Far East Film Festival 21: trionfo per Anthony Wong
Audience Award e premio della critica a “Still Human”, il cui protagonista è il leggendario attore di Hong Kong
La ventunesima edizione del Far East Film Festival di Udine ha visto il trionfo di Anthony Wong, monumentale attore di Hong Kong premiato con il “Gelso d’oro” alla carriera nonché protagonista di “Still Human“, la commovente storia di un paralitico un po’ burbero che ha conquistato il “Gelso d’oro” e il premio della critica.
“Non avrei mai immaginato che un giorno avrei ricevuto un riconoscimento per la mia carriera, ma in qualche modo ho sperato potesse accadere proprio in Italia: non soltanto per via della sensibilità artistica e culturale del vostro paese, ma anche e soprattutto perché voi italiani avete gusto“. Con queste parole Wong ha accolto il “Gelso d’oro” alla carriera, conferitogli per i suoi indiscutibili meriti artistici. Dunque ha aggiunto, in tono scherzoso: “Comunque non sono così vecchio, per leggere queste note non ho nemmeno avuto bisogno degli occhiali…”.
Visibilmente emozionato e forse un po’ incredulo, invece, l’Anthony Wong che ha commentato il trionfo di “Still Human“, la pellicola della regista Oliver Chan che ha vinto la ventunesima edizione del Far East Film Festival: “Non avrei immaginato di dover salire per ben due volte sul palco dello stesso festival per ricevere un premio” – come già accennato il leggendario attore di Hong Kong vi salirà una terza volta, la sua interpretazione ha catturato il consenso di pubblico e critica al contempo.
Il Wong di Still Human sa essere ancora diverso: a tratti è un po’ scontroso, svariate volte è divertente, nel corso dell’intero film è profondamente umano.
E ci è piaciuto parecchio, la sua interpretazione è sicuramente uno dei ricordi più belli di questo Far East Film Festival numero 21. Il film della Chan è molto toccante: Cheong-Wing è un uomo paralitico che ha smesso di sognare, ma ritroverà il sorriso grazie alla sua badante – interpretata dalla giovane attrice filippina Crisel Consunji, anche lei straordinaria in questa performance.
Il pubblico di Udine ha portato sul podio altre due pellicole che a noi inviati di Ghigliottina | Un nuovo taglio all’informazione sono piaciute parecchio: al secondo posto si è piazzata “Dying to survive” di Wen Muye, mentre il gradino più basso del podio è occupato da “Extreme Job” di Lee Byeong-heon.
Quest’ultima è una divertentissima commedia che racconta la buffa vicenda di cinque poliziotti un po’ maldestri che occupano un fast-food abbandonato per usarlo come appostamento per catturare una banda di narcotrafficanti.
I 5 agenti cominceranno a prendere troppo sul serio il loro nuovo ruolo e la creatività del detective Ma li trasformerà in delle vere e proprie superstar del panorama culinario coreano.
Anche quest’anno Seul raggiunge il podio, c’era da aspettarselo: i film in gara era ben 12, i sudcoreani girano pellicole eccellenti in tutti i generi e in effetti va ricordato che nella scorsa edizione hanno letteralmente sbancato – grazie anche all’ottimo lavoro del consulente Darcy Paquet, che in questa edizione del Far East ha anche curato un’interessante retrospettiva sui 100 anni del cinema coreano.
La vera sorpresa – graditissima – è il secondo posto di “Dying to survive“, una black comedy diretta da Wen Muyeche denuncia la speculazione dell’industria farmaceutica cinese: in considerazione degli alti costi per le prestazioni sanitarie e per i farmaci, un piccolo commerciante di nome Cheng Yong comincerà a dedicarsi al contrabbando di farmaci per la leucemia mieloide cronica, importandoli dalla molto meno onerosa India. Quel che all’inizio sembrava solo un business, diventerà per Chen Yong una vera e propria crociata. Il film è ispirato a un caso di cronaca del 2004 che ha ha portato alla luce il dramma dei tanti malati che non potevano accedere alle cure salva-vita, determinando una modifica nel SSN cinese che ha triplicato nel giro di pochissimi anni le aspettative di vita dei malati di leucemia mieloide cronica in Cina..
“Dying to survive” conferma l’ottimo momento del cinema cinese. In quest’edizione del Far East Film Festival i film cinesi in concorso erano 8 e alcuni di essi erano a dir poco eccellenti: oltre all’acclamato “Lost Found” con la bravissima Yao Chen – superospite in questa edizione del FEFF – segnaliamo il controverso “The Rib“, commovente vicenda di un transgender cresciuto in una famiglia cattolica dalla mentalità molto tradizionale e il delicatissimo “Crossing the border“, un appassionante road movie a bordo di un’ape che esplora il rapporto di un bambino con suo nonno.
Il Giappone, invece, conquista gli altri due trofei: “Melancholic” di Tanaka Seiji ha ricevuto il “Gelso Bianco“, il premio dedicato alle opere prime, grazie a un film che intreccia una love story con un pizzico di azione e di black humor. Il pittoresco “Fly me to the Saitama” ha invece conquistato il popolo del web: il “MYmovies Award” è andato alla commedia di Takeuchi Hideki, che porta alle estreme conseguenze lo scontro periferia-città per un umorismo in chiave manga.
Un festival corposo e interessante, in definitiva: ben 52 le pellicole in competizione e una voglia immensa di percorrere la “Via della Seta” anche in ambito cinematografico.