Pendolaria: il trasporto ferroviario in Italia migliora o peggiora?
Secondo “Pendolaria 2018”, rapporto di Legambiente sul trasporto ferroviario, in Italia sono 5,6 milioni i pendolari del treno. Ma qual è lo scenario?
Legambiente nel suo decimo rapporto “Pendolaria 2018”, in cui analizza il trasporto ferroviario, fotografa un’Italia in movimento. Sono 2.874.000 le persone che, ogni giorno, usufruiscono del servizio ferroviario regionale, portando a un aumento di 34mila persone rispetto al 2016, e oltre 2 milioni e 700mila quelle che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane, portando, così, le linee ad avere 44mila viaggiatori giornalieri. L’anno 2018 segna, pertanto, un numero complessivo di 5,6 milioni viaggiatori.
Nel nostro Paese, dunque, aumenta il numero di persone che prende il treno. Una crescita importante, che rispetto al 2014 determina un incremento del 7,9%. Numeri complessivamente in aumento anche per i collegamenti nazionali: sono state infatti censite 40mila persone sugli Intercity e 170mila sull’Alta Velocità tra le Frecce di Trenitalia e di Italo, anche grazie ad un aumento dell’offerta di servizio.
Nonostante i dati in aumento, però, in Italia continua a sussistere il predominio nel trasporto su gomma. Abbiamo 62,5 veicoli ogni 100 abitanti, con un record per la città di Roma con 70,8 mezzi contro i 32 di Madrid e i 35 di Berlino. Situazione che porta le nostre città a vivere tra inquinamento e congestioni costanti.
Ciò che colpisce maggiormente è il forte divario tra le diverse Regioni. Tra Firenze e Bologna l’offerta di treni, per quantità e velocità, è davvero eccellente e anche i treni che si muovono tra Salerno, Napoli, Roma, Milano, Torino e Venezia hanno ottenuto un incredibile miglioramento. Di contro ci sono tratte che hanno perso quasi 60mila persone a causa dei tagli e del degrado del servizio. Tra le peggiori linee ferroviarie c’è la Roma-Lido di Ostia, linea suburbana gestita da Atac, con disagi e disservizi che hanno portato a un calo del 45% dei passeggeri, segue la Circumvesuviana. Napoli dal 2010 al 2016 ha avuto, infatti, un calo dell’offerta di treni del 30%. Vi è poi il Molise, che ha visto la chiusura di 1.323 chilometri di linee ferroviarie e non ha più un collegamento con il mare. Inoltre, risultano 26 opere incompiute che servono oltre 12 milioni di pendolari.
Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, sul punto ha precisato: “Quando si parla di incompiute in Italia ci si concentra sempre sulle grandi opere, senza considerare quelle da realizzare dove, in realtà, si trova larga parte della domanda di trasporto. Nelle aree urbane vive il 42% della popolazione nazionale, ed è qui che sono i maggiori ritardi infrastrutturali rispetto al resto d’Europa, e soprattutto congestione del traffico e inquinamento. Dal 2002 a oggi i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. Queste priorità vanno cambiate altrimenti sarà impossibile dare una speranza ai pendolari. Per questo chiediamo che le 26 opere prioritarie per i pendolari, oggi ferme e senza risorse sufficienti, diventino la priorità di investimento dei prossimi anni. Va inoltre potenziato il numero di treni in circolazione, in particolare nelle città e al Sud, per dare un’alternativa rispetto all’auto ogni giorno a milioni di persone”.
A spiegare queste differenze tra le varie parti del Paese è la spesa prevista dalle diverse Regioni per il servizio ferroviario regionale, che mediamente è stata pari allo 0,45% del bilancio. Il trasporto ferroviario italiano, infatti, soffre della riduzione di finanziamenti statali, con una diminuzione delle risorse nazionali, stanziate tra il 2009 e il 2018, pari a -20,4%.
“Cambiare e migliorare la situazione che vivono ogni giorno milioni di pendolari è una sfida possibile e deve diventare una priorità, non solo per ridurre differenze e recuperare ritardi, ma perché è un grande investimento per il futuro del Paese. Occorre porsi l’obiettivo al 2030 di raddoppiare il numero di persone che ogni giorno in Italia prende treni regionali e metropolitane, per farle passare da 5,5 a 10 milioni. Si tratta di una sfida alla portata di un Paese come l’Italia, che produce vantaggi in termini ambientali e positive ricadute occupazionali, legate sia alla costruzione e manutenzione del parco rotabile che alla gestione della mobilità”,ha concluso Zanchini.
L’obiettivo, pertanto, è quello di porre l’accento sull’importanza e l’urgenza di migliorie nel trasporto pubblico su ferro, offrendo, così, una valida e più sostenibile alternativa all’automobile.