La storia di Walt Disney
Un estro geniale che ha reso felici milioni di persone: la storia di Walt Disney, l’artista e businessman che ha incantato il mondo (anche con qualche ombra)
Walt Disney. Ecco a voi, cari lettori, il nome di un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, perché è famoso in tutto il mondo. Disney, un marchio imprenditoriale di standing mondiale: un nome conosciuto da chiunque. Walt Disney (che pretendeva da ogni suo collaboratore di essere chiamato “Walt”) è stato un grandioso ed abile imprenditore, produttore cinematografico, artista, disegnatore, animatore, doppiatore e cineasta statunitense.
INFANZIA – Walter Elias Disney (questo il nome vero di battesimo) nacque a Chicago, giovedì 5 dicembre 1901. I genitori di Walt furono Elias Disney e Flora Call. La famiglia Disney era formata da cinque figli, di cui Walt era il quarto. Gli altri figli di Elias Disney e Flora Call furono: Herbert, Raymond e Roy Oliver (fratelli maggiori di Walt) e Ruth Flora (sorella minore di Walt). Il nome Walter gli fu assegnato in onore del reverendo Walter Parr, che era un amico dei suoi genitori; invece, il nome Elias fu direttamente ereditato da quello del padre (appunto Elias Disney).
Nel 1906, all’età di 5 anni, la famiglia Disney si trasferì a Marceline (Missouri), per lavorare in una fattoria di 200 ettari (che Elias Disney acquistò alla cifra di 3.000 dollari). La fattoria di Walt si trovava nelle vicinanze dell’abitazione dello Zio Robert Disney. A Marceline, il piccolo Walt visse felice e spensierato immerso nelle meraviglie della natura e del paesaggio rurale. Niente di meglio (diremmo oggi, “col senno del poi”), per la fervida immaginazione di un bambino.
Inoltre, nei pressi della sua fattoria era solito passare un treno, che Walter amava vedere correre lungo le rotaie (più avanti parleremo della passione di Walt per le locomotive).
SCUOLA E LAVORO – Walt Disney iniziò a frequentare la scuola elementare soltanto a otto anni, in quanto i suoi genitori decisero che avrebbe cominciato gli studi assieme alla sorellina Ruth. Nel 1909 il padre di Walt si ammalò e fu costretto a vendere la fattoria, perché non poteva più svolgere un’attività lavorativa così impegnativa e faticosa.
Nel 1910, la famiglia Disney traslocò a Kansas City ove Elias – padre di Walt – vinse l’appalto per la distribuzione di giornali (“Morning Times” ed “Evening and Sunday Star”). E così Walt e Roy cominciarono, in piena notte e spesso sotto il freddo e/o la neve, a consegnare i giornali in tutta la città. Talvolta, durante il lavoro notturno, Walt Disney si appisolava in qualche angolo di strada ovvero rifugio di fortuna, pur di dormire e riposarsi soltanto un po’. Ciò per consentirgli – al mattino – di affrontare al meglio la sua giornata scolastica.
Grazie allo Zio Michael Martin (ingegnere delle ferrovie), nel 1911 Walt lavorò come venditore sui treni della Missouri Pacific Railroad; è probabile che tale esperienza ingenerò in Disney l’amore per i treni e per i viaggi. Nel 1917 si diplomò alla Benton School e, simultaneamente, frequentò un corso presso l’Art Insitute of Chicago.
LA GRANDE GUERRA – A soli sedici anni, il richiamo per la Grande Guerra fu talmente tanto forte da convincere Walt, con l’aiuto di un suo amico, ad artefare il suo passaporto modificandone la voce “età”.
Durante gli anni del primo conflitto mondiale, Walt operò in Francia quale volontario per la Croce Rossa fino al 1919. Al termine della prima guerra mondiale (1919), Walt Disney fece ritorno a Kansas City desideroso, più che mai, di ritagliarsi un posto nell’agognato mondo della cinematografia.
GLI ESORDI NELL’ANIMAZIONE – Disney, rientrato dalla Francia, fu assunto dalla Pesman-Rubin Commercial Art Studio, al fine di occuparsi del programma settimanale del Newman Theatre. E fu proprio in quest’occasione che Walt conobbe uno dei suoi più cari amici nonché abili disegnatori: Ubbe Eert Iwwerks (meglio noto con il nome di “Ub Iwerks”). Disney, però, era ancor più determinato a diventare un protagonista assoluto del cinema. Dunque nelle sue serate, Walt iniziò a frequentare regolarmente il cinema per vedere un lungometraggio, un cinegiornale ed uno o due cartoni animati.
