversi dirigenti del PP vorrebbero che Rajoy si mettesse da parte per la nomina di un nuovo presidente, in molti si pongono domande sull’ipotetica durata del nuovo governo presieduto da un socialista.

Giorgia Cecca

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