Il ritorno di Ovidio a Roma (questa volta in mostra)

Tempo di lettura 4 minuti
Alle Scuderie del Quirinale di Roma la mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie, curata da Francesca Ghedini. Esposte opere che, attraverso i secoli, ripercorrono le Metamorfosi e l’Ars amatoria, scritti valsi al poeta l’ammirazione universale. Da Tintoretto a Botticelli, i contributi arrivano da molti musei d’Europa, dagli strumenti di artisti attratti dalle gesta cantate da Ovidio. Un viaggio nell’eternità della sua fama letteraria

Locandina della mostra

Arrivati in cima alle scale, entrati nella prima sala oltre la volta, c’è ad attenderci un tripudio di luci colorate. Sono scritte in latino, tradotte in inglese: blu, gialle, rosse. Una dice “Omnis amans militat”, chi ama combatte. È la mostra Ovidio – amori, miti e altre storie, nelle belle stanze delle Scuderie del Quirinale a Roma, che accoglie il visitatore con l’installazione firmata Joseph Kosuth. E lo circonda subito del regalo più grande che lo scrittore latino ha fatto alle generazioni future: le parole della propria poesia, quei versi gnomici che non è raro utilizzare ancora come consigli di quotidianità.

Publio Ovidio Nasone (43 a.C. – 8 d.C.) era, prima che un poeta e uno scrittore, un profondo conoscitore del proprio tempo. Con l’Ars amatoria e le Metamorfosi volle mostrare ai romani il loro riflesso, coinvolgendoli con i suoi scritti utilizzando il comandamento del “docere, movere, delectare” (insegnare, emozionare, divertire). La curatrice dell’esposizione romana, Francesca Ghedini, parla di una necessità nel raccontare l’importanza di Ovidio intatta come al tempo delle prime diffusioni. Lasciando le opere di innumerevoli artisti nel corso dei secoli, parlare con la loro presenza della sua grandezza. Dipinti, statue, orpelli e manoscritti antichi provenienti dai musei di tutta Europa, riuniti tra le pareti delle Scuderie per parlare di una fama che sopravvive alla tirannia del tempo.

Leda e il Cigno, Museo archeologico nazionale di Venezia

La mostra, divisa in due parti concettuali, comincia raccontando l’Ars amatoria. Tre tomi che lo scrittore di Sulmona dedicò all’amore in tutte le sue forme, ricco di consigli utili e di qualche rimedio spudorato. Regina della sezione è, senza dubbio, la splendida Venere botticelliana. La figura delicata e angelica, coperta solo dai capelli biondi e da un velo leggerissimo, inchioda lo spettatore di fronte alle armi della seduzione. Tra le discinte dee marmoree e le illustrazioni erotiche che le circondano, le sale dedicate all’Ars riflettono la diffusione dell’opera ovidiana. Prima che la parola avesse un senso, Ovidio era, a suo modo, estremamente

pop.

Così pop da ispirare con le avventure del pantheon greco, rinfrescate nelle pagine delle sue Metamorfosi, l’arte per oltre quindici secoli di storia. Nella seconda parte della mostra, infatti, accompagnate dai versi recitati da Sebastiano Lo Monaco, le opere ritraggono le storie più famose della mitologia, sanguinose e crudeli come appena cantate. Gli amori fugaci e pericolosi di Giove, cigno per conquistare Leda e toro per rapire Europa, la sventurata passione di Piramo e Tisbe, la meravigliosa storia di Ermafrodito e Salmace. Storie trasposte in colori vividi e marmo ben cesellato, che incuriosiscono con la stessa intensità lo spettatore del ventunesimo secolo.

L’esposizione ideata da Ghedini è un libro con le illustrazioni, da sfogliare e rileggere con rinnovato entusiasmo per ogni pagina. Per contemplare il dolore di Niobe che perde tutti i suoi splendidi figli, l’ipnosi di Narciso che guarda sé stesso nel ruscello, l’abbandono inconsolabile di Arianna e la ribellione vana di Ganimede. Ovidio, nei suoi versi, mette alla berlina gli dei, ne mostra il lato più fallibile e umano. Ne racconta le gesta per sottolinearne gli errori e le tragiche conseguenze su esseri umani più deboli, da lui apprezzati nell’atto della ribellione.

Caduta di Icaro, Museo di Capodimonte

Una scelta che, a suo modo, fece anche il chiaro poeta, il giorno che disapprovò pubblicamene l’operato dell’imperatore Augusto. Una libertà che gli costò un esilio pesante e terribile nella città di Tomi (Costanza), dove morì senza ricevere mai il perdono sperato. Forse per questo gli rimasero sempre care quelle figure deboli, punite dagli dei ma ricordate per un’impertinenza che era il guizzo dell’umanità.

Nel segnalarvene il valore pregevole, si sottolinea che nel percorso ci sarà, inoltre, la possibilità di realizzare una “audio-visita” anche per i più piccini. Guidati dalle corono d’alloro sperimenteranno il rocambolesco universo ovidiano senza rischiare di esserne spaventati. In 250 opere, articolate in un sentiero ben pensato, Ovidio celebra il bimillenario e rientra, trionfalmente, nella sua agognata Roma.

Gloria Frezza

Ovidio. Amori, miti e altre storie
fino al 20 gennaio 2019
Scuderie del Quirinale, Roma
scuderiequirinale.it

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