La persona giusta? Non esiste. E il romanticismo ci rovina solo la vita
Nel suo libro “Il corso dell’amore” (Guanda) Alain de Botton cerca di raccontarci, a modo suo, la verità sull’amore
Mi è capitato recentemente, o forse mi capita da sempre, di chiudermi a riccio, mettere il broncio e sperare che “la persona” capisca tutto quello che provo in quel preciso momento, il mio astio, la mia rabbia, la mia delusione, senza che io emetta una singola parola.
È un errore di tante persone credo. Sicuramente per Alain de Botton è uno dei grandi problemi di coloro che rientrano nella categoria dei “romantici”. De Botton è un filosofo del quotidiano che da oltre vent’anni si occupa di raccontare la tematica complicata dell’amore, ma non solo, nel modo più chiaro, semplice e diretto possibile. Nonché guru spirituale di tanti lettori in cerca di risposte.
Aveva iniziato nel 1993 con Esercizi d’amore, che allora divenne un vero e proprio fenomeno letterario. Riprende il discorso dodici anni dopo con il suo nuovo romanzo “Il corso dell’amore” (sempre edito da Guanda) e lo fa nel modo più onesto.
Quello che colpisce è di De Botton è la capacità di farti attraversare nel corso della sua arringa fasi che vanno dall’abnegazione, alla rassegnazione, alla quasi accettazione delle sue cocenti conclusioni.
Questi sono solo alcuni dei vari stati d’animo vissuti nel corso della presentazione del libro, svoltasi nel settembre 2016 presso Nonostante Marras, lo splendido concept store del celebre stilista sardo nel cuore della Milano più hipster. In un dialogo a due con Luca Sofri, direttore de Il Post, De Botton ci guida alla scoperta della genesi del nuovo romanzo, volto in particolar modo a smantellare uno dei più grandi spauracchi della storia e di tutte le civiltà: il romanticismo.
Essere romantici ci distrugge, afferma de Botton. E i motivi sono piuttosto chiari, quantomeno a lui, su di me continuo a nutrire seri dubbi. “Il romanticismo ci dice che un giorno incontreremo la nostra anima gemella, la persona perfetta per noi. E che questo rapporto, così come l’amore, durerà per tutta la vita. Niente di più errato”. La premessa appare fin da subito piuttosto chiara. L’autore incalza il pubblico rovesciandogli addosso la prima di tante (troppe) tristi verità della serata: “Molte storie finiscono male per colpa del romanticismo”. Quest’uomo è un pazzo penso. Eppure è impossibile non ritrovarsi nelle motivazioni che de Botton dà a sostegno della sua teoria.
“Vedete – spiega con fare bonario – secondo il romanticismo l’amore è l’incontro di due persone speciali. Due angeli. Falso: ogni persona è danneggiata e imperfetta, pazza a modo suo. Bisognerebbe conoscere molto bene se stessi, prima di decidere di conoscere qualcun altro”. Insomma a un primo appuntamento bisognerebbe subito chiedere alla persona che abbiamo di fronte: “Io sono pazzo per questi motivi, tu per quali?”.
Se in questo momento vi sta passando di fronte tutta la photogallery dei vostri amori passati e la pazzia che ha caratterizzato ogni soggetto… è comprensibile. Credo sia stata la reazione di tutti noi presenti lì.
Alain non risparmia alcun stereotipo con il quale ci siamo ingozzati (accompagnati da barattoli di Nutella prima che arrivasse l’onda bio/vegana/no olio di palma) negli nostri anni disperati di singletudine e non. Uno di questi è la presunzione secondo la quale il partner debba amare tutto di noi, comportando l’incapacità reciproca a muovere delle critiche all’altro. Secondo de Botton infatti, le vere storie d’amore sono quelle dove due persone riescono a criticarsi senza problemi. Perché l’amore è questo: accettazione. Ripetiamolo in coro: accettazione.
