L’estate sta finendo ma profuma ancora di Sicilia: Stefania Auci saldamente in classifica con i suoi Florio
Best seller dell’estate 2019, ‘I leoni di Sicilia’ ha tutte le carte per diventare un long seller: i lettori ora attendono il secondo volume
Quando tra qualche anno torneremo indietro con la memoria e le statistiche all’estate 2019 salterà sicuramente all’occhio il nome di Stefania Auci. Scrittrice siciliana, la Auci si è prepotentemente imposta all’attenzione della critica e ha conquistato il favore del pubblico con il suo libro sulla famiglia Florio, primo di una saga che avrà sicuramente anche un capitolo due cui l’autrice sta attualmente lavorando.
Ho avuto modo di prendere parte ad una presentazione de “I leoni di Sicilia” organizzata dalla Libreria Nuova Europa, una libreria indipendente di Roma che può vantare la capacità, sempre più evidente negli anni, di organizzare incontri con autori di rilievo e di vivacizzare così l’offerta culturale di un quartiere tutto sommato periferico pur senza avere alle spalle la potenza di fuoco e il fatturato dei grandi marchi.
Raccontava la stessa Auci in quell’occasione – con quel misto di orgoglio e incredulità di chi, non alle prime armi, vede finalmente riconosciuto il suo talento e il suo lavoro in una maniera tanto eclatante – che il libro ha attirato l’attenzione delle case editrici estere ancora prima dell’uscita in Italia. I diritti del libro sono stati acquistati da diversi paesi ed è stato opzionato anche per la televisione. Da quando è stato pubblicato a maggio scorso continua ad essere saldamente presente nella classifica dei libri più venduti, immune al fascino di nomi più noti, all’effetto Strega e all’effetto Camilleri.
La Auci, forte delle lunghe e appassionate ricerche che ha condotto sui Florio, confeziona un romanzo storico su una famiglia che, partita nel 1799 da un piccolo paesino della Calabria, arriva a Palermo e con il duro lavoro, la testardaggine e l’ambizione diventa ricca e potente. Questo primo capitolo si ferma al 1868 con quello che questo – l’excursus di quei circa settant’anni – implica da un punto di vista storico politico.
Non mi dilungo oltre sulla trama che è possibile rintracciare facilmente altrove. Ma vorrei mettere un accento sui protagonisti. I protagonisti di questo romanzo sono tre ma non sto parlando di Paolo, Ignazio e Vincenzo (il giovane Ignazio ha appena preso le redini delle attività di famiglia quando questo primo romanzo si chiude). Parlo invece di Casa Florio, della Sicilia e di Vincenzo.
Sì perché Casa Florio (ovvero la realtà commerciale e imprenditoriale creata dall’omonima famiglia) assume lungo le pagine del libro una centralità innegabile intorno cui non ruota solo l’economia ma il destino dei personaggi. Casa Florio è una sposa cui si dedicano pensieri, tempo ed energia. È un’amante che tiene svegli la notte. È un figlio da accudire e far crescere forte e vigoroso e cui si vuole lasciare un domani. Diventa così importante garantire una discendenza, darle un figlio maschio che possa dare senso agli sforzi del presente creando un futuro.
Poi c’è la Sicilia. La Sicilia delle regole non scritte e spesso poco accogliente, la Sicilia della gente e la Sicilia dei palazzi. Una Sicilia sontuosa e luminosa, una Sicilia che profuma di mare e di spezie.
E infine Vincenzo. È un lattante cullato dalla madre nelle prime pagine, poi un ragazzo intraprendente e desideroso del suo posto nel mondo. Diventerà un giovane uomo che, come prima di lui il padre Paolo e lo zio Ignazio, vuole lavorare e vuole che al suo lavoro e alla sua famiglia sia riconosciuta la dignità che meritano. Sarà un uomo testardo e ambizioso, scontroso e diretto, capace di leggere le persone e comprendere quello che realmente vogliono, coraggioso e visionario, impegnato a curare gli affari quotidianamente e personalmente, un uomo devoto a Casa Florio.
Intorno a questo nucleo di protagonisti ruotano gli altri personaggi a partire, ovviamente, dai capostipiti Paolo e Ignazio. Una particolare menzione alle donne di Casa Florio: Giuseppina prima e Giulia dopo sono un punto di riferimento, un’àncora, un faro. Eppure non sono valorizzate (dalla storia, non tanto dal romanzo) in linea con una cultura che le vuole figlie perbene, compagne pazienti, ubbidienti e devote, madri generose per garantire lunga vita alla famiglia.
Se c’è un difetto in questo libro è che il tempo corre troppo, soprattutto nella prima parte fino alla morte di Ignazio. Il risultato è la sensazione di un certo affastellamento di fatti storici, decisioni imprenditoriali, accadimenti personali e domestici che avrebbero meritato più spazio. La Auci aveva potenzialmente il materiale per scrivere almeno due romanzi, non uno. Ma risultano comprensibili le scelte di sintesi dell’autrice che con ogni probabilità ha voluto condensare tanto materiale a sua disposizione in un unico prodotto di cui non poteva prevedere la fortuna. L’alternativa poteva essere un romanzo con un numero ancora maggiore di pagine ed eventualmente autoconclusivo per andare in controtendenza alla serialità imperante negli ultimi anni. Ma i “se” e i “forse” lasciano ovviamente il tempo che trovano di fronte ad una scelta editoriale che ha avuto le sue ragioni e si è dimostrata in ogni caso vincente.
Il romanzo per il resto è altamente godibile. Per le vicende narrate ma anche per lo stile utilizzato che si poggia su periodi brevi e include con eleganza e senza mai calcare la mano una certa regionalizzazione del vocabolario e dei costrutti sintattici.
Alla fine ci affezioniamo ai personaggi, soprattutto a Vincenzo e Giulia che acquistano vigore nella seconda parte del libro facendo pendere la bilancia verso il suo essere romanzo e aprendo al calore di un’umanità che ci strappa anche qualche lacrimuccia.
I leoni di Sicilia. La saga dei Florio
Stefania Auci
Nord, 2019
pp.436, € 18