Storie dal Messico di oggi: quotidianità contadina in resistenza contro l’attacco estrattivista
L’ennesimo omicidio politico e popolazione sotto scacco: il sottile filo che lega Messico e Italia nella questione estrattivismo
di Filippo Taglieri, Re:Common
Il 20 febbraio in Messico si è registrato l’ennesimo omicidio politico. È stato ucciso Samir Flores Soberanes, un attivista politico e leader comunitario in lotta da anni contro il PIM (Progetto Integrale Morelos), complesso di mega-opere, tra cui un gasdotto, che vede tra le imprese coinvolte anche l’italiana Bonatti. Quattro sicari hanno freddato Samir davanti alla porta di casa, scatenando le proteste delle popolazione di Amilcingo, Morelos.
Il viaggio in Italia dell’attivista chiapaneca Ana Valadez Ortega, presidentessa dell’associazione DESMI (Desarrollo Económico y Social de los Mexicanos Indígenas), è iniziato proprio il giorno dell’assassinio di Samir. Negli incontri che si sono susseguiti sono stati molti i temi toccati per far luce su questo momento oscuro del suo Paese.
“Il Messico di oggi – ci ha raccontato – è sempre più complesso, con un popolo sempre più impaurito. L’asse che unisce alcuni apparati dello Stato, i narcotrafficanti e le imprese lo sta progressivamente distruggendo“. Il Messico è la 14ª economia mondiale, tuttavia è dilaniato dalle disuguaglianze, per lo più causate da un sistema definito da vari osservatori “estrattivismo”.
È tramite l’estrattivismo che il capitalismo contemporaneo sta operando sul campo, sostituendo i legami economici a quelli sociali e trasformando i territori per garantire appalti e corridoi commerciali senza prevedere alcun ruolo per le comunità locali, soprattutto se non si vogliono adattare al nuovo sistema.
L’estrattivismo così descritto ha bisogno di condizioni per attecchire. Il Messico purtroppo ce le mostra tutte. A partire dalla corruzione delle istituzioni: nella scorsa legislatura 9 governatori su 31 sono finiti in carcere. Poi c’è l’impunità delle imprese private, che si stabiliscono nel Paese forti di concessioni pluriennali a prezzi irrisori, finendo per creare danni permanenti e disagi continui ma non venendo mai condannate, come nel caso della Coca-Cola in Chiapas o della Corona-Modelo in Baja California.
Infine uno Stato repressivo che, dietro una presunta guerra ai narcos, in realtà perseguita i difensori dell’ambiente – come Samir – e non pone rimedi alla piaga dei femminicidi. Il ruolo della donna è cruciale nelle lotte latino-americane. Secondo la Valadez “è la donna a uscire in strada a cercare il figlio o il marito scomparso e che da sempre non ha paura e fa coraggio alla comunità affinché si ribellino“. Oggi in Messico vengono uccise più di dieci donne al giorno, solo meno di un terzo viene catalogato come femminicidio.
Nel corso dell’incontro conclusivo del suo viaggio in Italia, “Estrattivismo, Volti e Storie della distruzione tra Italia e Messico“, la Valadez ci ha svelato un sistema in cui tanto in Chiapas come in Basilicata l’attacco delle multinazionali vede nello Stato di turno un alleato pronto a sacrificare i territori in nome degli investimenti privati.
“È allo stesso tempo piacevole e terribile constatare che abbiamo gli stessi problemi e le stesse lotte, in territori così differenti. Chi pianifica l’estrattivismo ha una visione così narcisista e semplice che a volte è disarmante. La cosa più importante è l’abbraccio solidale che ci diamo da territori così lontani”, ha rimarcato la Valadez.