La terza serata al Palazzo dello Sport per Coez: “È sempre bello”
Il cantautore e rapper campano ha chiuso la tripletta romana del primo assaggio del suo “È sempre bello tour”, che proseguirà in autunno in giro per l’Italia
Silvano Albanese, in arte Coez, è attualmente uno dei massimi rappresentanti dell’It-pop. Con una buona dose di gavetta alle spalle, iniziata con il rap romano, nel tempo si è imposto sulla scena mainstream diventando un artista molto apprezzato soprattutto tra i giovani.
Ma andiamo con ordine. Coez conta 456.276 iscritti al suo canale YouTube: il video “È sempre bello”, title track del suo ultimo disco, è uscito sulla piattaforma di Google a gennaio 2019 e oggi vanta oltre 29 milioni di visualizzazioni (per l’esattezza 29.724.643). Su Spotify ha 2.549.965 ascoltatori mensili. Per avere un termine di paragone: Calcutta con il singolo Paracetamolo (uscito un anno fa) ha 13.806.185 visualizzazioni su YuoTube.
Cambiando impostazione musicale – anche rispetto al suo primo disco da solista (Figlio di nessuno, 2009) – in un mix tra rap e cantautorato, dal 2013 Coez sforna una hit dopo l’altra con un linguaggio popolare, immediato e ricco (se non quasi totalizzante) di canzoni d’amore.
La scorsa settimana Coez ha inaugurato al Palazzo dello Sport di Roma il tour promozionale del suo ultimo disco “È sempre Bello” uscito il 29 marzo per Carosello Records.
27 canzoni per due ore di concerto e tre serate (28, 29 e 31 maggio) che sono servite di fatto da pilota per il tour vero e proprio che comincerà il 29 settembre dall’Arena di Verona e terrà impegnato Coez sui palchi almeno fino alla fine di dicembre.
L’effetto dal vivo è decisamente diverso da come suonano i dischi: tutte le canzoni in scaletta hanno un effetto dirompente anche grazie all’ottima band che lo accompagna su un palco immenso disposto su due piani – Daniele Dezi (basso e alle tastiere), Valerio Smordoni (tastiere e chitarra), Alessandro Lorenzoni (Chitarra) e Giuseppe D’Orta (batteria) – e al DJ Giuseppe di Nola. Le canzoni dal vivo acquisiscono così un’anima a se stante. Basti pensare che con “Forever Alone” (sesta canzone in scaletta) si è sfiorato il punk con un ritmo incalzante in quattro quarti.
Il palazzetto della terza giornata, fin da subito, è rapito dall’ex studente della scuola cinematografica di Roma e il pubblico canta dall’inizio alla fine. Con “Siamo morti insieme” sembrava di essere ad un concertone allo stadio con i cori e gli accendini (ovvero nella versione 2.0 le luci degli smartphone), mentre con “Ali Sporche” sembrava di essere ad un concerto rock con tanto di assolo di chitarra nella parte finale.
Parla poco tra una canzone e l’altra Coez ma sospende per qualche minuto la musica per lasciare spazio ad un video (con la sua voce di sottofondo) dedicato all’operato di Open Arms, Ong la cui principale missione è proteggere con la sua presenza in mare, le persone che cercano di raggiungere l’Europa fuggendo da guerre, persecuzioni o povertà. Cosa che in realtà mi ha piacevolmente stupito. Al concerto dei Pearl Jam, band da sempre impegnata politicamente, un po’ te lo aspetti. Ma da Coez non lo avrei dato per scontato: ha trovato un ottimo modo per veicolare un tema sociale molto scottante in questo periodo. Quindi applausi.
Insomma: ne ha fatta di strada l’ex militante de Il Circolo Vizioso e Brokenspeakers e sembra passata una vita da quel 2012 quando in Anathem (canzone del secondo e ultimo disco dei Brokenspeakers) cantava insieme a Lucci Hube, Franz, Niccò & Ford78:
“Per le radio non passa ma rullante, una cassa che uccide BROKENSPEAKERS”
Ma va bene così. Ottimo lavoro Silvano Albanese.
Testo di Damiano Sabuzi Giuliani
Foto di Francesca Romana Abbonato