Salviamo il pianeta dagli smartphone
Tutti conosciamo l’obsolescenza programmata e le sue conseguenze. Gli smartphone hanno una vita media brevissima, dopo la quale si trasformano in montagne di rifiuti dannosi. Il riciclo è l’unica opportunità che consente una rinascita virtuosa dei nostri sprechi
Il Giappone si prepara alle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2020 con una particolare attenzione all’ambiente. La sfida è quella di ricavare il quantitativo di oro, argento e bronzo necessari per realizzare tutte le medaglie estraendoli dai rifiuti di smartphone, fotocamere e altri dispositivi elettronici. Il progetto è noto con il nome di “Tokyo Medal Project”, è stato lanciato nel 2017 e ha come obiettivo la realizzazione di 5.000 medaglie ottenute da metalli riciclati. L’intera popolazione è stata coinvolta. Entro ottobre sono stati raccolte 47.500 tonnellate di rifiuti elettronici, 5 milioni di telefonini sono stati consegnati dall’operatore mobile Ntt Docomo tramite i suoi punti vendita in Giappone. Il bronzo necessario, 2.700 kg, è stato raccolto entro lo scorso giugno, per l’oro si è raggiunto il 93,7% del totale ovvero 28,4 kg su 30,3 kg e per l’argento l’85,4% ovvero 3.500 kg su 4.100 kg.
Che fine fanno questi rifiuti in Italia? Gli smartphone in disuso rientrano nella categoria di rifiuti definita con l’acronimo di RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) più comunemente noti come rifiuti elettronici, tossici per l’ambiente. Secondo i dati raccolti dal centro di coordinamento RAEE, i valori della tipologia R4, categoria dei piccoli elettrodomestici alla quale appartengono telefonini, computer, giochi elettronici, etc. ha avuto un incremento del 14% negli ultimi due anni, passando da 55.481,40 tonnellate del 2017 a 62.988,05 tonnellate nel 2018.
Il loro destino pare puramente inquinante. La maggior parte infatti rimane inutilizzata nelle discariche. In Italia i rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) raccolti ogni anno sono 5 kg per abitante, contro gli 8 kg di Francia, Regno Unito, Irlanda, Austria e Belgio e i 15 di Svizzera e Norvegia.
Ecodom, il più grande Consorzio Italiano per il Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici, gestisce tonnellate di rifiuti dismessi. Ma il tasso di ritorno dei RAEE ovvero il rapporto tra la quantità di rifiuti raccolti e le apparecchiature vendute è lontano dagli obiettivi fissati dalla comunità europea. Nel 2017 è stato del 36% ma ci si aspetta il 65% dell’immesso sul mercato per il 2019.
Il direttore generale di Ecodom, Giorgio Arienti, ha lanciato un appello affinché lo Stato italiano inizi a cercare attivamente i flussi di RAEE nascosti, gestiti al di fuori dei Sistemi Collettivi, sottolineando la necessità di effettuare delle attività investigative sui flussi illegali di RAEE, applicando delle sanzioni amministrative e penali.
Non bisogna trascurare poi il danno economico subito dalla nostra nazione, dovuto alla mancanza di un corretto recupero degli smartphone. Ferro, plastica, alluminio potrebbero essere recuperati insieme ad altri metalli utili per le industrie. Da maggio 2016 il decreto “Uno contro zero” permette di consegnare i RAEE che misurano meno di 25 centimetri nei negozi più grandi di 400 metri quadrati senza nessun costo.
Nella giornata mondiale dell’ambiente la branch italiana del Jane Goodall Institute ha lanciato la campagna per il riciclo dei cellulari. Gli smartphone contengono tra i loro componenti dei metalli rari come tungsteno, lo stagno e il tantalio. L’estrazione di questi metalli in Congo ha provocato deforestazione e inquinamento, danneggiando le comunità di scimpanzé liberi e sfruttando la manodopera schiavizzata. La campagna sui cellulari dismessi mira a ridurre la richiesta di nuovi metalli.