Messico, inizia l’era Obrador
Il leader di Morena punta su una politica di austerità economica burocratica e di investimenti sul petrolio per rilanciare il Paese
Il Messico ha scelto di riporre le proprie speranze di ripresa virando a sinistra, scegliendo come Presidente della Repubblica Federale Andrés Manuel López Obrador. Il leader di “Morena” – Movimiento de Regeneración Nacional – ha ottenuto il 53% delle preferenze: si tratta di un risultato storico, sia per la percentuale che per la direzione che delinea. Morena, inoltre, ha conquistato anche Città del Messico e diverse province: una fiducia diffusa, che va a scapito dei due partiti che sino ad oggi si erano contesi lo scenario politico messicano – il Partito Rivoluzionario (PRI) dell’uscente Enrique Peña Nieto, che ha candidato Antonio Meade e il PAN, sostenuto da Ricardo Anaya. I due principali concorrenti non sono andati oltre, rispettivamente, il 16% ed il 22%. Il Messico, deluso e frustrato dalle aspettative non realizzate dall’ultimo governo, ha cambiato strad, con la speranza di riprendersi dalla crisi socio-economica in cui ristagna da anni.
Corruzione, sicurezza, povertà e diseguaglianze sociali sono le piaghe che affliggono il Paese e rappresentano le priorità del futuro governo. Basti pensare che, attualmente, almeno 14 ex governatori sono sotto indagine per corruzione e che, solo nel 2017 le morti violente sono state oltre 25 mila. A fronte di numeri di uccisione così importanti, il tasso di impunità resta sensibilmente alto, cosa che rende maggiormente drammatica la percezione di pericolo e insicurezza personali. Parallelamente, sarà fondamentale gestire le relazioni con gli Stati Uniti – ultimamente tanto delicate per confini e migranti, soprattutto in vista della rinegoziazione degli accordi del Nafta, in cui è coinvolto anche il Canada, per la circolazione del libero commercio.
Per la risalita, il neopresidente “Amlo” punta su una politica di austerità che, però, dovrà pesare sull’Amministrazione Pubblica e non sul cittadino – per il quale, invece, dovrebbero arrivare buone notizie in tema di sgravi fiscali. Già in campagna elettorale Obrador aveva promesso di inaugurare i tagli su diversi privilegi: rinuncerà alla residenza presidenziale di Los Pinos, all’aereo privato, alla scorta e dimezzerà il proprio stipendio. La burocrazia sarà smaltita del 50%: uffici, delegazioni e segreterie federali saranno ridotte allo “stretto necessario”, mentre si dirà addio a cerimoniali diplomatici, familiari accompagnatori. Una razionalizzazione della spesa pubblica che verrà formalizzata nella futura Legge Organica di Amministrazione Pubblica Federale e che comporterà un progressivo dimezzarsi dei compensi dei funzionari pubblici. La previsione di risparmio è d 132 miliardi di pesos.
In materia economica, Obrador punta ad una crescita del 4% – il doppio rispetto alla gestione Nieto. La strada da percorrere sarà il petrolio. Sono pensati investimenti in altre due nuove raffinerie e nel rafforzamento delle sei già presenti: lo scopo di questo sforzo è rendere l’approvvigionamento di petrolio indipendente dall’acquisto agli Stati Uniti.
In ambito fiscale, la nuova politica sembra ancora più ottimista: non sono previsti aumenti di tasse, l’investimento pubblico sarà portato al 5% per arrivare ad un 25% del Pil locale. Provvedimenti positivi, come dicevamo, saranno presi per lavoratori e pensionati: entro il 2024 stipendi e pensioni verranno più che raddoppiati – attualmente sono tra i più bassi dell’America Latina.
Per quanto riguarda il delicato problema della sicurezza, già durante la sua prima uscita ufficiale Amlo ha annunciato una “Trasformazione pacifica del Messico”. Una delle prime leggi su cui lavorare sarà quella di Amnistia, che verrà proposta quanto prima al Congresso e che sarà definita secondo le indicazioni degli accordi internazionali. Di immediata attuazione la creazione di poli o fori, che avranno come attenzione la sicurezza pubblica e la lotta al crimine organizzato.
Si tratta di entità composte da esperti in diversi settori – dal legale al religioso passando per l’umanitario – con lo scopo di trovare ed attuare soluzioni socio-economiche per la pacificazione del Paese. Un ulteriore obiettivo in ambito sicurezza sarà quello di sostituire i militari nelle strade con le forze di polizia, riequipaggiandole: sostituzione che, in una prima previsione, potrà avvenire nel giro di tre anni.
In questo periodo di transizione, López Obrador sta definendo il gabinetto. I primi nominativi sembrano essere quello di Alfonso Durazo, alla Segreteria della Sicurezza Pubblica, Olga Cordero alla Segreteria di Governo Carlos Urzua ministro dell’Agricoltura, Graciela Marquez all’economia, Esteban Barragan all’Educazione e Alejandra Guerrero alla Cultura. Jesus Seade sarà il negoziatore nei trattati con Canasa e USA. L’importante carica di Consigliere di Stato per l’Estero è stata assegnata a Marcelo Ebrard, politico di matrice democratica che tra il 2006 ed il 2012 è stato alla guida del Governo del Distretto Federale.
Obrador si è guadagnato la fiducia del Messico promettendo che “Da Panamà al Rio Bravo tutti avranno opportunità di lavoro, senza necessità di emigrare. Creare opportunità è il nostro obiettivo principale”.
Potrà mantenere l’impegno dal prossimo 1° Dicembre, giorno di ufficiale entrata in carica.