Vertice mondiale sul clima tra immobilismo e l’urlo di Greta
Il Climate Action Summit contro il cambiamento climatico si conclude con buoni propositi, assenze ingombranti e la rabbia dell’attivista svedese Greta Thunberg
Mentre le foreste bruciano, i ghiacciai si sciolgono e gli eventi atmosferici sono sempre più estremi, lo scorso 23 settembre, i principali leader politici mondiali, si sono riuniti a New York in occasione del Climate Action Summit.
Un congresso fortemente voluto dal segretario generale dell’ONU, António Guterres, preoccupato dall’atteggiamento di molti Paesi ancora molto lontani dal rispettare gli accordi di Parigi. Accordi che, nel 2015, hanno stabilito e impegnato 195 Paesi a mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di 2° C, e a fare tutto il possibile per ridurlo ulteriormente a 1,5° C.
Di contro le emissioni globali sono sempre più in aumento dal 2015, e se si andrà avanti così si arriverà a un innalzamento della temperatura di 3-5 gradi (o più), una vera e propria catastrofe. Secondo l‘organizzazione meteorologica mondiale, i dati relativi agli anni 2014-2019 dimostrano che sono stati i più caldi mai registrati, con un +0,2 gradi rispetto al 2011-2015, mentre la temperatura media globale è aumentata di 1,1 gradi dal periodo preindustriale.
Il summit ha, dunque, l’urgenza di realizzare e attuare piani concreti e realistici per potenziare i contributi nazionali entro il 2020, per ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 e arrivare a emissioni nette zero (emissioni uguali ad assorbimenti) nel 2050.
Tra i grandi assenti Arabia Saudita, Australia e Giappone. Donald Trump invece appare a sorpresa al summit solo per 15 minuti, per ascoltare la Cancelliera tedesca Angela Merkel e l’amico Narendra Modi. La Germania conferma un piano da 54 miliardi di euro per ridurre nel prossimo decennio le emissioni di anidride carbonica del 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990. Stati Uniti, Brasile e Cina non prendono impegni.
L’Italia, dal canto suo, come ha rilevato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, vuole ritagliarsi un ruolo da leader nella green economy, già dalla prossima finanziaria.
Il summit, nonostante l’immobilismo delle più grandi potenze e l’assenza di impegni concreti, si chiude con l’impegno formale di 68 Paesi a rivedere verso l’alto i loro piani climatici entro il 2020, e ancora, 30 Paesi stanno aderendo ad un’alleanza il cui scopo è fermare la costruzione di centrali a carbone a partire dal 2020.
Ma del vertice quel che si ricorderà di più è l’intervento accorato e sofferente dell’attivista svedese Greta Thunberg che, con grande rabbia, ha richiamato l’attenzione dei grandi della Terra dichiarando: “Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. Eppure io sono una fra le fortunate. Le persone stanno soffrendo. Le persone stanno morendo. E gli ecosistemi stanno crollando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui parlate sono i soldi e le fiabe dell’eterna crescita economica. Come osate? Per più di 30 anni la scienza è stata cristallina. Come osate continuare a distogliere lo sguardo e venire qui a dire che state facendo abbastanza quando la politica e le soluzioni necessarie non si vedono ancora? Ci state deludendo. Ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi. E se scegliete di fallire noi non vi perdoneremo mai. Non vi lasceremo andare via così. Proprio qui, adesso, è dove tracciamo la linea. Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”.
A dimostrare la voglia di cambiamento e la necessità di dover compiere azioni concrete è nato il Fridays for future, uno sciopero globale che sta coinvolgendo studenti di tutto il mondo e che vedrà la sua manifestazione conclusiva il 27 settembre.
Guy McPherson, scienziato americano, lancia un monito che dovrebbe far riflettere tutti: “Se pensate davvero che l’ambiente sia meno importante dell’economia, provate a trattenere il respiro mentre contate i vostri soldi”.
Intanto, ci si prepara alla Cop25, che si terrà a dicembre in Cile e che si auspica possa essere finalmente quella decisiva.