Coltelli nelle galline, apologia della ricerca di sapere
Al Teatro Franco Parenti di Milano in scena il primo testo del pluripremiato drammaturgo scozzese David Harrower con la regia di Andrée Ruth Shammah. Sul palco anche Eva Riccobono
“Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile“. Partendo dalla Genesi (2,20) arrivando al più contemporaneo naming passando per la filosofia del linguaggio si evince l’importanza per l’uomo di dare un nome alle cose con cui entra in contatto e fa esperienza diretta.
È questo uno dei motori che muove sul palco del Teatro Franco Parenti di Milano la protagonista di Coltelli nelle Galline, dal primo testo del pluripremiato drammaturgo scozzese David Harrower con la regia di Andrée Ruth Shammah.
L’eterea Eva Riccobono di bianco vestita interpreta una contadina senza nome che vive in un luogo rurale assieme a suo marito, Pony William, interpretato da Alberto Astorri. Le giornate dei due coniugi si ripetono sempre uguali senza soluzione di continuità, assecondando i ritmi quotidiani lavorando di giorno nei campi e nelle stalle e di notte riposando così da riprendere le energie per “faticare” il giorno seguente.
La donna però sembra essere mossa da altri desideri e istinti rispetto al marito e proprio lei che un nome non ce l’ha, paradossalmente, è alla ricerca spasmodica di comprendere e conoscere tutti i fenomeni attorno a lei.
All’interno di una scenografia molto presente fatta di modellini riprodotti in scala degli ambienti del testo Giovane Donna farà un incontro destinato a cambiare la sua percezione delle cose è quello con il mugnaio, Gilbert Horn interpretato da Pietro Micci. A sconvolgere il personaggio della Riccobono è proprio quell’uomo così diverso dal marito che vive in solitudine nel suo mulino, legge libri e scrive pensieri utilizzando con un calamaio. L’esperienza di far uscire idee dalla testa per metterle su carta sarà per la donna quasi una rivelazione dapprima considerata “demoniaca” poi rivoluzionaria.
A fare da impalcatura alla storia si intersecano in maniera sapiente la relazione dell’uomo con la Natura, fonte di sostentamento, con Dio, fonte di speranza e fede e con la propria conoscenza e intelletto che a volte mettono a dura prova i primi due rapporti. La scoperta dell’esistenza di “altro” oltre al sé porterà Giovane Donna ad andare oltre i propri limiti fisici e spirituali.
Un elemento emotivamente forte ma mai presente sulla scena è il villaggio in cui i personaggi vivono. Questo rappresenta l’ordine precostituito difficile da sovvertire, la società e quindi pregiudizi e dicerie che si autoalimentano come dei gioghi dai quali è difficile divincolarsi.
Lo spettacolo che ha debuttato in Prima Nazionale al Festival – Napoli Teatro Festival Italia 2019 (29 e 30 giugno) e in scena a Spoleto 62 Festival dei 2Mondi 2019 (dal 5 al 14 luglio) arriva a Milano con l’intento di scuotere le più intime sicurezze di ognuno e far riflettere con il potente strumento della parola, anche soltanto accennata.
Coltelli nelle galline
Fino al 20 ottobre al Teatro Franco Parenti