Cosa farebbe Frida Kahlo? Consigli da muse per tempi difficili
Le vite di 50 donne passate alla storia per aver scandalosamente infranto un opprimente tabù della società maschilista e patriarcale in cui hanno vissuto vengono raccontate in Cosa farebbe Frida Kahlo? diventando eroine modernissime a cui ispirarsi
L’anno è quasi alla fine e come di consueto è tempo di bilanci. Cosa resterà?
Anything you can do, I can do bleedin è una frase che nel 2018 ha imperversato molto su Instagram, come Be the CEO your parents want you to merry. Sono tutte frasi che ribadiscono una cosa: la centralità di essere consapevoli di avere del potere. Quello di autodeterminare la propria esistenza.
Il 2018 ha portato alla ribalta in molti ambiti la questione dell’uguaglianza, a partire dalla cruciale questione del divario di genere: la società in cui viviamo è maschilista, patriarcale e sessista e sono ancora diffusamente attive una serie di dinamiche che sminuiscono, minacciano e schiacciano una donna.
Una donna deve faticare il doppio per emergere, viene pagata meno di un collega maschio a parità di ruolo e funzione, rischia di perdere il posto se è in età fertile. Il movimento #Metoo è la punta dell’iceberg di una visione dei rapporti di forza e sottomissione uomo-donna.
L’evidente fragilità del maschio di fronte all’autodeterminazione della donna, che quando si sottrae a una relazione, sempre più di frequente, è vittima di femminicidio.
Il corpo della donna è ancora un terreno di battaglia politica a partire dalla rappresentazione dei media, che è ancora poco realistica e poco pluralista del complesso universo femminile.
Resiste ancora l’idea che vestirsi in un certo modo possa tacitamente avvallare, se non addirittura suggerire, molestie e comportamenti predatori via via più gravi fino allo stupro, un paradosso agghiacciante che purtroppo risuona ancora nelle aule dei tribunali.
La strada verso la parità di genere è ancora lunga e in salita. Come lo è la battaglia per la possibilità dell’autentica rappresentazione del proprio essere.
Ovviamente non si tratta di una battaglia contro i maschi, ma contro un certo modo di intendere la donna: percepita, raccontata e immaginata come subordinata al maschio e incompleta senza un uomo. I maschi ci piacciono come amici, fidanzati, mariti e padri dei nostri figli, ma maschi che si mettono alla pari e non in una presunta, infondata posizione di superiorità.
Quando si intraprende un cammino in senso contrario ai modelli dominanti nella società ci si può ritrovare soli, sfiduciati e titubanti, ed è forte la tentazione di rimanere dolorosamente nel piccolo angolino che ci è stato assegnato.
Un aiuto nell’infondere coraggio lo danno le 50 donne, a tutti gli effetti delle eroine (sicuramente della loro esistenza), raccontate da Cosa farebbe Frida Kahlo? di Elizabeth Foley e Beth Coates (traduzione di Ida Amlesù) e pubblicato da Sonzogno. Un’opera arricchita dalle illustrazioni di Bijou Karma.
Il libro è un piacevole vademecum per ricordare a ogni donna che ha il potere di autodeterminarsi per diventare la protagonista della propria esistenza. Concepito come una raccolta di brevi biografie di donne eccezionali, pescate dall’eternità della storia, queste 50 lezioni di vita ci ricordano che basta munirsi di coraggio.
Quella cosa fragile e preziosa che è chiamata vita merita di più di un passivo accondiscendere alle irrealistiche aspettative di perfezione che la società avanza su di noi.
Le battaglie che emergono dalle pagine di Cosa farebbe Frida Kahlo? sono di tutti i tipi. C’è Frida, che dà il titolo al libro, la quale nonostante soffrì di gravi problemi di salute, si concentrò sull’espressione artistica e sulla creazione di uno stile personale e anticonvenzionale, una donna passionale in tutti gli ambiti della sua esistenza.
C’è Mea West, che abbracciò la sua fisicità burrosa in un’epoca in cui i canoni estetici erano all’opposto e la sua incrollabile fiducia in sè stessa è stata la chiave del successo a Hollywood. Come non sentirsi galvanizzati di fronte alla toccante vicenda di Rosa Parks, la donna di colore che nell’Alabama razzista e segregazionista del 1955 si rifiutò di cedere il posto a un bianco. Questo gesto di resistenza contro la prevaricazione fu la miccia che scatenò il movimento contro le leggi razziali e per i diritti civili.
Che dire di Ipazia, considerata la prima matematica e filosofa, che pagò con la vita la scelta di un’esistenza da nubile tutta dedicata allo studio. Althea Gibson è nel pantheon degli sportivi per essere stata la prima tennista nera a trionfare a Wimbledon. Sulle pagine di Cosa farebbe Frida Kahlo? incontriamo regine, imperatrici, first lady: Cleopatra, Caterina La Grande, la regina Vittoria, Betty Ford, per citarne alcune. Scrittrici: Dorothy Parker, Grazia Deledda, Agatha Christie, Elsa Morante. Nomi indelebili del mondo dell’arte, dal cinema alla moda: Anna Magnani, Coco Chanel, Josephine Baker.
C’è Hedy Lamarr, la prima star di Hollywood ad apparire sul grande schermo senza veli. Una donna dalla bellezza eccezionale, ai suoi tempi era considerata la più bella del mondo, dotata di un cervello altrettanto notevole, che sfruttò per inventare di tutto e di più e molte delle sue scoperte sarebbero state poi riprese per la tecnologia del Wi-Fi e del GPS.
Le 50 donne celebrate da questa deliziosa pubblicazione non sono le uniche donne che possono ispirarci e motivarci. Le autrici hanno selezionato questi nomi per dare rilievo e merito ad alcune storie meno note ma ugualmente importanti e a queste hanno affiancato quelle di alcune celebrità.
Tutte le protagoniste del libro hanno pagato duramente le loro scelte. Dai racconti delle loro battaglie emerge che molto di queste donne sono state sostenute da altre donne e anche da uomini, padri, mariti e fratelli, che condividevano quello che un giorno Gandhi avrebbe sintetizzato così: «Definire le donne il sesso debole è una calunnia; è l’ingiustizia di un uomo contro la donna».
Del resto la natura creatrice connaturata al femminile, che si tratti di dare alla luce pargoli o idee rivoluzionarie, ci rende tutte delle dee.
Cosa farebbe Frida Kahlo?
di Elizabeth Foley e Beth Coates
Traduzione Ida Amlesù
Illustrazioni di Bijou Karman
Edizioni Sonzogno, pp 223