Il referendum dei numeri sprecati

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Ieri a Roma si è svolto, senza successo per i promotori (e per tutti noi), il referendum sul futuro della gestione del trasporto pubblico

Parliamoci chiaro, quello di ieri a Roma sulla gestione del trasporto pubblico è stato un referendum utile, nonostante la disfatta del quorum

È vero, neanche il 20% dei cittadini della capitale (il 16,4%, per essere precisi) si è recato nei seggi elettorali per dire la sua sul futuro di Atac. Ma è altrettanto vero che su 386.900 votanti, il “sì” ha raggiunto il 74% delle preferenze.
Insomma, dove potremmo rintracciare allora l’utilità di una consultazione promossa da Radicali Italiani e +Europa?

Semplicemente nel fatto che altre 2 milioni e 500 mila persone (chi non si è recato alle urne) hanno deciso di abbandonare la metropoli più grande d’Italia, la Città Eterna, a se stessa. Sì, perché altrimenti non si spiegherebbe la quasi totale assenza di interesse nei confronti di un referendum.

E non è nemmeno “colpa” di Virginia Raggi se i romani ieri non hanno votato. Si tratta di politica: il primo cittadino di Roma ha sempre detto che per lei e l’amministrazione capitolina il discorso era chiuso già ben prima di trovarsi “costretta” a indire la consultazione dell’11 novembre.

La scorsa settimana abbiamo assistito sui social a un tam tam di condivisioni di un’immagine che ben sintetizzava le ragioni del SÌ e del NO, “gridando” al fatto che la Giunta stesse facendo di tutto per oscurare il referendum di ieri. Questo è indubbio, ma è altrettanto vero che ai romani, almeno per quel che sembra, piace il traffico, piace lo smog, piace prendere l’automobile anche per andare a comprare il latte “sotto” casa.

Questa ovviamente vuole essere una provocazione, dettata dal fatto che se il sistema del trasporto pubblico di una delle città più belle del mondo (sì, nonostante mezzi che non passano, si sfasciano, l’immondizia, la volontà di rimanere in questo status quo) è terribilmente mal funzionante e numerosi studi lo stanno purtroppo confermando, è naturale che lo studente, il genitore, i nonni o il conducente Atac di turno (sì, sono persone anche loro, checché se ne dica), per raggiungere un luogo prestabilito preferisca dotarsi di un mezzo proprio.

La Giunta comunale molto più che probabilmente ha le sue responsabilità (e le avrebbe avute anche se il “sì” avesse avuto la meglio con il raggiungimento del quorum), ma allo stesso tempo, se oltre 2 milioni di cittadini volessero davvero bene a Roma, ieri sarebbero usciti di casa e avrebbero apposto una croce su due sì, due no, un sì e un no, un no e un sì, e non ci ritroveremmo a pensare che la capitale d’Italia da oggi è un po’ più sola.

Graziano Rossi

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