Create in Cina 5 scimmie insonni. Quando la scienza non riconosce l’etica
La Cina annuncia la clonazione di cinque scimmie “ammalate”, create per studiare malattie legate ai disturbi del sonno. Ma la scienza può essere svincolata dall’etica?
Dopo Zhong Zhong e Hua Hua, le prime due scimmie clonate della storia, con la tecnica della pecora Dolly, di cui parlammo un anno fa in questo articolo, arriva l’annuncio della clonazione di 5 scimmie malate che soffrono di insonnia. Nell’Istituto di Neuroscienze dell’Accademia delle Scienze di Shanghai, sono state infatti create cinque scimmie “ammalate”. Cinque cloni di un macaco, a sua volta geneticamente modificato in laboratorio con la tecnica di editing del dna Crispr-Cas9, che vivranno insonni fino a fine vita.
Secondo gli scienziati questa clonazione permetterà di studiare più a fondo l’insonnia, la depressione e le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer in animali più simili a noi. Hung-Chun Chang, tra gli autori della ricerca ha spiegato: “I disturbi del ritmo circadiano potrebbero essere coinvolti in molte malattie umane, tra cui disturbi del sonno, diabete mellito, cancro e malattie neurodegenerative. Le nostre scimmie geneticamente modificate nel gene Bmal1 potrebbero quindi essere utilizzate per studiare la patogenesi della malattia così come i trattamenti terapeutici”.
Studi che, tuttavia, portano a importanti dilemmi etici legati alla sperimentazione sui primati non umani. Le scimmie, nate circa due mesi fa, presentano già disturbi del ritmo cardiaco del sonno, elevata attività motoria notturna, aumento dell’ansia e della depressione e comportamenti simili alla schizofrenia.
Così Michela Kuan, biologa e responsabile nazionale del settore vivisezione della LAV (Lega Anti Vivisezione), ha commentato questa sperimentazione: “Siamo di fronte alla pura follia. Non solo da un punto di vista etico ma anche da un punto di vista scientifico. Prima di tutto dobbiamo dire che le clonazioni con la tecnica usata per la pecora Dolly (il primo mammifero clonato con successo nel 1996) hanno percentuali altissime di fallimenti. Il 75% degli embrioni muore entro i primi due mesi di gravidanza. La sopravvivenza è di uno su cento. Questo significa che dietro notizie come queste c’è uno sfruttamento e una sofferenza animale enorme anche prima della nascita di questi animali. Come scienziata sono basita anche dal messaggio cosiddetto scientifico, fuorviante e diseducativo, che sta dietro notizie come queste. Le scimmiette sarebbero state clonate insonni per studiare gli effetti dei disturbi del sonno e patologie come la schizofrenia e la depressione. Come se queste malattie fossero causate da un gene e non da una complessità dell’essere umano che non può essere ridotto certo a una macchina. Inoltre ci sono da decenni migliaia di casi di studi in tutto il mondo su umani che realmente soffrono di queste malattie e quindi non si capisce quale sia il bisogno scientifico di riprodurle artificialmente su degli animali. Ho l’impressione che dietro questi sperimenti ci sia altro. I primati sono molto simili a noi e quindi la clonazione sembra puntare ad altro, forse proprio alla clonazione umana. Questo deve far riflettere tutti noi”.
La LAV (Lega Anti Vivisezione) chiede, pertanto, che su questo nuovo esperimento di clonazione vengano resi noti anche i fallimenti e i costi complessivi.
Anche l’ENPA (Ente nazionale Protezione Animali) è molto critica sull’argomento: si chiede come una parte del mondo scientifico continui a seguire strategie anacronistiche, viste le differenze biologiche tra l’organismo animale e umano, invece di puntare su filoni di ricerca alternativa, molto più promettenti come la simulazione computerizzata o le coltivazioni cellulari in laboratorio. In un comunicato l’ente sottolinea: “La scienza, dunque, non può e non deve essere svincolata dall’etica, altrimenti diventa una forma di totalitarismo che purtroppo abbiamo ben conosciuto negli anni più bui del ‘900, quando proprio in nome del progresso scientifico sono stati compiuti e motivati i peggiori crimini dell’uomo contro se stesso, contro gli animali, contro l’ambiente”.
Arthur Shopenhauer agli inizi dell’800 scriveva:
“Possano tutti gli esseri viventi restare liberi dal dolore”.
Alla luce delle nuove ricerche scientifiche ci si dovrebbe interrogare se qualcosa sia andato storto.