Con l’amico Ub, nel gennaio del 1920, Walt costituì la Iwerks-Disney Commercial Artists, che fu principalmente impegnata nella realizzazione di animazioni pubblicitarie (la società, tuttavia, non avrà una lunga esistenza). Ciononostante, la creazione di spot pubblicitari era un’attività che poco appagava gli aneliti professionali di Walt Disney.
Sulla scia delle sue aspirazioni, Walt maturò la decisione di sperimentare la produzione di cortometraggi di animazione all’interno del garage del fratello Herbert, in cui egli viveva insieme all’altro fratello Roy. In questa piccola ma ingegnosa officina d’arte, vennero alla luce dei cartoons di successo che furono ceduti alla Newman Teathre Company. Tali cartoni animati furono, pertanto, denominati “Newman Laugh-O-Grams”.
WALT DISNEY PRODUCTIONS – I primi successi indussero Walt, il 23 maggio 1922, a fondare la Newman Laugh-O-Grams. Tale società cominciò ad espandere il proprio business ed il proprio staff assumendo anche eccellenti animatori quali: Rudolph Ising, Friz Freleng, Hugh Harman e Carmen Maxwell. Walt, inoltre, pretese che nella sua società ci fosse anche lo stimato ed apprezzato amico Ub Iwerks.
Disney si cimentò nella realizzazione del primo film (“Alice’s Wonderland”) con la tecnica mista, ossia caratterizzata dalla compresenza di attori veri “in carne e ossa” (live action) e personaggi dell’animazione (cartoons). Tuttavia, gli esosi costi di produzione del film Alice’s Wonderland superarono di gran lunga i correlati ricavi; nel 1923, tale disequilibrio reddituale cagionò il fallimento della Newman Laugh-O-Grams.
In una situazione professionale molto difficile e complessa, Walt Disney accettò il consiglio di suo fratello Roy di trasferirsi ad Hollywood. I fratelli Disney, nel luglio 1923, fondarono i Disney Brothers Studios; nel 1926, la società mutò la denominazione sociale in Walt Disney Studios. Infine, nel 1928 gli Studios si trasformarono nella Walt Disney Productions.
La nuova company di animazione sfornò talune produzioni di successo: Alice Comedies (si trattava di una serie di cortometraggi realizzati in tecnica mista) e Oswald The Lucky Rabbit (“Oswald il coniglio fortunato”).
Ben presto, la Universal Pictures, gestita e controllata da Charles B. Mintz – che, nel 1927, si era coniugato con Margaret Winkler (proprietaria della nota casa di produzione) – commissionò a Disney la produzione di una serie di Oswald The Lucky Rabbit. Per la realizzazione della serie, Mintz propose un corrispettivo contrattuale ben inferiore alle attese di Walt Disney. Nel febbraio del 1928, Walt Disney andò a New York per trattare direttamente con Mintz del proprio compenso.
Nel corso delle trattative, Disney constatò personalmente l’immutabilità dell’offerta di Mintz, ma altresì e soprattutto si rese conto che la Universal Pictures aveva ingaggiato molti dei suoi animatori storici (tra cui quelli sopra citati, ad eccezione di Iwerks). Messo alle strette, Walt rifiutò l’offerta contrattuale di Mintz, che – come detto – prevedeva il percepimento di un minor introito finanziario. A complicare la vicenda, venne fuori che la Universal Picture – sotto un profilo meramente legale – deteneva anche la titolarità del marchio commerciale del personaggio animato di Oswald e ciò le consentiva di poter produrre la serie, anche senza la partecipazione della Walt Disney Productions.
TOPOLINO – Ancora scottato e deluso dalla vicenda di Oswald The Lucky Rabbit, Walt – con l’aiuto di Iwerks e pochi altri fidati dipendenti – iniziò a progettare la creazione di un nuovo personaggio da lanciare nel cinema.
Disney ed i suoi collaboratori intuirono che si poteva partire dal disegno del coniglio fortunato Oswald per creare un nuovo personaggio. Così facendo, il suddetto team di cartoonist ridusse le dimensioni delle orecchie di Oswald, poi trasformò la coda del coniglio ed, infine, fece qualche ulteriore ritocco per addivenire al disegno finale del nuovo personaggio.
Cari lettori, provate a indovinare cosa ne venne fuori? Un semplice e piccolo topo (o “topolino”) che fu battezzato “Mortimer Mouse”. La Signora Disney, tuttavia, consigliò di modificare il nome nel più simpatico ed attrattivo “Mickey Mouse”, per noi italiani “Topolino”. Ecco arrivata la svolta epocale tanto attesa da Walt Disney. La svolta che cambierà radicalmente e definitivamente il corso della sua carriera.
