Verso le europee: l’ultradestra spagnola di Vox
Dopo le politiche spagnole, il movimento si appresta ad affrontare le elezioni europee sostenendo una posizione anti-sistema e sovranista
Nonostante non ci sia stato il temuto exploit previsto dalle proiezioni pre-elettorali, nel voto dello scorso 28 aprile il partito di estrema destra Vox è riuscito ad entrare nel Parlamento spagnolo con il 10,3% dei voti, ottenendo ben 24 seggi sui 350 che compongono il Congreso de los Diputados e attenstandosi come quinta forza politica dopo i vincenti socialisti del PSOE (123 seggi), i Popolari (66 seggi), Ciudadanos (57 seggi) e Unidas Podemos (42 seggi).
Erano 40 anni, dalle prime elezioni democratiche dopo la caduta del regime di Francisco Franco, che una forza di estrema destra non entrava in Parlamento, rivendicando le sue idee e proposte per una Spagna nazionalista, contro le autonomie locali – specialmente quella basca e quella catalana – islamofoba e avversa all’immigrazione al multiculturalismo.
Nato nel dicembre 2013 da una scissione dal Partito Popolare – ritenuto incapace di tutelare gli interessi nazionali spagnoli e troppo arrendevole nei confronti delle richieste separatiste di baschi e catalani – Vox si presenta sulla scena elettorale per la prima volta alle elezioni europee del 2014 – dove ottiene l’1,57. Alle politiche spagnole del 2015 e del 2016 fa registrare percentuali minime – ovvero, rispettivamente, lo 0,23% e lo 0.20%.
È solo con le elezioni regionali in Andalusia del dicembre 2018 che Vox inizia a farsi notare, ottenendo 395.978 voti pari al 10,97% e conquistando i primi 12 seggi al parlamento regionale. Vox segue sostanzialmente i valori cristiano-cattolici, è un partito pro-vita contrario all’aborto e accanito difensore della famiglia tradizionale, nonostante il suo stesso leader – Santiago Abascal, grande sostenitore di Donald Trump – sia divorziato.
Durante i festeggiamenti in piazza Margaret Thatcher, dopo il buon risultato ottenuto alle politiche la scorsa settimana, il Segretario generale di Vox Javier Ortega Smith ha dichiarato che “questo non è che l’inizio. Ognuno dei nostri deputati farà una vera opposizione, gli altri dovranno rispondere alle nostre proposte. Siamo inarrestabili”.
E Vox dovrà infatti affrontare presto una nuova sfida, ovvero quella delle prossime elezioni europee alle quali si presenterà con idee sovraniste: gli Stati Uniti d’Europa sono percepiti coma una minaccia alla sovranità nazionale spagnola e, come si legge al punto 96 del documento “100 misure per una Spagna viva”, Vox in Europa intende promuovere un nuovo Trattato europeo basato sulle linee tenute dai Paesi del gruppo di Visegrad in termini di confini, sovranità nazionale e rispetto dei valori della cultura europea e aumentare considerevolmente il peso della Spagna nel processo decisionale.
Secondo le ultime proiezioni rilasciate dal Parlamento europeo e risalenti al 18 aprile, alle prossime consultazioni europee Vox potrebbe ottenere 6 seggi con il 9,6% dei voti. Poiché è la prima volta che il Partito potrebbe entrare nell’emiciclio europeo, non si sa ancora a quel gruppo Parlamentare potrebbe aderire – ma certamente si colloca nella scia dei Gruppi euroscettici, come lo Europe of Nations and Freedom Group (ENF) del quale fa parte anche la Lega e che attualmente è dato a 62 seggi.