Perché perde lo Stato quando vince la legittima difesa

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Approvata in via definitiva in Senato la riforma sulla legittima difesa. E mentre c’è chi parla di “giorno bellissimo”, le polemiche sono numerose

Immagine via twitter.com/SenatoStampa

In una politica caratterizzata da un abuso di slogan che celano inaccettabili incompetenze e incapacità di adempiere ai propri compiti, e che mirano alla pancia dei cittadini, è noto che, tra i più utilizzati negli ultimi tempi, c’è “la difesa è sempre legittima“.

Motivo di vergogna per molti, di vanto per altri e sfoggiato, in ogni dove e in ogni modo, proprio da questi ultimi. Fortemente voluta dalla Lega (che, infatti, parla del 28 marzo come “un giorno bellissimo” anche per gli italiani: quali, è lecito chiedersi), appoggiata dal Movimento 5 Stelle e dal centro-destra, e respinta dal Partito Democratico e da Liberi e Uguali, il testo della riforma della legittima difesa diventa legge: a differenza della precedente, la difesa, ora, è considerata “sempre” legittima e “sempre” proporzionata all’offesa.

Un fallimento per il Paese. La speranza risiede ancora in chi crede che la difesa e la tutela dei cittadini e dei loro interessi siano prerogativa dello Stato, in chi pone la tutela dell’essere umano in quanto tale al di sopra della difesa della proprietà (come ricorda anche l’articolo 3 della nostra Costituzione) e in chi vede nelle armi insicurezza, violenza e morte e non libertà, tranquillità e pace.

I più critici della riforma sono i costituzionalisti. È compito del ministro dell’Interno tutelare e garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. È dovere della classe dirigente cercare di evitare situazioni rischiose per i cittadini e, nel caso contrario, chiedersi il motivo dell’esistenza delle stesse.

Affidare al cittadino la propria protezione significa deresponsabilizzare lo Stato e il ministero a ciò addetto, considerare le forze dell’ordine come incapaci di svolgere il proprio lavoro, indebolire il sistema giudiziario nel momento in cui diventa prerogativa dello Stato scegliere la durata e la modalità della pena e rendere legittimi comportamenti che, in un Paese democratico, sono contrari ai suoi principi fondamentali.

Tutto questo, però, ad oggi, sembra non avere valore per i più, intenti a lasciarsi convincere di essere sempre più in pericolo e più al sicuro, dunque, con un’arma sotto al cuscino.

Giorgia Cecca

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