Si ricorda, per curiosità, che Walt Disney fu il primo a donare la sua voce a Topolino. Walt, oltre a crearne il personaggio, donerà a Topolino la sua voce, la sua mente, il suo cuore. Topolino, in un certo senso, potrebbe esser considerato quale la naturale proiezione di Walt Disney nel mondo dei cartoni animati; anzi, Topolino era forse l’alter ego di Walt Disney nel campo dell’animazione.
Nel 1928 Topolino esordì in un cortometraggio “L’aereo impazzito” (“Plane Crazy”), in cui fece il debutto anche il personaggio di “Topolina” o “Minnie” (“Minnie Mouse”). Nello stesso anno fu proiettato anche “Topolino Gaucho” (“The Gallopin’ Gaucho”).
Il 18 novembre 1928, al Colony Theatre di New York, Disney distribuì il suo ultimo lavoro: “Steambot Willie”. Si trattava del primo cartoon con sonoro (sincronizzato con le scene animate). La nuova produzione Disney fu proiettata dopo un film di guerra. Per la produzione di “Steambot Willie”, Disney fu costretto a vendere anche la sua auto pur di rastrellare le necessarie risorse di finanziamento.
Il nuovo cartone animato di Disney riuscì a conseguire un grandioso successo nonché il consenso totale del pubblico. Da quel momento in poi, Topolino entrò nel cuore di tutti e nell’immaginario collettivo riscontrando un successo commerciale ancora apprezzabile al giorno d’oggi.
Nel 1929, Disney ingaggiò Carl Stalling quale compositore per la produzione di una nuova serie di cortometraggi musicali chiamati “Silly Symphonies”. Nel 1932 le “Silly Symphonies”, grazie anche all’avvento della tecnologia Technicolor, diventarono dei cartoons a colori. Il primo cortometraggio a colori fu “Fiori e alberi” che vinse, nel 1932, il premio Oscar per il miglior cortometraggio con i cartoni.
IL TRADIMENTINO DEL MIGLIOR AMICO – Pat Powers, un produttore che aveva anche distribuito delle serie animate firmate Disney, riuscì a convincere Ub Iwerks a lasciare la Walt Disney Productions; Iwerks cedette anche la sua quota di interessenze azionarie. In seguito, Ub fondò l’Iwerks Studio.
Walt Disney – pur accusando gravemente la perdita del suo più caro amico, oltre che del suo più valente artista – continuò nel suo percorso professionale ed imprenditoriale impegnandosi a reclutare i migliori e più capaci cartoonist del Paese, oramai desiderosi di lavorare per la grande e rinomata azienda Disney sempre più leader nella cinematografia di animazione.
Al fluire del tempo, il piano di Powers divenne noto. Esso consisteva nel costringere – per mezzo di Iwerks – la Disney a cooperare per la sua società a condizioni sempre meno vantaggiose.
BIANCANEVE E I SETTE NANI – La grande sfida imprenditoriale di Walt Disney fu quella di produrre il primo lungometraggio interamente animato.
Fino ad allora era diffusa la convinzione che un cortometraggio di animazione potesse solo far ridere la gente, ma ora l’obiettivo precipuo perseguito da Disney era quello di riuscire a far commuovere il pubblico smuovendone le più profonde emozioni e suscitandone il massimo interesse ed appeal. Dunque, il conseguimento di una simile finalità doveva necessariamente passare attraverso un lungometraggio di animazione ossia un vero e proprio film animato.
Per far ciò Disney si convinse che era necessario conferire un livello elevato di realismo alle sue produzioni; per tal ragione, ad esempio, favorì l’ingresso nei suoi studi di taluni esemplari di animali, al solo fine di consentire ai suoi animatori di studiarne attentamente dal vivo i relativi movimenti per poi riprodurli con altrettanto realismo nei suoi film.
Ma, in tutto questo, quale storia era meritevole di valere la produzione del primo film d’animazione? La scelta cadde sulla fiaba popolare scritta dai fratelli Grimm: “Biancaneve e i sette nani”. L’avvio dei lavori avvenne nel 1935.Non poche furono le difficoltà incontrate per il reperimento delle risorse finanziarie, ma la caparbietà di Disney fu più forte di ogni altra avversità.
Il 21 dicembre 1937 al Carthay Circle Theater di Hollywood venne proiettata la prima di “Biancaneve e i sette nani”. Un successo senza precedenti: tra lo stupore generale e l’ammirazione del pubblico, questa volta Disney dimostrò al mondo intero di aver realizzato il suo sogno e, soprattutto, di cosa era capace. Nel 1938 il film ottenne il maggiore incasso dell’anno.
