Non proprio Musica per Bambini: Rancore all’Atlantico Live
Il rapper romano ha portato il suo ultimo lavoro, Musica per Bambini, nella capitale per un grande soldout
Via i fiori e gli stacchi televisivi. Via, soprattutto, i break musicali affidati a Baglioni (un po’ troppi forse). È di nuovo il momento di solcare i propri palchi e il proprio pubblico. Si parla di Rancore, protagonista nell’ultimo Festival della musica Italiana come partecipante non dichiarato, perché pur non essendo mai annunciato nel lancio della canzone, il rapper romano è stato un vero protagonista in quell’Argento vivo di Daniele Silvestri.
E così, lasciata la costa ligure, è tempo di riprendere il viaggio interrotto, quel tour ripartito a vele spiegate ripartendo da Torino, passando per Firenze e Bologna, infilando un sold out dopo l’altro, prima di poter tornare a casa: Roma.
L’Atlantico Live è pieno fino all’orlo, ma il presagio c’era tutto: prima l’esaurimento delle disponibilità online e poi il lunghissimo cordone umano che dai cancelli del club romano porta quasi a ridosso della strada passando per il parcheggio della venue.
I presupposti della grande serata ci sono tutti, nessuno escluso, ci mancherebbe solo qualche ospite, ma arriverà anche quello.
Il nome dell’album (e del tour, ndr) potrebbe illudere, Musica per bambini non è un disco semplice, ma ha nella sua natura una forma di storytelling che accompagna l’ascoltatore alla scoperta di aspetti della vita comune così come un bambino che vede il mondo esterno per la prima volta.
Un lungo dj set accoglie il pubblico che, liberando l’area esterna, inizia a riempire sempre di più l’arena. Passano da poco le 23 quando cala il buio sulla sala, la scritta Musica per bambini appare proiettata sul telo alle spalle del palco e tra il fragore del pubblico si sente un semplice “Un, due, tre…stella” e la band, i cui membri appaiono tutti mascherati da bambole di pezza dalle finiture fluo, in una sorta di rivisitazione post moderna.
La scenografia sul palco non è poi così diversa, il richiamo agli elementi d’infanzia è frequente, andando a ricreare una vera e propria stanza dei giochi di un bambino, Cubi di lettere a formare il nome del rapper e un fantoccio di pezza seduto in un angolo.
Ad aprire la scaletta ci pensa Underman, seguita da Arlecchino, entrambe tratte dall’ultimo lavoro.
Se è vero che le aspettative per questa serata erano altissime, lo è anche che le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Così, dopo un avvio col botto, la sfortuna prova a fare un brutto scherzo a Tarek, qualcosa smette di funzionare sul palco, mentre la band stava attaccando Centro Asociale.
Un primo momento di impaccio nel tentativo di temporeggiare, sperando in una rapida soluzione, ma poi la spontaneità dell’artista prende il sopravvento: “Tanto lo so che a questo punto vi siete accorti che io sto cercando di prendere tempo”. L’emozione è ovviamente visibile e arrivano i primi ringraziamenti ai propri fan per aver riempito così la sala concerti.
I problemi però non possono fermare la musica, in barba a tutto allora microfono alla mano e parte il primo pezzo a cappella, aiutato dal coro unanime del pubblico ovviamente, Tufello seguita da Il meglio di me e infine Poeti Estinti accompagnano il pubblico prima della risoluzione definitiva, per poi riprendere di nuovo con Centro Asociale.
Un momento sentitissimo, Giocattoli irrompe sulla sala così come la coscienza di esser cresciuti e che non hai più tempo per i giocattoli.
Chi cresce non apprezza più i giocattoli
Non si può negare l’originalità che accompagna l’artista, e se la prova era già stata data dai problemi tecnici nascosti da alcuni pezzi a cappella, la scelta di non cantare (non del tutto almeno) Sangue di drago è sicuramente un modo di confermarne questa originalità. Lo spunto della canzone arriva dall’universo fantasy, così come il titolo può far presagire, e la scelta, più che azzeccata, di iniziare il pezzo come un racconto in rima viene apprezzata dai presenti.
Siamo in una fase avanzata della serata e della scaletta e così dopo Disney inferno e la ripetizione, stavolta accompagnato dalla band, di Tufello arriva il momento dell’ospite.
Un ospite pensato da molti, che sente esplodere il pubblico quando viene annunciato. Giancane sale sul palco dell’Atlantico con una calorosa accoglienza e dopo il canonico “Ciao regà. Ciao Roma”, con cui è solito aprire ogni sua esibizione, si parte subito con Ipocondria, il pezzo tratto da Ansia e disagio che lo vede in duo proprio con il rapper romano. Il video di Zerocalcare scorre alle spalle dei due sul palco, il pubblico è divertito inutile nasconderlo. Un’altra collaborazione che in pochi sapranno tra i due, è proprio nell’album del rapper. Skatepark, “il pezzo più punk del disco” così come definito da Tarek, vede alle chitarre proprio il cantautore romano e allora la presenza è perfetta per riprodurla mantenendo il sound più adatto insieme alla chitarra di Giancane.
Si poteva sperare in un altro ospite, questo proprio grazie all’esperienza sanremese. Peccato che la sua assenza dalla capitale abbia reso impossibile l’esibizione sul palco dell’Atlantico, ma poco importa. Argento vivo trova spazio in questa scaletta ed a cantarla e rapparla ci pensa lo stesso Rancore, facendo le veci anche di Daniele Silvestri.
Depressissimo chiude la scaletta, prima del bis affidato a È meglio senza.
Un’esibizione spettacolare, un concerto da una carica inaudita che anche nel momento in cui sembrava quasi dato per spacciato è riuscito a riprendere la giusta strada e la giusta forza. Tutto questo porta una sola e indelebile firma: Rancore.
Di seguito la scaletta:
Underman
Arlecchino
Tufello (a cappella)
Il meglio di me (a cappella)
Poeti estinti (a cappella)
Centro asociale
Giocattoli
Beep beep
Questo pianeta
Sangue di drago
Sunshine
Darkness
Disney inferno
Tufello
La morte di rinquore
Ipocondria (con Giancane)
Skatepark (con Giancane)
Argento vivo
Racconto sul labirinto
Depressissimo
Bis
È meglio senza