Come un giovane uomo: l’esordio narrativo di Carlo Carabba
La fine dell’adolescenza emotiva attraverso la dura prova di un lutto è al centro del primo romanzo in prosa di Carlo Carabba, “Come un giovane uomo”, finalista al Premio Strega 2018
La fine delle illusioni e la presa di consapevolezza della propria mortalità ci consegnano all’età adulta ci suggerisce il poeta Carlo Carabba nel suo primo romanzo di narrativa, Come un giovane uomo, edito da Marsilio. Per Carlo protagonista del romanzo e Carlo autore è il lutto di una cara amica a simboleggiare quella linea d’ombra che tutti siamo chiamati prima o poi superare, pena il rimanere come quei boccioli che per aver procrastinato a lungo lo sbocciare, sono poi marciti.
La vicenda narrativa ricalca quella personale dell’autore e Come un giovane uomo si inscrive tra il memoir e l’autofiction. Il viaggio nella memoria di quest’opera, il labirinto narrativo che costruisce e la verità emotiva che lo percorre sono tali da aver collocato Come un giovane uomo tra i finalisti del Premio Strega 2018.
L’opera è smilza ma molto densa e rivela la formazione colta dell’autore e l’attitudine all’analisi chirurgica e profonda. Carabba è anche figlio del suo tempo e dissemina tra le pagine riferimenti a Eta Beta, The O.C., Lost, che diventano i puntelli che lo ancorano a una realtà condivisa con i suoi pari, dai quali, per molti altri versi, si sente distante.
Non è una lettura facile, ma questo non ne pregiudica la bellezza. La trama è minimale, un trampolino per immergerci nei pensieri dell’autore. Un’immersione avventurosa che può lasciare senza fiato, perché i numerosi piani narrativi e i periodi lunghi creano dei gorghi nei quali potremmo impigliarci.
Sulle pagine del libro scorre un flusso di coscienza pacatamente spietato che porta a galla rimpianti, ricordi, rimorsi lasciando un sensazione malinconica. Come non addolorarsi un po’ pensando alle tante versioni di noi che avrebbero potuto strutturarsi e che invece sono state sacrificate man mano che facevamo delle scelte al posto di altre? Quello-che-poteva-essere-e-non-è-stato, quella fantasia di onnipotenza proteiforme propria dell’adolescenza cede il posto alla consapevolezza della propria dolorosa finitezza e caducità, il risveglio sul «suolo duro e concreto della realtà» dell’essere adulti.
L’incipit di Come un giovane uomo è impalpabile, ha a che fare con una memoria felice d’infanzia, la neve che cade su Roma. Carlo, vent’anni dopo quell’ovattato ricordo bianco, spera che possa verificarsi ancora quella stranezza meteorologica sopra la Capitale. Nell’attesa che l’evento si ripeta scopriamo gli amici, gli amori, i familiari, l’universo affettivo e quotidiano di Carlo, che è sempre filtrato dalla riflessione, e l’effetto è frammentato, silenziato, distante.
La sensazione è che tutti i personaggi che compaiono sulla scena, dai genitori alle nonne agli amici, siano figure sullo sfondo, un po’ distanti, come se il nucleo profondo del protagonista fosse protetto, schermato dall’immediatezza della realtà. Un po’ come la neve tanto amata che può essere letta come un cuscinetto che con il suo biancore attutisce e cancella i dettagli e le asperità, dando una parvenza di omogeneità alla realtà. Il giorno in cui finalmente la neve torna a imbiancare Roma non si verifica la catarsi tanto attesa e Carlo non trova il sollievo felice che immaginava di dover sentire
«Mi sforzavo di figurarmi ciò che avrei dovuto provare in quel momento e non avevo idea di quello che effettivamente provavo, turbato e sorridente, totalmente sordo ai miei sentimenti».
La neve segna una cesura, ma in negativo, perché mentre Roma si copre di fiocchi di neve la sua amica d’infanzia Mascia ha un incidente che prima la conduce in coma e poi alla morte. Il giorno del funerale, poi, Carlo è costretto ad andare a Milano a firmare il suo primo vero contratto di lavoro, suggello dell’ingresso nell’adultità. La costante del libro sono i dubbi di Carlo che avverte uno scarto tra quello che sente e quello che dovrebbe sentire, in un movimento che mostra lo smarrimento che accompagna la nascita di un’identità, segnata da domande sul senso degli elementi basilari della vita: l’amore, gli affetti, il dolore, i rapporti tra pari, sentirsi adeguati o meno, capire il proprio posto nel mondo.
Il viaggio della memoria che ci propone Carlo Carabba con Come un giovane uomo è anche una riflessione sul desiderio, il piacere di desiderare e la delusione che spesso fa seguito al suo soddisfacimento. Lo dichiara con Wile E. Coyote, emblema del desiderio puntualmente frustrato che diventa anelito, principio organizzatore che dà senso a un’esistenza. Perché se mai Wile E. Coyote riuscisse a catturare Road Runner, che cosa gli rimarrebbe una volta persa la principale ragione di vita? L’uomo è una macchina desiderante e il desiderio è un ottimo carburante per farla andare avanti. Certo il desiderio è una materia ad alta deperibilità di cui cantava Cat Stevens citato in esergo con due righe di Father and Son: For you will still be here tomorrow / but your dreams may not.
Come un giovane uomo merita una lettura attenta perché tra le pagine possiamo trovare dei frammenti in cui rispecchiarci.
Carlo Carabba
Come un giovane uomo
Marsilio
pp. 174