Arrivò, poi, anche l’ora dei riconoscimenti ufficiali. Nel 1939 Disney ricevette il premio Oscar alla carriera, che gli fu direttamente consegnato dalla celebre attrice Shirley Temple. Per l’occasione, il premio fu consegnato insieme ad altre 7 statuette Oscar in miniatura.
Il 24 dicembre 1939, la sede della società fu trasferita a Burbank (California).
ALTRE PRODUZIONI E GLI OSCAR PER “MARY POPPINS” – Per dovere di cronaca, ci limiteremo – a tacere d’altro – ad esporre solo alcuni dei capolavori disneyani. Nel 1940, fu la volta di “Pinocchio” e di “Fantasia”, che però non ottennero gli incassi sperati.
Nell’ottobre del 1941 seguì la produzione di “Dumbo”, che ebbe invece un maggior successo. I lavori del film furono interrotti dal primo sciopero, che iniziò il 28 maggio 1941 e terminò il 9 settembre 1941.
Per Disney lo sciopero rappresentò una spiacevole vicenda societaria, che lo colpì ed intristì notevolmente tanto che, da quel momento in poi, lo studio per lui non sarebbe più stato come una famiglia.
Nell’aprile 1942 venne alla luce “Bambi”. I primi cinque film della Disney passarono alla storia come “The Big Five” (“I Grandi Cinque”).
Tra gli altri “Classici Disney” ricordiamo: “Cenerentola” (1950”), “L’Isola del Tesoro” (1950, primo film Disney privo di sequenze di animazione), “Alice nel paese delle meraviglie” (1951), “Peter Pan” (1953), “Lilli e il vagabondo” (1955), “La Bella Addormentata nel bosco” (1959), “La carica dei cento e uno” (1961) e “La spada nella roccia” (1963).
Il 28 ottobre 1964 è l’anno d’oro con l’uscita di “Mary Poppins”, che conquisterà ben 5 Premi Oscar (miglior attrice protagonista a Julie Andrews; migliori effetti speciali a Peter Ellenshaw, Hamilton Luske e Eustace Lycett; miglior colonna sonora a Richard M. Sherman e Robert B. Sherman; miglior canzone a Richard M. Sherman e Robert B. Sherman; miglior montaggio a Cotton Warburton).
DISNEYLAND – Un altro grande sogno di Walt Disney (uno dei tanti, potremmo asserire – a ragion veduta – sulla base di quanto sin qui narrato) era quello di creare un luogo, in cui i bambini potessero giocare al sicuro in ambienti incantati e nei quali i genitori avessero la possibilità di godersi del sano relax e di tornare essi stessi ad essere degli innocenti bambini mossi dallo spirito del divertimento e dell’immaginazione.
Da questo desiderio, Walt partorì l’idea del primo parco tematico Disney. La località scelta per la realizzazione di Disneyland fu Anaheim, su una superficie sino ad allora deputata alla coltivazione di aranceti.
Nel corso dei lavori, Walt fu quasi sempre presente ad Anaheim anche per vagliare sulla corretta esecuzione nei mini particolari delle attività di edificazione del suo parco. Egli fu, infatti, l’artefice di ogni scelta. Per completare i lavori in tempo, molti operai edili lavorarono anche per 16 ore al giorno. Persino, Walt aiutò i pittori dipingendo il pannello espositivo di “Ventimila leghe sotto i mari”.
Alle ore 14:00 del 17 luglio 1955 ad Anaheim veniva aperto il primo parco “Disneyland”. La cerimonia di apertura fu trasmessa in una diretta televisiva condotta da Ronald Reagan (questi in futuro, come noto, verrà eletto alla carica di Presidente degli Stati Uniti d’America). L’inaugurazione in diretta televisiva fu, secondo le cronache del tempo, un evento speciale e ben riuscito.
Il 18 luglio 1955 il parco venne definitivamente reso accessibile al pubblico; il biglietto numero 1 – nel giorno dell’apertura ufficiale ai visitatori – fu acquistato dal Roy Disney.
LA FAMIGLIA – La sua vita privata fu segnata da alcuni avvenimenti molto importanti.
Il 13 luglio 1925 Walt Disney convolò a giuste nozze sposando Lilian Bounds, che ricopriva l’incarico di assistente animatore alla Walt Disney Productions.
