L’assetto idrogeologico delle nostre città fa acqua da tutte le parti
L’impatto del cambiamento climatico al centro dell’ultimo dossier di Legambiente. Un’ondata di eventi meteorologici estremi e inaspettati che ogni anno mettono in ginocchio decine di città italiane
I cambiamenti climatici e gli impatti che hanno sul territorio e sulle nostre città sono temi ampiamente dibattuti. Ai quali, però, sembra sempre più difficile trovare soluzioni efficaci. L’Italia, infatti, è ormai in balia di ondate di calore improvvise, alluvioni, siccità e mareggiate.
A rilevarlo è l’ultimo dossier di Legambiente, “Sos acqua: nubifragi, siccità, ondate di calore. Le città alla sfida del clima”, realizzato in collaborazione con Unipol gruppo. Lo studio in questione sottolinea come le città italiane siano, da anni, in balia di fenomeni meteorologici sempre più estremi e devastanti. Con gravi ripercussioni sui territori e sulla salute dei cittadini. Una mappa interattiva dell’osservatorio“Cittaclima” raccoglie, inoltre, tutte le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici. Al centro del report il tema dell’acqua, risorsa preziosa e necessaria, che può diventare fattore di rischio e allo stesso tempo bene comune prezioso che va preservato da sprechi e dispersioni.
I dati raccolti indicano che, dal 2010 a oggi,i comuni colpiti dall’instabilità climatica sono stati 198. Che si sono verificati 340 fenomeni meteorologici estremi, con 109 casi di danni a infrastrutture dovuti a piogge intense. Secondo i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) 157 sono state le vittime di maltempo e oltre 45 mila quelle evacuate. Il 2017 è stato, di contro, anche l’anno record per il caldo. Siccità e fortissime ondate di calore, che hanno coinvolto 23 città italiane, causando 23.880 morti. I principali bacini idrografici italiani: Po, Adige Arno e Tevere hanno, pertanto, registrato una riduzione complessiva del 39,6% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. Il Lago di Bracciano, in particolare, ha rilevato un abbassamento di 160 centimetri.
Edoardo Zanchini,Vicepresidente nazionale di Legambiente, ha spiegato che “l’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. La mappa del rischio climatico di Legambiente rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio.
L’Italia non è tutta uguale di fronte ai rischi del cambiamento climatico, esistono, infatti, situazioni e rischi differenti tra le Regioni e le città, anche perché uno stesso fenomeno può provocare impatti diversi in funzione delle caratteristiche idrogeologiche dei territori coinvolti e anche di quanto e come si è costruito.
Ed è per queste ragioni che occorre accelerare il passo nelle politiche climatiche, superando la frammentazione di interventi tra i diversi Ministeri, attraverso una cabina di regia sulle strategie climatiche, in capo al Governo, e un regolamento per l’adattamento al clima nelle città che stabilisca regole chiare e vincolanti per evitare che si ripetano nelle aree urbane tragedie per colpa di edifici e spazi pubblici realizzati in luoghi sbagliati e impermeabilizzando i suoli”.
L’Italia, si sa, è un Paese a elevato rischio idrogeologico per sua stessa morfologia. Secondo l’Ispra, infatti,sono 7.145 i comuni italiani (pari all’88% del totale) qelli uche hanno almeno un’area classificata a elevato rischio idrogeologico. Sono, invece, oltre 7 milioni gli italiani che vivono o lavorano in queste aree. Nonostante ciò, il 9,3% dei Comuni (136 amministrazioni) ha dichiarato di aver edificato anche nell’ultimo decennio in aree a rischio. Dati che preoccupano ed evidenziano quanto necessario sia un intervento mirato per garantire la sicurezza del territorio.
Per Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente, “Per concretizzare la lotta ai cambiamenti climatici occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani attraverso nuove strategie, risorse economiche e un indirizzo forte a livello nazionale.
I tradizionali interventi strutturali devono lasciare sempre più spazio a nuovi piani che tengano conto di equilibri climatici ed ecologici complessi. Il Paese ha bisogno di accelerare nelle politiche di mitigazione del clima e di riduzione del rischio sul territorio, ancora troppo frammentate, per invertire la curva delle emissioni di gas serra come previsto dall’Accordo di Parigi.
Ma prima di tutto vanno preparati i territori, le aree agricole e le città. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo di competenze tecnologie per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone”.
In Europa l’attenzione ai cambiamenti climatici, già da tempo, è diventata una priorità concretizzatasi nell’approvazione di piani specifici sul clima che hanno condotto a ottimi risultati. Tra le città più virtuose figurano Copenaghen, Barcellona e Rotterdam. Un plauso va anche alle città di Bologna, Treviso e al piccolo comune sardo di Posada, che sono riuscite a applicare piccoli accorgimenti per la tutela del territorio nel contrasto ai cambiamenti climatici.
Priorità, dunque, assume nel nostro Paese la realizzazione di una strategia di governo mirata a coordinare interventi specifici attraverso l’applicazione di un Piano Nazionale di adattamento al clima e messa in sicurezza delle città.
Fonte immagine in evidenza: adnkronos.com