Viktor Orbán aiuta le famiglie. Solo quelle ungheresi
In vista delle elezioni europee, il Primo ministro Viktor Orbán torna a parlare al popolo con una nuova legge, nuovamente razzista
In Ungheria, come in tutta l’Unione europea, si avvicinano le elezioni e Viktor Orbán torna a mettere mano alla Costituzione per assicurarsi un consenso che in realtà potrebbe vacillare. Oggetto di attenzione, questa volta, le famiglie. Solo quelle magiare, chiaramente.
Preso atto del calo demografico degli ultimi anni, il Primo ministro ungherese ha deciso di correre ai ripari per salvaguardare la stirpe magiara. Intende farlo con un piano palesemente razzista: “Sono sempre meno i bambini nati in Europa. Per l’Occidente, la risposta a questa sfida è l’immigrazione. Per ogni bambino che manca all’appello, dovrebbe essercene uno che entra, così i numeri alla fine si livelleranno. Ma non abbiamo bisogno di numeri. Abbiamo bisogno di bambini ungheresi“.
Con questo discorso, nei giorni scorsi ha presentato la nuova legge – che dovrebbe entrare in vigore il 1 Luglio. Un approccio assolutamente in linea con la sua politica intransigente sull’immigrazione, con cui ha ribadito “Non vogliamo più migranti, che accrescono il tasso di criminalità, importano visioni non cristiane e ci portano a casa il virus del terrorismo. Dobbiamo essere di più, più cristiani”. Amen.
Secondo fonti Eurostat, nel Paese danubiano si registra annualmente un tasso di fecondità totale pari a 1,45 figli per donna – al di sotto della media europea (1,58) – che comporta ogni anno una riduzione annuale di 32 mila unità. Per dare il via al ripopolamento autoctono, il governo Orbán ha pensato ad alcune misure di aiuto fiscale e infrastrutturale.
Innanzi tutto, la nuova legge prevederebbe delle esenzioni fiscali per tutte le donne madri di almeno 4 figli, un prestito a interessi ridotti per le donne al di sotto dei 40 anni che si sposano per la prima volta e, in caso di debiti in corso, un terzo di essi verrà estinto alla nascita del secondo figlio – mentre l’intero importo e verrà estinto alla nascita del terzogenito.
È previsto, inoltre, un programma di prestiti per famiglie con almeno due bambini finalizzato all’acquisto della prima casa e, sempre, in tema immobiliare, un aiuto per il mutuo esponenziale dopo il secondo e terzo bambino. Anche il mercato dell’auto avrà i suoi vantaggi se le famiglie autoctone faranno più figli: ogni acquisto di monovolumi a sette posti sarà sovvenzionato con quasi 8 mila euro.
La nuova norma non prevede solo aiuti economici: i nonni fruiranno di congedo parentale fino al terzo compleanno dei nipoti e sono stati programmati altri 21mila nuovi posti in asili nido entro il 2022 grazie a nuove strutture. Le riserve monetarie e le entrate in eccedenze del 2019, secondo il Governo, fonderanno la base economica dei sussidi.
E se le misure pro-famiglia ungherese rappresentano il cuore di questi mesi pre elettorali, c’è spazio anche per misure che riguardano l’intera popolazione. Nello stesso momento in cui ha presentato la legge per l’incremento demografico, Orbán ha promesso anche interventi governativi diretti a sostenere l’edilizia popolare e a ridurre i costi dei servizi ad uso abitativo.
Da inizio anno si sono registrate almeno 15 manifestazioni ufficiali contro l’attuale governo. In 10mila, per la maggior parte studenti e operai, si sono concentrati nella capitale per protestare a quella che, oramai, è percepita come una dittatura lontana dai principi dell’Europa di Bruxelles.
A cominciare dalla cosiddetta Legge Soros – che prevede disposizioni che criminalizzano le ONG e chiunque offra aiuto ai migranti – fino a provvedimenti nel settore lavorativo e culturale. Lo scorso autunno, infatti, aveva suscitato forte dissenso la “Legge schiavitù”, una riforma promossa e firmata dal presidente Janos Adér, così ribattezzata dai detrattori in quanto ha innalzato il numero di ore annuali di lavoro straordinario da 250 a 400. Lavoro straordinario che viene, tra l’altro, retribuito anche a tre anni dalla maturazione e perduto in caso di dimissioni. La riforma era stata giustificata con la mancanza di manodopera sul mercato – comprensibile, viste le politiche anti immigrazione magiare – che ha però rappresentato una forte battuta di arresto per il consenso del Primo Ministro.
Ha fatto discutere, del resto, anche la censura conservatrice che il governo Orbán ha portato avanti una nel settore culturale, mettendo al bando pellicole internazionali per contenuti politici o sessuali, tacciati di “comunismo” e “devianza sessuale”.
Fidesz, il partito di Orbán di stampo conservatore e cristiano, è attualmente al quarto mandato. Tuttavia non era mai stato messo in discussione come in questi ultimi mesi.