“Il corso dell’amore” è la storia di una coppia molto romantica, che scopre come il romanticismo stia logorando il loro rapporto. Così in una sorta di crescita personale, Rabih e Kirsten i due protagonisti imparano ad amare e amarsi nuovamente. Perché come ci dice de Botton “l’amore è una competenza che bisogna imparare”. Liberandoci possibilmente di sovrastrutture dannose quali la ricerca della fantomatica persona giusta. Che per Alain non esiste.
“La cultura moderna si basa su questa spasmodica ricerca. Rompiamo così rapporti, pensando di aver conosciuto e beccato il tipo sbagliato. L’amore invece è sotto molti punti di vista un atto di generosità, che trasforma le difficoltà che possono esserci in ogni storia in qualcosa di più comprensibile. Tradurre correttamente quello che gli amati dicono quando parlano, l’amore non è altro che applicare questa generosità a questo gesto di traduzione.”
È per questo che bisognerebbe sempre comunicare con il proprio compagno, evitando di rimuginare e trattenere i pensieri per la paura di restare feriti. Oppure esplodere diventando aggressivi. De Botton ricorda che nessuno si comporta in modo tanto orribile quanto noi stessi con la persona amata, perché quando questa ci delude diventiamo furiosi ripensando a quanto avevamo investito.
Invece basterebbe accogliere gli insegnamenti da parte del nostro partner, accettarne le critiche e le opinioni, non solo in virtù del rapporto che ci unisce, quanto per il fatto che forse è proprio la persona che meglio ci conosce, nel bene e nel male. Senza dimenticare che nel dare insegnamenti non bisognerebbe mai umiliare l’altro, perché rabbia, ferite ed umiliazioni spesso sono la causa del tradimento. Ecco non la taglia 40 dell’altra, ricordiamocelo.
Ma soprattutto, ed è qui che de Botton “sconvolge” mezza platea: bisognerebbe vivere l’amore come quella capacità che ci spinge a trovare buone spiegazioni per i comportamenti cattivi del nostro partner. Esattamente come fanno i genitori con i propri figli. Questo perché se pensiamo che i nostri partner siano degli adulti, stiamo commettendo un grosso errore.
“Una delle scoperte di psicanalisi è quella secondo la quale non superiamo mai del tutto la nostra infanzia. Un essere umano ha la capacità limitata di tenere sotto controllo la ragione, per metà siamo creature non razionali. Questo vale anche per l’amore, il nostro partner è un essere umano fragile e dobbiamo cercare di essere generosi nell’accettarlo così com’è”.
Bene, fino a qui tutto chiaro. Però… c’è un però, come ben sottolinea anche Luca Sofri. Il libro è costellato di una serie di aneddoti che fanno percepire la presenza di traumi infantili in entrambi i protagonisti. Secondo il pensiero di de Botton quindi, dovremmo cercare di capire le esperienze passate del partner ed essere più indulgenti, in modo tale che le cose possano andare meglio nella coppia. Ma questo approccio vale davvero per tutti? Possibile che non ci siano “stronzi” a questo mondo, ma solo dei grandi incompresi? O magari ci sono e li incontro sempre io, ma questa è un’altra storia (mia e del 90% della popolazione femminile).
Alain su questo si sbottona poco, ma spiega che il libro è proprio un tentativo di avvicinare tra loro personaggi percepiti come mostri e scoprire che poi in fondo non sono davvero così.
Ma è soprattutto un romanzo che spiega come sia difficile amare. E che spiega il perché continuiamo a vivere con il nostro partner anche se è complicato, che a volte ci sposiamo semplicemente perché una buona idea non scappare davanti alle difficoltà. Capiamo che restare è un bene, che il matrimonio non è altro che una prigione nella quale ci siamo rinchiusi volontariamente buttando via la chiave. Perché abbiamo capito che bisogna pur crescere con qualcuno. Ecco “Il corso dell’amore” non è altri che una storia di due persone che crescono insieme. E forse è questa la parte più complicata e affascinante di questo viaggio.
“Il corso dell’amore“
Alain de Botton
Guanda, 2016
pp.256, euro 18
Alessia Carlozzo
*articolo aggiornato al 26 luglio 2018