Il sindacato dei sogni fa sold out al Monk: il live dei Tre allegri ragazzi morti a Roma
La band di Pordenone torna nella capitale per presentare il nuovo disco Il sindacato dei Sogni: un live che mancava a tutti da troppo tempo
Bisogna ammetterlo, la scena musicale indipendente italiana ha subito tanti scossoni negli ultimi anni, band e cantanti che fin dal debutto si ritrovano a suonare su palchi fino a pochi anni fa calcati da grandi stelle italiane e internazionali.
Gavetta ormai scomparsa quasi per tutti questi artisti eppure non è sempre stato così, quei palchi o quei sold out prima venivano sudati e guadagnati. Vecchie scuole di pensiero probabilmente, la qualità sicuramente non è sempre predominante, ma c’è anche nella scena attuale sia chiaro.
Della vecchia scuola sicuramente fanno parte i Tre allegri ragazzi morti, che dal 1996 ad oggi sono passati per tutti i più importanti palchi d’Italia, con un sold out dietro l’altro. Ci si aspettava tanto da loro, in un 2018 dove ha dominato per lo più l’indie pop, serviva una band della vecchia scuola che ristabilisse per certi aspetti gli equilibri, e i TARM si sono fatti trovare più che pronti.
Il 2019 li ha visti tornare sugli scaffali e sulle piattaforme di streaming con Il sindacato dei sogni, il nuovo album uscito sempre per la loro etichetta Tempesta dischi. Sono tornati, e lo hanno fatto a loro modo con un album a tinte psichedeliche e rock e con una serie di live sold out. La sensazione è proprio che i fan della band mascherata non fossero più nella pelle, a 3 anni dal tour per Inumani.
L’apertura della serata tutta esaurita al Monk è affidata ai Cabiria, vincitori del contest TalenTARM, che hanno portato sul palco del circolo romano tre cover dei beniamini di serata in chiave glam rock. Una fantastica trovata, per scaldare il pubblico che inizia già a cantare armato di maschere.
Sono quasi le 23 quando sul palco salgono i Tre allegri, maschera in faccia e costume indosso Davide Toffolo prende il suo posto e saluta il Monk in cui le urla sono assordanti.
L’attacco è presto servito dal primo singolo de Il Sindataco dei sogni: Caramella, è nuova la il pubblico la sa già a memoria.
Si passa lungo tutta la discografia della band per un live veramente interminabile: 27 saranno alla fine i brani eseguiti, probabilmente solo Bruce Springsteen può vantare scalette più lunghe.
Non è possibile soffermarsi, come in un canonico report, su ogni pezzo eseguito. La realtà è che la lunga carriera che ha portato i TARM a questo live fa parla già abbastanza da sola. Toffolo non si ferma quasi mai, chiacchiera e intrattiene il pubblico, che ipnotizzato lo segue ad ogni cambio pezzo. C’è spazio anche per un piccolo aneddoto: “Io ogni volta che vengo a vedere un live qui al Monk mi metto in quell’angolino lì (indica uno spazietto alla destra del palco), non so perchè non ha niente di speciale ma a me piace e magari a voi nemmeno importava”.
Continua ironia, dall’inizio alla fine arringando il pubblico che è pronto ad urlare e cantare per ogni pezzo suonato dalla band.
Alla fine c’è anche uno spazietto in più: la scaletta si chiude con Occhi bassi, ma alla fine Davide fa salire sul palco un bambino, il piccolo Arturo, che ha seguito il live dal pit fotografi dall’inizio alla fine insieme ad alcuni amici, tutti quanti rigorosamente mascherati come i Tre allegri. Il piccolo Arturo chiude il concerto dei Tre Allegri ragazzi morti cantando Bengala insieme al pubblico e alla band, probabilmente una fortuna che in tanti gli hanno invidiato.
I TARM sono tornati e in tanti li aspettavamo.
Di seguito la scaletta del concerto:
Caramella
Una ceramica italiana persa in California
Calamita
Bengala
C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno
Difendere i mostri dalle persone
I cacciatori
Anime perse
Persi nel telefono
Il principe in bicicletta
Puoi dirlo a tutti
La faccia della Luna
Codalunga
Accovacciata gigante
AAA Cercasi
Catena
Quasi adatti
Voglio
Mondo prima
Bis
In questa grande città
La mia vita senza te
Mio fratellino ha scoperto il rock n’ roll
Francesca ha gli anni che ha
Dì che cosa parla veramente una canzone
La tatutata bella
Un altro inverno a Pordenone
Occhi bassi
Bengala (Arturo)
Testo di Cristiano Tofani
Foto di Marta Bandino