Il 19 dicembre 1933 nacque la primogenita di Walt Disney Diane Marie (figlia naturale). Walt e Lilian decisero, poi, di adottare una bambina; così, la famiglia Disney si allargò con l’arrivo di Sharon Mae, che nacque il 31 dicembre 1936.
L’OMBRA DELLE ACCUSE – Come spesso accade, un personaggio così noto e iconico non può avere sempre vissuto sotto la luce dei riflettori del successo; infatti, l’immagine pubblica e privata di Walt Disney fu nel tempo offuscata anche dal cono d’ombra di varie accuse mossegli contro.
In questo articolo ci limiteremo a segnalare solo alcune delle principali insinuazioni sollevate nei confronti dell’imprenditore statunitense. Senza dubbio una delle maggiori accuse rivolte a Walt Disney fu quella dell’antisemitismo.
Tale accusa deriverebbe dalla visita che nel 1938 Leni Riefenstahl (regista, attrice e fotografa tedesca) fece a Disney, recandosi presso i suoi studi di animazione negli Stati Uniti d’America. Si ricorda che Riefenstahl produsse molti film e documentari per la propaganda del regime nazista.
Secondo altre voci, Disney fu razzista. L’idea del razzismo sarebbe scaturita da talune scelte artistiche alquanto razziali adottate nella realizzazione di alcuni film disneyani degli anni ’40 come ad esempio: “I racconti dello Zio Tom” (“Song of the South”), i corvi neri in “Dumbo” e la centaura nera in “Fantasia”.
LA MORTE DEL GENIO – A soli 65 anni, colpito da una grave malattia, Walt Disney morì (giovedì 15 dicembre 1966). Ronald Reagan così commentò la triste e dolorosa notizia: “Da oggi il mondo è più povero”.
La biografia di Walt Disney richiederebbe la stesura di un volume di enciclopediche dimensioni, ma la finalità di questo articolo consiste esclusivamente nel ripercorrere, quelle che a nostro avviso, sono le principali tappe della sua vita privata, artistica ed imprenditoriale.
Walter Elias Disney ha indubbiamente sbalordito l’universo con la potenza impressionante delle sue idee creative; sovente, tali idee hanno generato grandi capolavori d’animazione o fiorenti e durature attività economiche d’impresa.
Disney può esser definito – senza timore di smentita – un eroe, il cui “superpotere” altro non fu che l’abilità di concretizzare le fantasie di ciascun fanciullo o meglio di dar vita ai sogni del “bambino” che vive in ogni adulto. Tale superpotere è fortunatamente oggigiorno ancora visibile e tangibile nelle sue creature.
PRINCIPALI CITAZIONI – Nel tentare di delineare la grandezza di Walt Disney riteniamo opportuno nonché saggio rammentare, a chiusura del presente articolo, talune sue citazioni.
Esse, non necessitando di alcun commento esplicativo, ci consentono di meglio penetrare la sua mente nonché di carpirne l’innovatività del suo pensiero e l’estrema perizia del suo “essere” sia artista che businessman.
- “Se puoi sognarlo, puoi farlo. Ricorda sempre che questa intera avventura è partita da un topolino”;
- “Pensa, credi, sogna e osa”;
- “Tutti i nostri sogni possono realizzarsi se abbiamo il coraggio di inseguirli”;
- “L’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare”;
- “Ci sono più tesori in un libro che in tutti i covi dei pirati dell’Isola del Tesoro… e meglio di ogni altra cosa, puoi goderti queste ricchezze ogni giorno della tua vita”;
- “Fare l’impossibile è una specie di divertimento”;
- “Una persona dovrebbe definire i suoi obiettivi il più presto che può e dedicare tutte le sue energie e il talento per arrivarci. Con uno sforzo sufficiente, può farcela. Oppure può trovare qualcosa che è ancora più gratificante. Ma alla fine, non importa quale sia l’esito, lui saprà che è stato vivo”;
- “Vorrei piuttosto divertire e sperare che la gente impari qualcosa piuttosto che istruire le persone e sperare che si siano divertite”;
- “In qualche modo non credo che ci siano sommità tali che non possano essere scalate da un uomo che conosce il segreto di realizzare i sogni. Questo speciale segreto, mi pare, può essere sintetizzato nelle quattro C. Queste sono curiosità, fiducia, coraggio e costanza, e la più grande di tutte è la fiducia. Quando credi in qualcosa, credici fino in fondo. In modo coinvolgente ed indiscutibile”.
CREDITI
- documentario di Rai storia (di cui è stato inserito il link su YouTube)
- Libro “Walt Disney L’uomo che trasformò la fantasia in realtà”, Ledizioni ledi publishing, 2018