Governo: è vera crisi?

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Conte sale al Quirinale, Salvini si candida a presidente del Consiglio, i 5 stelle sempre più in confusione. Ma sarà vera crisi?
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader della Lega, Matteo Salvini (immagine via twitter.com/EPAS_Bitonto)

Sarà vera crisi di governo? La domanda non è banale dopo mesi di frecciatine, avvertimenti e accuse a distanza. I due alleati di governo e il premier “ombra” da mesi regalano al paese un teatrino impietoso, dove maggioranza e opposizione siedono allo stesso tavolo.

Stavolta però sembrerebbe quella buona. Matteo Salvini tornato in forma smagliante e carico di energie dal Papeete Beach, dopo aver portato a casa il decreto sicurezza bis, ha avviato l’alta velocità verso elezioni anticipate.

Ma da alcune ore Movimento 5 stelle e Lega si rimpallano le responsabilità di questa chiusura anticipata (e anche un po’ pasticciata) della legislatura. Proprio come un matrimonio giunto al capolinea, dove i coniugi procedono con il dito punto l’una contro l’altra.

Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, accusa Salvini di essere stato in spiaggia mentre il Movimento era al lavoro, e il leader della Lega accusa il governo di essere quello dei “no”.

Quindi la parola d’ordine del ministro dell’Interno, che sogna la poltrona di palazzo Chigi, è “parlamentari muovete il culo” per riaprire le Camere e avviare le procedure di voto che avvieranno la crisi e i passaggi formali al Quirinale.

Per la prima volta a gestire le fasi della crisi di governo non è il capo di governo in carica, ma un “semplice” ministro e leader di un partito che solo tre giorni fa ha votato la fiducia a questo Esecutivo per portare a casa un provvedimento simbolo come il decreto sicurezza bis.

Un voto che di fatto ha avviato le ferie del Parlamento che è riconvocato così a inizio settembre. Tre giorni fa la fiducia, oggi la crisi. Oltre all’opportunità politica di vedersi approvati una legge manifesto per la Lega, che motivo c’era di aspettare che i parlamentari fossero tutti in vacanza per avviare la crisi e invocare le urne a ottobre?

La sensazione è che dietro queste manovre balneari ci sia la volontà di bloccare la riforma costituzionale grillina che taglia in maniera considerevole il numero dei parlamentari e che imporrebbe una revisione della legge elettorale, allungando notevolmente i tempi della legislatura.

Inoltre, andare al voto ad ottobre, renderebbe impossibile rispettare il timing imposto dalla sessione di bilancio, cosa che porterebbe il Paese all’esercizio provvisorio e all’aumento dell’Iva (previsto dalla scorsa manovra finanziaria). Ma cosa significa esercizio provvisorio?

L’ultima volta fu utilizzato nel 1987 da Giovanni Goria, e si tratta di un provvedimento che consente di spacchettare l’ultima manovra di bilancio approvata per 12 (come i mesi) e autorizzare la spesa utile ai vari punti del bilancio dello Stato (assunzioni, sgravi per comuni terremotati, finanziamenti per eventi speciali, sanità, etc.) in attesa che governo e parlamento varino il nuovo provvedimento.

È in corso una crisi di governo dai tempi incerti, perché l’unico che sta dettando i tempi è quello che non ne ha la competenza. I parlamentari sono appena partiti per le vacanze e verosimilmente non saranno a Roma prima del 20 agosto, ammesso che vengano richiamati con urgenza nella capitale.

Bisognerà attendere che il Parlamento sia di nuovo riunito per avviare formalmente la crisi con la sfiducia parlamentare e dopodiché attendere che Conte salga al Colle per consegnare il proprio mandato al Capo dello Stato. I tempi non sono così rapidi quindi, anche considerata la macchina burocratica che richiede un tempo di 60 giorni per consentire il voto degli italiani all’estero.

Considerando dei tempi veloci, è probabile che non si vada al voto prima del 27 ottobre o del 3 novembre. Ma in questo scenario è anche possibile che Sergio Mattarella chieda ai partiti di portare a casa la manovra e mettere in sicurezza i conti del Paese (lo spread nel frattempo ha ripreso la sua scalata) prima di tornare alle urne. Magari con un governo a tempo formato da tecnici.

Gli scenari sono tutti aperti, ma l’unica cosa certa è questa: è crisi di governo e di nervi.

Sara Dellabella

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