Aborto legale, l’Argentina è davvero pronta?
Dopo l’approvazione della legge alla Camera per soli due voti, per l’introduzione dell’aborto legale in Argentina si attende il dibattimento al Senato, che si prospetta altrettanto combattuto
Il primo passo per la legalità dell’aborto in Argentina è stato compiuto ma rischia di essere solo un passetto, molto corto, che lascia tanta incertezza per il prosieguo del cammino. Dopo oltre 23 ore di dibattito, una nottata di virate e voltagabbana, di manifestazioni pro e contro nelle piazze, la Camera dei Deputati (Camera Bassa) lo scorso Giovedì ha approvato la proposta di legge. Con scarto minimo: 129 voti a favore, 125 contro ed un’astensione.
L’approvazione definitiva, adesso, spetta al Senato che ha una conformazione sicuramente più conservatrice al proprio interno: molti membri, infatti, nei giorni che hanno preceduto la discussione alla Camera Bassa avevano anticipato la loro contrarietà. Una breccia possibilista, tuttavia, si sta aprendo anche nella Camera Alta: l’alleanza tra Partito Giustizialista e Fronte per Vittoria – formazione dell’ex Presidentessa Cristina Kirchner – dovrebbe fare blocco per il “si”. La votazione è prevista entro il mese di Settembre.
Il dibattimento della scorsa settimana è stato intenso e teso: l’argomento ha diviso le parti politiche, ad eccezione del fronte di sinistra, che ha sostenuto in blocco l’approvazione. E decisiva è stata la conversione dell’ultimo momento di tanti deputati dell’ala più conservatrice. Uno su tutti, Fernando Iglesias, esponente di Cambiemos, partito del Presidente: “Siamo ‘Cambiemos’!, dobbiamo promuovere il cambiamento, non consacrare lo status quo. In Nord America, Asia, Europa e Australia – ha continuato – l’aborto è già legale. I Paesi latinoamericani (con l’eccezione uruguagia) ed africani sono gli unici a proibirlo ancora. Paesi dove diseguaglianza e violenza di genere hanno tassi più elevati”. Ha ovviamente preso le distanze dall’esito del voto la Conferenza Episcopale Argentina, che attraverso un comunicato ufficiale ha fatto sapere che “In quanto argentini siamo addolorati da questa decisione”.
Il tema dell’aborto non è sconosciuto alla politica argentina: dal 1983, anno di ritorno alla democrazia, è stato argomento di discussione per ben sette volte, senza riuscire a diventare progetto di legge. Mentre si è potuto legiferare sul matrimonio omosessuale (2010) e l’identità di genere (2012), la legalizzazione dell’aborto ha sempre subito la pressione di conservatori e cattolici.
Ora, forse, si comincia a respirare aria di cambiamento, soprattutto grazie alla spinta del movimento femminista che, sulla scia di “ni una menos” contro la violenza di genere, ha intrapreso lotte per i diritti civili delle donne. Tanto che, questo inverno, il Presidente conservatore Mauricio Macri, proprio sulla spinta dell’opinione pubblica ha dovuto accordare la possibilità di dibattere la proposta di legge, assicurando di non interferire o porre alcun veto in merito nonostante il suo noto disaccordo.
Attualmente, in Argentina, abortire è illegale – tranne che in caso di subita violenza o di rischio per la salute della donna. Secondo la legislazione del 1921, chi infrange la legge è punibile fino a 4 anni di reclusione. Secondo la nuova normativa sarà legale abortire entro le prime 14 settimane a proprio discernimento; in seguito, invece, solamente nei casi già previsti.
La condizione di illegalità della pratica ha creato, come prevedibile, una situazione di alto rischio per le donne argentine, costrette a ricorrere all’aborto clandestino e, quindi, mortalmente rischioso. I numeri presentati dai legislatori favorevoli parlano di 500 mila aborti illegali annui, 50 mila ricoveri per gravi complicazioni e quasi una cinquantina di decessi. “Non si tratta di una questione di fede religiosa, ma di un tema di salute pubblica” è stato tra gli argomenti principali sostenuti nel dibattimento.
L’intera nottata di discussione è stata vegliata dalle parti sociali coinvolte, con migliaia di persone scese piazza davanti al Parlamento, che hanno manifestato sostenendo le proprie posizioni di “Aborto legale subito” e “Non mi uccidere” in un clima concitato ma assolutamente pacifico.
E se si prefigura una nuova discussione all’ultimo respiro anche per la seconda fase di approvazione, ugualmente combattuta è l’opinione pubblica: a poche ore dall’approvazione della legge, la società di studi sociali IROL/Berensztein ha indetto un sondaggio a livello nazionale in merito al consenso verso l’aborto volontario. Anche in questo caso passa il “si”, soprattutto tra la popolazione più giovane e femminile, ma solo con il 55% .