Nuovo contratto per i medici: c’è l’intesa ma non con tutti i sindacati

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Approvato il nuovo contratto nazionale per i camici bianchi. Accordo trovato ma non con tutte le sigle sindacali

mediciÈ stato firmato lo scorso mercoledì il nuovo contratto nazionale per i medici. Dopo un’attesa di 10 anni, è arrivato l’accordo fra sigle sindacali e l’ARAN, l’Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni, accompagnato da non poche perplessità avanzate in particolare da Cimo-Fesmed e Anpo-Ascoti-FialsMedici, la federazione di sindacati che ha deciso di non firmare. Tutte le altre sigle, rappresentative circa del 78% dei soggetti coinvolti (si tratta in totale di circa 130mila professionisti della sanità toccati dal provvedimento) hanno invece dato il loro assenso.

Ma cosa prevede il testo del nuovo contratto? La parte economica sembra essere quella sulla quale si è puntato maggiormente. Secondo Andrea Filippi, Segretario Fp Cgil medici, “l’ipotesi di rinnovo, relativa al triennio 2016-18 prevede un aumento medio pro capite di 200 euro al mese (…) sono state premiate le carriere gestionali e professionali ed è stato valorizzato finalmente il lavoro dei giovani neoassunti che prenderanno una retribuzione di posizione minima di 1.500 euro annui da subito. Un fatto storico mai accaduto prima”.

Altri punti fondamentali dell’accordo riguardano i medici e dirigenti con più di 5 anni di anzianità che avranno la certezza di avere un incarico. La maggior parte fra loro riceverà un aumento di 2.000 euro sulla retribuzione di posizione, cioè su quella componente del trattamento economico dei dirigenti che è collegata all’incarico agli stessi conferito.

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(fonte immagine: rainews.it)

Oltre all’aumento economico previsto per tutti i dipendenti pubblici, circa 30.000 medici passeranno da 3.600 euro a 5.500 euro di posizione. Aumenta inoltre la parte fissa di tutte le posizioni gestionali e professionali e una clausola garantirà a tutti una retribuzione di posizione certa in base all’anzianità e a prescindere dall’incarico: 5.000 euro al passaggio dei 5 anni, 6.000 al passaggio dei 15 anni e 7.000 al passaggio dei 20 anni.

Per affrontare la questione delle gravi carenze di organico sarà aumentata l’indennità di guardia notturna che salirà da 50 a 100 euro per notte, 120 euro per chi lavora in pronto soccorso. Dopo i 62 anni si potrà richiedere, inoltre, l’esonero su richiesta dell’interessato.

Se per Filippi si tratta di “risultati economici e normativi importanti, dopo anni di assenza contrattuale” non è dello stesso avviso Guido Quici, Presidente del Cimo (Coordinamento italiano medici ospedalieri) e del Patto per la professione medica (Cimo-Fesmed e Anpo-Ascoti-FialsMedici) che in un’intervista ha espresso “rabbia” per la dinamica della contrattazione che prevedeva di analizzare cinque testi in due giorni. “Questo – dichiara Quici – ci ha ulteriormente indispettito, oltre ovviamente ai problemi serissimi del contratto”, a partire dalla “deroga alla disposizione della Comunità europea in tema di orario di lavoro, la possibilità di fare nelle aziende la pronta disponibilità pomeridiana pur di non assumere medici, una nuova carriera professionale dove non c’è l’identikit di chi ha una alta professionalità, per cui il direttore generale può scegliere chi vuole, senza premiare il merito”.

Anche Biagio Papotto, Segretario Generale Cisl Medici, si è detto deluso da quanto ottenuto e ha inviato una dura lettera pubblicata da Quotidiano Sanità.

Luci e ombre dunque, in un contratto che sembra non affrontare in maniera chiara e strutturale il problema delle carenze di organico e dei turni massacranti a cui il personale medico deve far fronte per garantire il servizio.

Francesca De Santis

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