Excelsior, Stan Lee

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L’unico vero supereroe della Marvel vola via verso nuovi universi a 95 anni. Ci lascia come eredità una mitologia sconfinata da custodire e continuare a raccontare alle generazioni che verranno

Una Stan’s Soapbox

Il bigottismo e il razzismo sono tra i mali sociali più letali che affliggono il mondo oggi. […] Il bigotto odia persone che non ha mai visto – persone che non ha mai conosciuto – con uguale intensità – con uguale veleno“.

Sembrano frasi uscite da un articolo che descrive i tempi attuali, invece è datato 1968. L’autore è Stan Lee e oltre ad essere (stato) un guru per i tanti amanti dei fumetti come me, è anche colui che ha saputo dare a quei comics una dimensione sociale e progressista come nessun altro.

Il testo qui trascritto è tratto da una delle sue inimitabili Stan’s Soapbox, una rubrica da lui creata dal 1965 al 2001 incasellata in un riconoscibile riquadro giallo posto sul retro dei suoi fumetti.

In questi redazionali Stan Lee affrontava di volta in volta temi caldi con un tono colloquiale e diretto, come a voler instaurare una vera e propria conversazione con i suoi lettori. Erano gli anni del movimento per i diritti civili e l’America era divisa più che mai. Negli anni poi la rubrica ha sempre conservato una certa inclinazione per i temi politici ma, di base, Lee ha sempre avuto come obiettivo principale quello di incoraggiare i lettori a non cadere facili prede del bigottismo e del razzismo.

Se c’è una cosa che Stan Lee ci lascia è la capacità di credere che tutti nel nostro piccolo possiamo dare un contributo alla società ed essere al contempo sia supereroi per la comunità che padroni del nostro destino. Senza però mai rinnegare le nostre paure e debolezze, ricordandoci che sono queste a renderci veri e umani.

Ha inoltre dimostrato come con la nobile arte del fumetto si possano affrontare questioni politiche ancora fortemente attuali e aiutando quel processo di inclusione sociale e di multiculturalità oggi più che mai necessario.

In un periodo di forti contraddizioni e divisioni sociali, culturali e politiche, Stan Lee lascia come suo testamento spirituale un universo portatore, insieme a tutti i suoi personaggi ormai mitologici, di un messaggio di accettazione del prossimo e dell’abbattimento di qualunque muro.

Come ha scritto l’attore Seth Rogen su Twitter: “Grazie per aver fatto realizzare alle persone che si sentono diverse che sono speciali“.

Mi piace pensare che i supereroi come lui non se ne vanno mai via per davvero.

Grazie Stan. Excelsior!

Alessia Carlozzo

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